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La Turchia a rischio default, la lira in caduta libera

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L’ennesima giornata nera della lira turca porta l’economia ad avvicinarsi al baratro mentre cresce la frustrazione verso il presidente Recep Tayyip Erdogan. La sua visione economica ha spinto la Banca centrale a tagliare al 15% il suo tasso di riferimento la scorsa settimana innescando una svalutazione che pare ormai inarrestabile. Solo oggi la lira ha perso oltre il 12% rispetto ad euro e dollaro mentre dall’inizio dell’anno ha segnato un -46% sulla moneta americana. L’influenza della svalutazione sull’economia reale si fa sentire sempre di piu’ e cominciano ad essere segnalati razionamenti di olio, zucchero e te’ in alcuni supermercati. La caduta della lira ha fatto lievitare il costo di molti prodotti che si basano sull’importazione e, secondo partiti di opposizione, ai livelli attuali produrre una moneta da 50 centesimi di lira costa al governo piu’ che il valore della moneta stessa. Il crollo economico e’ diventato il principale argomento del dibattito pubblico scatenando conversazioni tese sui social media dove sempre piu’ persone contestano i dati dell’inflazione che ufficialmente si attesta circa al 20% su base annua. In serata, nella capitale Ankara e a Istanbul, centinaia di persone si sono riversate in strada chiedendo le dimissioni del governo a causa della situazione economica. La frustrazione popolare e’ cavalcata dai partiti di opposizione che in giornata hanno convocato assemblee straordinarie e chiedono di andare ad elezioni anticipate imputando la colpa della situazione al leader turco. Erdogan ha criticato le opposizioni, escludendo il voto anticipato e tornando a difendere la sua visione sui tassi di interesse. “Vinceremo la nostra guerra di indipendenza economica” ha tuonato il presidente mentre la lira segnava nuovi record negativi. A sorpresa, Erdogan ha convocato nel pomeriggio il governatore della Banca centrale che, con un comunicato dopo l’incontro, ha escluso interventi particolari dando la colpa della crisi a “condizioni di mercato estremamente volatili”. Le critiche cominciano ad arrivare ormai anche da parte di funzionari un tempo parte delle istituzioni statali come l’ex vicepresidente della Banca centrale Semih Tumen, scaricato per decisione di Erdogan poche settimane fa, che ha lanciato un appello per porre fine a “irrazionali esperimenti sulla lira turca”. Alcuni commentatori in questi giorni hanno segnalato come pare che oggi sia sia perso tutto cio’ che la Turchia aveva guadagnato economicamente dopo il 2001, quando il Paese si trovava in una grave crisi economica. Paradossalmente, la vittoria alle elezioni del 2002 del partito Akp di Erdogan aveva contribuito a risollevare l’economia ma quell’epoca sembra ormai un lontano ricordo e la situazione di oggi fa invece tornare alla mente gli anni ’90 quando i livelli di inflazione avevano raggiunto il 70%. Alla base della crisi della lira, non c’e’ soltanto la visione economica poco ortodossa del presidente sui tassi di interesse. Anche gli affondi di Erdogan contro l’Occidente hanno contribuito alla svalutazione come si e’ visto dopo la recente minaccia di espellere 10 ambasciatori occidentali per aver chiesto il rilascio dell’attivista dei diritti umani Osman Kavala. Richiesta peraltro gia’ espressa nel 2020 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che oggi ha condannato Ankara anche per aver tenuto in detenzione preventiva 427 magistrati nel 2016 accusati di avere preso parte al tentato golpe.

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Zelensky ringrazia il Senato americano: un aiuto vitale

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato il Senato americano per aver approvato 61 miliardi di dollari in aiuti militari ed economici al suo Paese. “Sono grato al Senato degli Stati Uniti per aver approvato un aiuto vitale per l’Ucraina”, ha scritto Zelensky sui social media poco dopo l’ok al massiccio pacchetto di aiuti per Kiev.

