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Il New York Times svela gli ultimi giorni di Epstein in cella: ingannò tutti

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Nei suoi 35 giorni trascorsi in cella a New York per traffico sessuale di minorenni prima di suicidarsi, il finanziere Jeffrey Epstein trascorse una vita ordinaria, discorrendo con i detenuti, lamentandosi per l’uniforme arancione o lo sciacquone rotto, e ingannando tutti sulla sua intenzione di togliersi la vita. E’ quanto emerge dalle oltre 2000 pagine ottenute dal New York Times dall’istituto penitenziario federale. I documenti, secondo il giornale, dipingono un’immagine di incompetenza e negligenza da parte delle persone preposte a gestire la detenzione dell’imprenditore. Ma non corroborano le teorie cospirative che non fu un suicidio o l’ipotesi (sollevata dal fratello e da uno dei suoi avvocati) che potrebbe essere stato aiutato a suicidarsi. Anzi, spunta la circostanza che due mesi dopo l’episodio, un detenuto (non nominato) condivise una nuova informazione sulla sua morte in una email al dipartimento psicologia del carcere. “Jeffrey Epstein sicuramente si e’ ucciso. Qualsiasi teoria cospirativa al contrario e’ ridicola”, scrive riportando quello che gli aveva detto un altro detenuto vicino di cella di Epstein, il quale avrebbe sentito il finanziere “strappare le sue lenzuola prima di suicidarsi”. Il businessman rassicuro’ ripetutamente tutti, dai compagni di cella incaricati di sorvegliarlo agli psicologi del carcere, che non era sua intenzione togliersi la vita. E la notte prima di uccidersi strangolandosi con le lenzuola inganno’ pure il manager dell’unita’ in cui era detenuto, dicendo di voler chiamare la madre (morta nel 2004) ma parlando invece con la sua fidanzata, la trentenne Karyna Shuliak. Una telefonata che non sembra essere stata registrata come prevedono i protocolli. Nelle carte c’e’ una serie di segnali sul progressivo peggioramento psicologico di Epstein, che tuttavia sono stati ignorati. Sino al tragico epilogo, quando fini’ in una cella senza compagni e rimase non sorvegliato per ore dai due agenti in turno, che navigarono su internet e si addormentarono, falsificando poi i documenti. Dai documenti viene fuori un Epstein che parlava con i detenuti del suo interesse per la fisica e la matematica, offrendo pure consigli di investimento, e che rievocava le celebrita’ conosciute anche quando si lamentava delle condizioni della vita carceraria. Un carcerato ricorda anche conversazioni sul business delle escort, un altro che chiese quali cose pazze avesse visto in carcere. Una curiosita’ dietro la quale pero’ nascondeva il suo pensiero di togliersi la vita.

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Putin ringrazia i soldati nordcoreani, ‘sono eroi’

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ringraziato in un messaggio i soldati nordcoreani che hanno preso parte alla “liberazione della regione di Kursk” dalle truppe d’invasione ucraine, definendoli “eroi”. Lo riferisce il servizio stampa del Cremlino.

“Il popolo russo non dimenticherà mai l’impresa delle forze speciali coreane, onoreremo sempre gli eroi coreani che hanno dato la vita per la Russia, per la nostra comune libertà, al pari dei loro compagni d’armi russi”, si legge nel messaggio di Putin. Il presidente russo sottolinea che l’intervento è avvenuto “nel pieno rispetto della legge internazionale”, in base all’articolo 4 dell’accordo di partenriato strategico firmato nel giugno dello scorso anno tra Mosca e Pyongyang, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi. “Gli amici coreani – ha aggiunto Putin – hanno agito in base a un senso di solidarietà, giustizia e genuina amicizia. Lo apprezziamo molto e ringraziamo con sincerità il presidente Kim Jong-un personalmente”.

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Trump: Zelensky vuole un accordo e rinuncerebbe alla Crimea. Putin smetta di sparare e firmi

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Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.

Un incontro positivo e nuove prospettive

Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».

La questione della Crimea

Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.

L’appello a Putin: “Smetta di sparare”

Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».

Un contesto suggestivo

Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.

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Media, due giornalisti italiani espulsi dal Marocco

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Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.

I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.

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