E dire che grazie all’Autorità dell’Energia abbiamo pagato meno rispetto alla stangata dovuta: il garante è intervenuto sia nel terzo che nel quarto trimestre congelando gli oneri di sistema che pesano per un quarto del totale della bolletta e servono a finanziare la messa in sicurezza del nucleare, gli incentivi alle rinnovabili, il sostegno alla ricerca, il bonus sociale destinato alle famiglie meno abbienti, le agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia e per il settore ferroviario. Tanto che se non ci fosse stato l’intervento, le bollette sarebbero cresciute ben oltre i 10 punti percentuali.

Ma la situazione bollette è solo destinata a peggiorare, soprattutto perchè andiamo incontro all’inverno e dunque ad un maggiore consumo di gas ed elettricità per riscaldarci. Inoltre entro la fine dell’anno la quotazione del prezzo del petrolio dovrebbe salire fino a quota 100 dollari al barile, mentre quella del gas – il combustibile più usato in Italia per produrre energia – sfiorerà il 70% di aumento colpa anche delle tensioni internazionali nei luoghi di produzione. Come se non bastasse che, dal primo semestre 2011 al primo semestre 2018 (al netto della sterilizzazione degli oneri), i consumatori abbiano già visto esplodere i costi della bolletta, con un aumento della commercializzazione (+162%), del trasporto dell’energia e della gestione del contatore (+55%), delle imposte (+15%) e degli oneri di sistema (+147%), mentre la spesa per la materia energia (che dovrebbe essere la voce più corposa) è diminuita del 15% con il suo peso in bolletta passato dal 55% al 38%.
A gravare sui bilanci familiari sarà anche il completamento della riforma tariffaria per l’ energia elettrica. Una riforma che – ha spiegato l’Arera – “comporterà inevitabili aumenti di spesa annua per larghe fasce della popolazione” con rincari fino al 46% in più per chi consuma meno di 1.500 kWh/anno con 3 kW di potenza, vale a dire anziani, pensionati e famiglie monoreddito, mentre chi ha consumi elevati pagherà di meno. Ma le brutte notizie non finiscono qui.
C’ è poi, da affrontare una questione ancora aperta che nei prossimi mesi si ripresenterà con un conto assai salato: è il caso dei “morosi”. La storia è nota. Per una serie di ricorsi e sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, l’Arera è stata costretta a stabilire che una parte degli oneri di sistema (circa 200 milioni di euro) lasciati insolventi da alcuni operatori del mercato libero nei confronti dei distributori di rete, da gennaio 2019 potrebbero essere spalmati su tutti i clienti che pagano regolarmente e che si ritroveranno così a versare circa 2 euro in più all’anno. L’Arera deve, invece, ancora comunicare a quanto ammonta il tesoretto che spetta ai venditori coinvolti. Soldi che potrebbero sempre essere richiesti ai clienti. “Questo dimostra come sia necessario affrontare definitivamente la questione degli oneri di sistema che vanno tolti dalla bolletta, perché sono politiche industriali che drogano il mercato”, commenta Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’ Unione nazionale consumatori. Un clima di incertezza in un settore già disorientato dalla continua proroga della fine del mercato tutelato.