“Ringrazio il leader della maggioranza Chuck Schumer e il leader repubblicano Mitch McConnell per la loro forte leadership nel portare avanti questa legislazione bipartisan, così come tutti i senatori degli Stati Uniti su entrambi i lati della navata che hanno votato a favore”, ha continuato il presidente ucraino. “Apprezzo ugualmente il sostegno del presidente Biden e non vedo l’ora che il disegno di legge venga firmato presto e che il prossimo pacchetto di aiuti militari corrisponda alla risolutezza che vedo sempre nei nostri negoziati”, ha aggiunto Zelensky. “Le capacità a lungo raggio, l’artiglieria e la difesa aerea dell’Ucraina sono strumenti fondamentali per ripristinare prima la pace giusta”, secondo il presidente. Gli Stati Uniti sono stati il principale sostenitore militare di Kiev nella sua guerra contro la Russia, ma il nuovo pacchetto di aiuti che include forniture militari vitali era rimasto bloccato per mesi al Congresso americano. L’esercito ucraino si trova ad affrontare una grave carenza di armi e di nuove reclute, mentre Mosca esercita una pressione costante da est.

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Mosca, annullata la marcia della Vittoria

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Mosca e altre città russe hanno annullato la marcia della Vittoria del 9 maggio per ragioni di sicurezza. Lo ha riferito la Tass citando la co-presidente del quartier generale del movimento Elena Tsunayeva. “A causa delle minacce esistenti alla pubblica sicurezza, il quartier generale del Reggimento Immortale russo ha deciso di annullare la marcia del Reggimento Immortale del 2024”, ha spiegato Tsunayeva in conferenza stampa aggiungendo che quest’anno i festeggiamenti del 9 maggio assumeranno la forma di altri eventi.

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Cina: infondate le accuse Usa di supporto militare a Mosca

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La Cina ha definito “infondate le accuse degli Usa sul sostegno militare” di Pechino alla Russia, impegnata nella sua guerra contro l’Ucraina. E’ quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, nell’imminenza della visita del segretario di Stato americano Antony Blinken.

Gli Stati Uniti, ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano, “hanno presentato una legge sugli aiuti su larga scala per l’Ucraina, lanciando allo stesso tempo accuse infondate contro il normale commercio tra Cina e Russia. Questo tipo di approccio è estremamente ipocrita e del tutto irresponsabile, e la Cina vi si oppone con fermezza”. Sulla questione ucraina, “la Cina ha sempre mantenuto una posizione obiettiva e giusta, ha sostenuto attivamente i colloqui di pace e ha spinto per la soluzione politica”, ha rincarato Wang, per il quale Pechino “implementa costantemente le normative sull’esportazione di beni a duplice uso.

La Cina non è né artefice né parte della crisi ucraina e non ha mai gettato benzina sul fuoco e per questo con accetteremo che altri scarichino la responsabilità o diano la colpa a noi”. Negli ultimi anni, in particolare dall’aggressione di Mosca all’Ucraina di febbraio 2022, Cina e Russia hanno intensificato la cooperazione economica e i contatti diplomatici, portando la loro partnership strategica a livelli elevati, mai raggiunti prima. Pechino ha rivendicato un ruolo neutrale nel conflitto ucraino, ma evitato condanne di Mosca e ha offerto sostegno diplomatico ed economico, facendo schizzare l’interscambio commerciale nel 2023 al record di 240 miliardi di dollari.

Prima dell’imminente visita in Cina del 24-26 aprile, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che Pechino sta indirettamente alimentando la guerra in Ucraina con la fornitura di componenti a Mosca usati per espandere le sue capacità militari. “Quando si tratta della base industriale della difesa russa, il principale contributore in questo momento è la Cina”, ha detto Blinken venerdì, dopo l’incontro ministeriale del G7 a Capri, aggiungendo che ciò “permette alla Russia di continuare l’aggressione contro l’Ucraina”.

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