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Economia

Reddito cittadinanza, Di Maio: chi ne ha diritto, quali spese si possono fare e carcere per chi bara

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Luigi Di Maio prova a sintetizzare come è stata concepita la manovra economica e qual è stata la suddivisione delle risorse in campo nella manovra: “Ci saranno i 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, i 7 miliardi per la legge Fornero, il miliardo e mezzo per i truffati delle banche”.
Anche un po’ per sviare dal duello sulle cifre che è scattato con la Lega, Di Maio annuncia che si userà la mano pesante per evitare che l’assegno di cittadinanza finisca ai falsi poveri. Chi bara rischia il carcere. “Non verrà dato un solo euro a chi sta sul divano, perché i destinatari avranno tutta la giornata impegnata per la formazione e opere di pubblica utilità e non avranno il tempo di lavorare in nero – precisa -. Chi imbroglia si becca 6 anni di galera per dichiarazioni non conformi alla legge”. Non a caso al Question time al Senato Di Maio sottolinea di avere inserito “una serie di misure che contrastano i furbi”. Sempre Di Maio aggiunge dettagli sulle modalità di erogazione, dopo che nei giorni scorsi erano circolate varie ipotesi, tra cui quella della tessera sanitaria: “Avverrà tramite una card ‘anonima’, ovvero un normale bancomat personale, che servirà a tracciare ogni pagamento”. In attesa che dallo staff di Di Maio diffondano uno schema con le linee guida si conferma che il reddito di cittadinanza potrà essere usato solo nel perimetro delle spese consentite. Acquisti solo di generi di necessità per “la sussistenza  dell’individuo”. Dunque scordatevi sigarette e altri vizi. 

L’ importo inoltre dovrà essere speso nel corso del mese: da quello successivo si riparte da 780 euro, senza lasciti. Di Maio, come spiega da tempo, sa che ogni misura di sostengo al reddito deve essere usata per formare la gente, reinserirla nel mondo del lavoro e consentire loro di camminare da soli. Questo si potrà fare solo accompagnando il Reddito di Cittadinanza ad una seria e profonda riforma dei Centri per l’impiego. Oggi sono solo scatole vuote che non offrono nulla a chi cerca lavoro e garantiscono lo stipendio a chi in quei luoghi oramai non sa nemmeno più che cosa fare se non ritirare lo stipendio a fine mese. E per fare questo occorreranno risorse importanti, anche più di un miliardi di euro, tempo e progetti. Su questo versante Di Maio ha un team al lavoro da tempo.

Dentro la maggioranza evidentemente si discute ancora su aggiustamenti di cifre e altro, ma pare abbiano trovato la quadra sull’impostazione. Certo è che le pressioni sul Governo sono fortissime. L’establishment italiano (lobby, gruppi economici e politici agganciati al carro) e i burocrati d’Europa misure come il reddito di cittadinanza ed il superamento della Fornero non riescono a digerirle. Perché per la finanza è importante tenere l’Italia sotto scacco del debito da pagare, poco importa se molti italiani non riescono a mangiare.

Ma se contrasti e divergenze ci sono nel Governo italiano, c’è chi lavora per smussarle. “Tutte le proposte sono assolutamente condivise dalla maggioranza e auspichiamo un ampio consenso anche dalle altre forze politiche – sostiene il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, fedelissimo di Di Maio -. Quanto al Def siamo in piena sintonia sulle risorse e sulle misure da adottare. Il reddito di cittadinanza sarà finanziato con 10 miliardi per una platea di 6 milioni e mezzo di persone”.
Salvini, dice le stesse cose, ma i suoi numeri sono diversi. “Ci sono 7-8 miliardi per la Fornero e ce ne sono 8 per il reddito”, dice il ministro dell’Interno a Radio Anch’io, spiegando che in totale si arriva a 16 miliardi “tra reddito di cittadinanza, aumento delle pensioni di invalidità, quoziente familiare, premio alle famiglie numerose, quindi un contributo alla natalità, e superamento della legge Fornero”. Certo la matematica non è un’opinione e tra quello che dice Salvini e quello che sostiene Di Maio ballano 2 miliardi di euro, ma prima arriva il testo definitivo alle Camere e prima sarà tutto chiaro.

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Economia

Tim, soci al voto il 24/6 anche su governance e mission

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Tim si prepara all’assemblea annuale. La stagione delle riunioni maratona è finita, anche quest’anno i soci voteranno in anticipo, affideranno le deleghe al rappresentante designato e il 24 giugno il notaio metterà a verbale le delibere. La grande novità è nella mappa dell’azionariato con Poste che sostituisce Cdp (con quasi il 10%) e in pectore è già il nuovo azionista di riferimento della compagnia telefonica, avendo acquistato una quota del 15% da Vivendi. I francesi hanno chiuso il capitolo tlc e iniziato il disimpegno scendendo dal 24% al 17,81% ma il closing dell’operazione deve ancora avvenire. Si aspetta l’ok dell’Antitrust e dovrebbe arrivare entro il 13 giugno (la record date) per consentire a Poste di presentarsi in assemblea con il 24,8 per cento.

