“Non arrenderti, vai avanti, Dio ci ama come siamo”. Sono parole dal significato importante, quasi storico, quelle con cui papa Francesco ha voluto rispondere alla domanda di un giovane disabile transessuale nella nuova puntata del “Popecast”, il podcast firmato da Bergoglio incentrato questa volta sul rapporto con i giovani in vista della Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Lisbona dall’1 al 6 agosto. In poco meno di mezz’ora il Santo Padre ha voluto rispondere a numerose domande, spaziando da quelle di due giovani detenuti a quella di un’insegnante di religione, invitando loro a seguire sempre “l’orizzonte” di Dio. E, prima di chiudere, ha accolto con favore l’idea, rilanciata da un bimbo di 9 anni, di organizzare una Giornata Mondiale dei Bambini, così come avviene oggi per i Giovani. “Sarebbe bello quello, mi piace tanto! E possiamo farla organizzare dai nonni”, dice entusiasta. Di fronte al racconto di Giona, giovane disabile e transgender, della sua vita “da colpevole” perché tacciato di “disertore di Cristo”, Francesco spiega che “il Signore non ha schifo di nessuno di noi”.
“Anche nel caso in cui noi fossimo peccatori – dice -, lui si avvicina per aiutarci. Il Signore non ha schifo delle nostre realtà, ci ama come siamo. E questo è l’amore pazzo di Dio. Dio ci ama come siamo, Dio ci accarezza sempre. Dio è padre, madre, fratello, tutto per noi. E capire questo è difficile, ma Lui ci ama come siamo. Non arrenderti… avanti”. Non è la prima volta che il Papa stigmatizza pregiudizi e preconcetti, così come avvenuto a giugno dello scorso anno, quando – durante l’udienza del mercoledì – ha incontrato quattro donne trans argentine, una colombiana e la barese Alessia Nobile. E proprio a quest’ultima, autrice del libro “La bambina invisibile” in cui racconta la sua transizione e il suo ‘calvario’, Bergoglio inviò una lettera scritta a mano in cui stigmatizzava i pregiudizi che – erano le parole del Pontefice – “fanno tanto male”. “Agli occhi di Dio – disse il Papa, proprio come fatto oggi – tutti siamo i suoi figli, e questo è quello che conta! Abbiamo un Padre che ci ama, che è vicino con compassione e tenerezza. A tutti, nessuno escluso. Proprio questo è lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza”.
A una settimana dalla Gmg, Francesco ha dedicato il suo tempo per rispondere alle tante domande dei giovani, tra cui anche due detenuti nella comunità Kayros – uno russo e uno romeno – che raccontano la loro esperienza con la giustizia. “Si va avanti con successi e con sbagli – dice loro -. E tante volte la società è crudele perché uno sbaglio ci qualifica per tutta la vita: ‘Questo ragazzo è bravo, studia bene, ma lui ha fatto quella cosa!’. Quel dito accusatore ci distrugge”. Francesco invita i due ragazzi a reagire e rialzarsi. “La vita – conclude – non viene affossata dagli sbagli. Se io sono caduto, mi alzo. Questa è la strada per tutti noi”. Rispondendo poi ad una riflessione di una giovane argentina della Diocesi di Rafaela, Santa Fe, Bergoglio ha parlato del suo Paese spiegando che “il problema dell’Argentina siamo noi che tante volte non abbiamo la forza per andare avanti, per essere costanti nell’andare avanti”. Ricordando il percorso della nazionale albiceleste ai Mondiali del Qatar, vinti ai rigori contro la Francia, il Santo Padre ha sottolineato che “noi crediamo che la cosa è finita perché ci stanchiamo del cammino e ci fermiamo a metà. Avanti, avanti, sempre guardare alla fine”. Lo stesso consiglio dato a un 20enne gamer e content creator, che da tempo ha lasciato l’università per trascorrere gran parte del tempo in casa sui videogiochi. “Finirai annoiato di te stesso, col tempo – dice Francesco -. La tua vita è senza poesia, sai? Guarda l’orizzonte e vai avanti”.