Collegati con noi

Economia

In sciopero l’85% dei medici, disagi negli ospedali

Pubblicato

del

‘Medici e infermieri uniti nella lotta, la sanità pubblica non si tocca’. E’ questo lo slogan che ha risuonato oggi in molte piazze sedi di sit in e manifestazioni per lo sciopero nazionale di 24 ore proclamato dal maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, dalla Cimo e dal sindacato degli infermieri Nursing up. Una protesta che ha raggiunto un’adesione dell’85%, creando disagi negli ospedali dal Nord al Sud, dove migliaia di visite, esami ed interventi chirurgici sono stati rinviati. Secondo le stime dei sindacati, nella giornata di sciopero potrebbero essere saltati fino a 1,5 milioni di prestazioni sanitarie.

A rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati ed a rischio rinvio), le visite specialistiche (180 mila) e gli esami radiografici (50mila). Sono state garantite le prestazioni d’urgenza. Una protesta che nasce dal malessere profondo della categoria, che mette sul piatto una serie di richieste sottolineando che bisogna chiudere l’era delle misure tampone per salvare il Servizio sanitario nazionale da un declino sicuro. A partire da un aumento del personale. Quindi, un invito alla premier Giorgia Meloni: “E’ una giornata storica e la piazza di Roma, insieme alle altre piazze in Italia, dimostra che la categoria oggi dice basta. Se veramente la premier tiene al servizio di cure pubbliche venga in piazza oppure ci convochi. Questo sciopero è un gridio di allarme e se non ci sarà risposta arriveremo alle dimissioni di massa”, afferma il segretario dell’Anaao Pierino Di Silverio dalla manifestazione a Roma, in una piazza piena e bagnata dalla pioggia.

Ed ancora: “A chi dice che scioperare oggi non era corretto, rispondiamo che non è corretto farci perdere parte della pensione, non sono corretti i turni massacranti e non è corretto che i medici debbano vivere sotto la spada di Damocle della giustizia italiana; chiediamo che il ddl della Lega, che addirittura prevede il carcere, venga ritirato”. Le risposte del governo, almeno parzialmente, potrebbero arrivare nei prossimi giorni con gli emendamenti alla manovra: le misure sulla previdenza per medici, insegnanti e dipendenti degli enti locali saranno riviste, salvaguardando le pensioni di vecchiaia. Resta invece incerto il destino per chi vuole anticipare l’uscita dal mondo del lavoro a causa della difficoltà di reperire le risorse. C’è un “enorme disagio – sottolinea però il presidente Cimo Fesmed Guido Quici -. Come prima cosa chiediamo di assumere personale. Le carenze sono enormi e non servono quattro soldi che tamponano le esigenze del momento a cambiare il quadro”. E chiede alla politica un “cambiamento radicale” anche il presidente del Nursing up Antonio De Palma.

“Poche e chiare” le parole d’ordine della protesta: uscire dalla PA riconoscendo per i medici e dirigenti sanitari la categoria speciale, depenalizzare l’atto medico, finanziare adeguatamente il contratto, detassare parte dello stipendio, risolvere le carenze del personale, ritirare la norma in manovra che taglia le pensioni della categoria. Dal presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, la constatazione che “siamo in una situazione nella quale siamo chiamati a rispondere non degli obiettivi di salute pubblica, ma della spesa che ogni medico fa nel suo reparto. Per questa ragione, il fronte medico è totalmente unito”. Solidarietà giunge anche dalle forze politiche, da Marina Sereni (Pd) a Roberto Fico (M5s) e Carlo Calenda (Azione). Ma la protesta non finisce ed il mese di dicembre si annuncia caldo per la sanità: “Come federazione scendiamo in piazza con uno sciopero il 18 dicembre insieme ad altre sigle” per “cambiare e migliorare le legge di Bilancio”, annuncia il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

