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Politica

Il sindacato dei magistrati fa retromarcia, ora i ‘referendum sono legittimi” ma i diritti a rischio

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Nuovo scontro, anche oggi, tra la Lega e l’Anm sui referendum sulla giustizia. All’indomani delle polemiche suscitate dall’intervento del presidente del sindacato delle toghe Giuseppe Santalucia, accusato soprattutto da Lega e Radicali di aver messo in discussione la stessa legittimita’ dei referendum e dunque la stessa sovranita’ popolare, e’ il “parlamentino” dell’Associazione nazionale magistrati a riportare negli esatti termini la questione. E a chiarire che assolutamente nessuno intende mettere in discussione “il legittimo esercizio di una prerogativa costituzionale”. I referendum dunque sono conformi alla Costituzione, ma non condivisibili. E, soprattutto, forieri di rischi per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e per gli stessi diritti dei cittadini, che trovano nelle garanzie riconosciute ai giudici fondamento della loro tutela. Ma il leader della Lega Matteo Salvini rilancia le accuse: “invece di preoccuparsi dei referendum e della volonta’ popolare e anziche’ minacciare – dice – sarebbe utile che l’Anm si preoccupasse di offrire agli italiani processi veloci, certezza della pena e una giustizia libera da correnti, raccomandazioni e spartizioni”. E annuncia che dal 2 luglio, in tutti i Comuni e le piazze d’Italia, “saranno i cittadini con le loro firme a fare vera Giustizia. A questo punto firmare per i 6 referendum significa difendere la Costituzione e la Democrazia”. Una lancia a favore delle toghe viene spezzata invece dal Movimento 5stelle: “Criticare il referendum – dice il presidente della commissione giustizia della Camera Mario Perantoni – e’ pienamente legittimo da parte di chiunque; non e’ accettabile la pretesa di ridurre al silenzio ed impedire la libera espressione di chi rileva la strumentalita’ di questa campagna referendaria nel momento in cui una larga maggioranza e’ impegnata proprio nella riforma della giustizia”. La precisazione di oggi dell’Anm arriva dopo che ieri Salvini e Maurizio Turco avevano chiesto l’intervento del capo dello Stato, soprattutto di fronte a quella che il leader della Lega aveva definito quasi una “minaccia”, e cioe’ l’evocazione da parte di Santalucia di una “ferma reazione” da parte delle toghe. E vista la scia di polemiche, andata avanti nonostante gia’ con un’intervista il leader dell’Anm, esponente di Area, il gruppo piu’ a sinistra delle toghe, avesse cercato di spiegare il senso delle sue dichiarazioni: nessuna minaccia, nemmeno di uno sciopero, solo la volonta’ di chiamare al dibattito le toghe di fronte a un referendum il cui fine e’ “incatenare” la magistratura alla crisi di credibilita’ che sta vivendo. Il documento chiarificatore passa a larga maggioranza al Comitato direttivo centrale dell’Anm. Si astengono soltanto gli eletti di Articolo 101, il gruppo nato in alternativa alle correnti, che contestano a Santalucia (uno dei loro esponenti Andrea Reale si spinge sino a chiederne le dimissioni) soprattutto l’apertura di credito fatta alle riforme messe in cantiere dal governo, “pericolose” e nocive come i quesiti referendari. Con Unicost e Area, lo vota invece anche Magistratura Indipendente, che pure accusa Santalucia di non aver concordato con tutta l’Anm le sue uscite sulla stampa. L’Anm “dara’ il proprio contributo”, ma fin da ora esprime “forte preoccupazione” per 3 quesiti referendari: si tratta innanzitutto delle modifiche in tema di responsabilita’ civile diretta dei magistrati e di separazione delle carriere, che “rischiano di condurre a una magistratura meno indipendente e a un pubblico ministero sganciato dalla giurisdizione e privato dei compiti di garanzia che l’ordinamento gli riserva”. Ma ad allarmare e’ anche il quesito sulla custodia cautelare, “presidio avanzato di tutela della sicurezza collettiva”. “Occorre essere consapevoli – avverte il documento – che l’eventuale approvazione dei quesiti referendari potrebbe comportare gravi ripercussioni sull’assetto costituzionale e sulle guarentigie di autonomia e indipendenza della magistratura, le quali costituiscono non privilegi di categoria ma garanzie irrinunciabili per tutti i cittadini”.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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