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In Australia 6000 tassisti fanno causa tutti assieme a Uber

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Una delle più grandi azioni collettive d’Australia e’ stata avviata oggi davanti alla Corte Suprema del Victoria a Melbourne contro la compagnia globale di ride-sharing Uber a nome di migliaia di autisti di taxi e di autonoleggio. Lo studio legale Maurice Blackburn, specializzato in class action, che rappresenta piu’ di 6000 conducenti in quattro stati d’Australia, ha presentato oggi una notifica di rivendicazione sostenendo che Uber potrebbe essere costretta a pagare risarcimenti di centinaia di milioni di dollari se la causa avra’ successo. I legali intendono argomentare che la compagnia ha operato illegalmente dal 2014 fino a quando il settore e’ stato deregolamentato nel 2016, e come risultato ha avuto un ingiusto vantaggio competitivo sugli operatori del settore taxi e autonoleggio che rispettavano la legge.

Sostengono che Uber sapeva che le sue operazioni in Australia erano illegali, che i suoi autisti non erano correttamente patentati e non avevano accrediti appropriati. Maurice Blackburn chiedera’ risarcimenti per la perdita di introiti fra quando Uber è entrata nel mercato all’inizio del 2014 fino al 2016 quando gli schemi di ride-sharing sono stati regolamentati e autorizzati. Nella notifica di rivendicazione si sostiene che Uber Australia a la sua compagnia madre operato illegalmente adottando la politica di operare in qualsiasi mercato in cui gli enti regolatori approvavano tacitamente le sue operazioni mancando di prendere misure coercitive. Di conseguenza Uber aveva un ingiusto vantaggio competitivo con i partecipanti del settore taxi e autonoleggio che rispettavano la legge. Lo studio legale chiedera’ inoltre risarcimenti per la svalutazione delle targhe di taxi e di auto a noleggio a partire dal 2014.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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