L’economia sta rallentando e ora lo certifica anche l’Ocse. Se nei primi tre mesi dell’anno il Pil dei suoi 38 Paesi era cresciuto dello 0,5%, nei tre mesi successivi ha frenato al +0,4%. Un segnale non allarmante che per l’Ocse è la conferma di una “crescita moderata” che va avanti dal primo trimestre 2022. Dinamica inversa invece nel G7, dove il Pil del secondo trimestre è aumentato dello 0,5% rispetto allo 0,4% dei primi tre mesi. Ma riflette una situazione molto diversa tra le sette potenze mondiali, con la “crescita considerevole” del Giappone (+1,5%) e la contrazione dell’Italia (-0,3%). Nel G7 sono cresciuti anche la Francia (+0,5% dal +0,1% del primo trimestre), gli Usa (+0,6% da +0,5%) e il Regno Unito (+0,2% da +0,1%).
Dall’altro lato invece, sottolinea l’Ocse, c’è l’Italia dove il Pil si è contratto dello 0,3% dopo una crescita dello 0,6% nel primo trimestre. Il rallentamento c’è anche in Canada (+0,3% dal +0,8%). Piatta invece la Germania dopo una contrazione dei due trimestri precedenti. Molto si deve all’export, che ha spinto l’economia di Giappone e Francia nonostante i consumi privati si siano contratti rispettivamente di 0,5% e 0,3%. Inversa la situazione nel Regno Unito, dove proprio l’aumento della spesa privata e pubblica ha sostenuto la crescita mentre l’export calava. Stesso andamento in Germania, dove le esportazioni sono diminuite dell’1,1%. Anche gli Usa sono salvi grazie ad investimenti e consumi privati, sebbene questi ultimi abbiano subito un rallentamento significativo nel secondo trimestre (-0,4% rispetto al +1% del primo trimestre).
In Italia, in base alle analisi diffuse dall’Istat, la contrazione del Pil riflette il calo della domanda interna. In testa alla classifica Ocse del Pil del secondo trimestre 2023 c’è l’Irlanda (+3,3%), seguita dalla Slovenia (1,4%) e dal Costa Rica (1,3%). Il Pil si è invece contratto in dieci Paesi, con le performance peggiori in Polonia (-3%), Svezia (-1,5%) e Colombia (-1%). Menzione alla Spagna, il Paese Ocse più colpito dalla pandemia (il Pil è calato dell’11,3% nel 2020), che ha superato per la prima volta il suo livello di Pil pre-Covid (l’Italia aveva raggiunto il traguardo ad agosto del 2022). Il problema è che l’economia continuerà a contrarsi. Gli analisti di Algebris ricordano che ad agosto gli indici Pmi hanno sorpreso al ribasso su tutta la linea, portandosi a livelli “coerenti” con una lieve recessione nel 2023.
A sorprendere è stato il settore dei servizi, che è passato a livelli di recessione, dopo mesi in cui spingeva il Pil da solo visto il deteriorarsi del manifatturiero. E’ un aspetto che potrebbe frenare la Bce su un nuovo rialzo dei tassi a settembre, nonostante alcuni membri del board stiano già chiedendo di andare avanti. Per il presidente della Banca centrale austriaca Robert Holzmann “a meno che non ci siano grandi sorprese, vedo l’opportunità di continuare i rialzi dei tassi senza pause”. Perché “è meglio raggiungere il picco più velocemente” per “iniziare a scendere prima”. I dati dell’inflazione dell’Eurozona in arrivo giovedì aiuteranno a fare il punto della situazione.