All’ordine del giorno dell’assemblea, oltre all’approvazione del bilancio, della politica di remunerazione e del nuovo piano di incentivi e stock option ci sono anche alcune modifiche statutarie. In particolare sul perimetro dell’oggetto sociale, l’articolo 3 dello Statuto sociale. Tim non è più solo tlc: con la strategia 2024-2026 l’ad Pietro Labriola ha annunciato di essere passato al modello Customer Platform, per valorizzare e stabilizzare la base clienti di famiglie e pmi. Significa pacchetti personalizzati comprendenti la connessione fissa o mobile, ma anche l’offerta di contenuti, apparati e la possibilità di sottoscrivere contratti per l’energia (ha stretto una partnership con Axpo Italia), polizze assicurative ma ora con Poste le possibili sinergie si moltiplicano. “Stiamo esplorando ogni possibile opportunità, più lavoriamo più vediamo opportunità” ha commentato l’ad Matteo Del Fante.

La governance è un altro tema che i soci discuteranno. All’ordine del giorno ci sarà una delibera sulla riduzione del numero massimo dei componenti del Consiglio (oggi va da 7 a 19). Il cda, ora particolarmente snello con 9 consiglieri, potrebbe allargarsi per far posto ai rappresentanti di Poste (si guarda al direttore generale Giuseppe Lasco e a un indipendente) ma la proposta in assemblea sarà quella di non sforare comunque il numero dei 15. Verrà proposta, tra le altre delibere, anche la modifica della percentuale di possesso azionario per la legittimazione alla presentazione delle liste (indiscrezioni di stampa parlavano di un innalzamento dall’attuale 0,5% all’1,5% del capitale).

I soci che non voteranno la delibera di modifica della clausola sull’oggetto sociale e gli azionisti di risparmio “sono legittimati ad esercitare il diritto di recesso entro e non oltre quindici giorni dall’iscrizione della delibera assembleare presso il registro delle imprese” e verranno liquidati con 0,2884 euro per ogni azione ordinaria e 0,3295 euro per ogni azione di risparmio. In Borsa però i titoli sono già rispettivamente ben oltre quel prezzo, a 0,39 euro e 0,3878 euro. La settimana che si apre sarà densa di appuntamenti, martedì 27, è prevista l’udienza in Cassazione sulla restituzione del canone di concessione (1 miliardo di euro). Il giorno dopo, mercoledì 28, ci sarà una nuova riunione tra Fibercop e Open Fiber al Dipartimento innovazione sul tema dei lotti da riassegnare. Una fusione tra le due società, operazione che sbloccherebbe l’earnout (fino a 2,5 miliardi) per Tim, è in stallo ma “l’implementazione di una rete fissa unica – ricordano gli analisti di Mediobanca – sembra una priorità per il settore e potrebbe ricevere il sostegno politico”.

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Economia

Intesa Sanpaolo, il Consiglio di Amministrazione conferma l’indipendenza di 15 consiglieri

La banca comunica l’esito delle verifiche sui requisiti di indipendenza dopo le valutazioni del Cda e del comitato di controllo.

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Sono quindici i consiglieri di amministrazione di Intesa Sanpaolo risultati in possesso dei requisiti di indipendenza, secondo quanto comunicato oggi dalla banca a seguito delle verifiche e valutazioni svolte dal Consiglio di Amministrazione e dal Comitato per il controllo sulla gestione.

I consiglieri indipendenti confermati sono:
Paola Tagliavini, Mariangela Zappia, Liana Logiurato, Pietro Previtali, Maria Alessandra Stefanelli, Bruno Maria Parigi, Anna Gatti, Guido Celona, Mariarosaria Taddeo, Fabrizio Mosca, Mariella Tagliabue, Maura Campra, Roberto Franchini, Riccardo Secondo e Carlo Motta.

La comunicazione è parte del consueto processo di verifica della sussistenza dei requisiti di indipendenza previsti dalla normativa e dai criteri adottati dall’istituto. Intesa Sanpaolo ribadisce così il proprio impegno per una governance basata su trasparenza, equilibrio e indipendenza.

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Economia

Lamborghini, i nuovi incarichi della struttura commerciale

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Nell’ambito di un processo di riorganizzazione interna volto a garantire continuità, valorizzazione delle risorse e consolidamento della leadership nei mercati di riferimento, Automobili Lamborghini annuncia una nuova serie di nomine all’interno della struttura commerciale globale. Nello specifico, Andrea Cavedagni, precedentemente head of UK, diventa head of area North, Americas, con sede a Toronto. Davide Sfrecola, in precedenza head of Japan per la casa del toro, prende il posto di Cavedagni come head of UK. Mentre Paolo Sartori passa dal ruolo di head of Middle East & Africa a quello di head of Japan. Inoltre, Alessio Soligo raccoglie il testimone di Paolo Sartori diventando head of Middle East & Africa; e Gaetano Santoro subentra a Soligo in qualità di sales area manager South Europe. Infine, Nidhi Kaistha, proveniente dall’esterno, assume il ruolo di head of India.

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