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Il presidente Kais Saied dà incarico a Najla Bouden, è la prima donna premier in Tunisia

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Tardiva e controversa la decisione odierna del presidente tunisino Kais Saied di incaricare Najla Bouden per la formazione di un nuovo governo, una prima assoluta per una donna in Tunisia e in tutto il mondo arabo. Ad oltre due mesi da quello che l’opposizione bolla come “il golpe” del 25 luglio scorso – quando Saied destitui’ il premier Hichem Mechichi e sospese i lavori del Parlamento per poi rafforzare ulteriormente le sue di prerogative – il presidente con una mossa a sorpresa ha affidato oggi ad un’accademica il compito di ridare un esecutivo al Paese “nel piu’ breve tempo possibile”. Un governo pero’ che lui stesso ha svuotato di poteri, tanto che alcuni oppositori gia’ parlano di “una scelta di facciata” sulla Bouden, mentre Angela Merkel proprio oggi ha ricordato in una telefonata con Saied come sia “essenziale” che la Tunisia torni ad essere “una democrazia parlamentare”. “E’ un onore per la Tunisia e un tributo alle donne tunisine”, ha detto comunque il presidente annunciando il conferimento dell’incarico e sottolineando a piu’ riprese il carattere “storico” della nomina in un Paese da sempre pioniere dei diritti delle donne in quest’area del mondo. “Sono onorata di essere stata incaricata. Il nostro compito principale sara’ combattere la corruzione”, e’ stato il tweet della prescelta. Nata nel 1958 e scienziata di formazione, Bouden e’ praticamente sconosciuta al grande pubblico ma anche ai professionisti della politica.

Professoressa di geologia, finora aveva ricoperto solo incarichi di secondo piano nei ministeri. La sua nomina conferma la linea del presidente di un taglio netto con il mondo della politica, ed infatti priorita’ del prossimo governo tunisino sara’ “porre fine alla corruzione e al caos che si sono diffusi in molte istituzioni statali”, le ha suggerito Saied ricevendola oggi al Palazzo di Cartagine. L’incarico a Bouden arriva dunque in un quadro tutt’altro che democratico, poco dopo il decreto presidenziale che rafforza il potere di Saied a scapito di esecutivo e parlamento, che di fatto sostituira’ legiferando per decreto. Il nuovo governo non ricevera’ nemmeno la fiducia del parlamento poiche’ le sue attivita’ sono sospese “fino a nuovo ordine” e agira’ in un sistema in cui “il presidente esercita il potere esecutivo con l’aiuto di un consiglio dei ministri presieduto da un capo di governo”. Un esecutivo a conduzione presidenziale, nell’ottica di un cambiamento di sistema che Saied vuole verso la democrazia diretta, o meglio plebiscitaria, che non gli ha risparmiato accuse di autoritarismo e ritorno al passato. Tra l’altro, pur potendo contare ancora su un consenso popolare molto ampio, nelle ultime settimane due manifestazioni contro di lui si sono svolte a Tunisi. In attesa di reazioni ufficiali dal mondo politico, l’analista Slaheddine Jourchi ha osservato che “la nomina di una donna alla carica di capo del governo e’ una cosa positiva, un riconoscimento dell’importanza del ruolo delle donne in Tunisia e della loro capacita’ di avere successo in tutti i campi”. Ma ha espresso scetticismo sulla capacita’ di Bouden di affrontare efficacemente i dossier che l’attendono non avendo alcuna esperienza di governo.

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Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Trump spinge per il cessate il fuoco in Ucraina: “Ora Putin deve aprire ai colloqui diretti”

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Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.

Il piano di Trump e la controproposta di Kiev

Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.

Il compromesso proposto da Kiev prevede:

  • La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.

  • L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.

L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin

Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.

L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.

Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti

Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:

  • Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.

  • Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.

  • Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.

Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.

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