Advertisement

Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

Pubblicato

del

Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

Continua a leggere

Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

Pubblicato

del

Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

Continua a leggere

Economia

Banco Bpm boccia ancora l’Ops di Unicredit, ‘inadeguata’

Pubblicato

del

Ovviamente è ancora un no. E motivato con nuovi argomenti. Banco Bpm boccia una volta di più l’Offerta pubblica di scambio volontaria annunciata da Unicredit e lo fa citando anche “modalità di implementazione” della normativa sulla Golden Power che “da parte di Unicredit non risultano chiare”. Strategia ovviamente, ma intanto l’amministratore delegato di Banco Bpm consiglia chiaramente agli azionisti di non aderire all’Ops. I nuovi passaggi dello scontro sono contenuti nell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio di amministrazione di Banco Bpm del ‘comunicato dell’emittente’ sull’offerta promossa dal gruppo guidato da Andrea Orcel.

Il Cda “a seguito di un’attenta valutazione dei termini e delle condizioni descritti nel documento di offerta pubblicato da Unicredit il 2 aprile scorso e delle altre informazioni disponibili ha ritenuto l’Ops non conveniente e il corrispettivo non congruo”, afferma Banco Bpm in un comunicato. “L’offerta è completamente inadeguata e quindi noi consigliamo ai nostri azionisti di non aderire”, ribadisce l’amministratore delegato Giuseppe Castagna nella conference call con gli analisti finanziari, aggiungendo che tra le altre cose “loro sono molto più esposti alla volatilità dei mercati”. Nella nota dopo la riunione del Cda, la banca sostiene anche che il valore generato dall’acquisizione di Anima “potrebbe diluirsi all’interno di Unicredit” e che dove “a seguito dell’acquisizione dell’emittente e fermo restando quanto previsto dal provvedimento Golden Power le cui modalità di implementazione da parte di Unicredit non risultano chiare, un’eventuale riduzione delle attività di rischio ponderate dovesse interessare anche la clientela di Banco Bpm, sussisterebbero significative incertezze circa la capacità di confermare gli obiettivi di crescita e di generazione di valore su basi stand-alone”.

La strategia perseguita da Banco Bpm “incentrata sulla generazione di valore per l’azionista attraverso la piena valorizzazione delle opportunità di sviluppo del business presso la clientela di riferimento, con specifico riguardo alle famiglie e alle Pmi, appare diversa da quella implementata da Unicredit”, spiega inoltre la banca guidata da Castagna. Che ricorda come “dopo aver perfezionato un aumento di capitale da 13 miliardi nel 2017 e aver ceduto nel periodo 2017-2019 una parte dei propri asset (tra cui Pioneer Investments, FinecoBank e Bank Pekao), Unicredit ha promosso negli ultimi anni una strategia che ha comportato una riduzione delle attività ponderate per il rischio che tra il 2020 e il 2024 sono passate da 326 miliardi a 277 miliardi”. Per l’Italia “tale orientamento si è tradotto in una riduzione delle attività di rischio ponderate da 131 miliardi a 101 miliardi negli anni dal 2020 al 2024 a cui appare riconducibile una riduzione dei volumi di impieghi da 168 miliardi a 145 miliardi nello stesso periodo”, aggiunge Banco Bpm. ll consiglio di amministrazione “riconosce che l’offerta di Unicredit sottovaluta la nostra banca”, spiega da parte sua il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, secondo il quale “l’offerta è inadeguata dal punto di vista finanziario e non è giusta per i nostri azionisti”. Il Cda di Banco Bpm ha infatti deciso “che il corrispettivo non è congruo da un punto di vista finanziario. Tale conclusione è supportata, tra i vari fattori considerati, dalle rispettive analisi finanziarie condotte da Citi e Lazard, in qualità di advisor finanziari, e dalle rispettive opinion”, spiega l’istituto di piazza Meda, evidenziando in particolare il “mancato riconoscimento di un premio” per l’eventuale controllo di Banco Bpm.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto