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Il Napoli di Ancelotti umilia la Rometta di Ranieri all’Olimpico con un bel poker di gol

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Il Napoli va all’Olimpico con una squadra largamente rimaneggiata peri nfortuni ma entra in campo con una squadra offensiva. Carlo Ancelotti è stato chiaro. Prima si vince a Roma e poi si pensa all’Arsenal. Ed alla prima azione il Napoli va in gol. Sgroppata sulla sinistra di Mario Rui. Passaggio al centro per Verdi che pesca con un passaggio filtrante in area giallorossa Arek Milik. Il polacco ferma la palla, si gira e tira al volo. Olsen raccoglie la palla dalla rete. E sono passati appena due minuti.
La Roma prova a riorganizzarsi ma non riesce a tornare in una partita che resta saldamente nelle mani degli azzurri che manovrano e restano in attacco. Al centro della difesa del Napoli c’é il solito sontuoso Kalidou Koulibaly che é alla sua 150esima presenza in serie A in maglia azzurra. Olímpico ammutolito dal gol di Milik, fischi ad ogni errore dei beniamini di casa assai fallosi e nervosi, soliti coretti insulsi e razzisti contro Napoli e i napoletani. Pochi idioti, ma si fanno sentire. Nei primi 30 minuti la Roma non vede palla e le poche volte che arriva in area del Napoli trova il muro Koulibaly. Alla mezz’ora un grande Napoli con una azione da manuale del calcio libera Mertens sulla destra che crossa rasoterra al centro dove vede arrivare Verdi. L’ex Bologna tira quasi a colpo sicuro. Il tiro però é molto centrale e Olsen fa un miracolo respingendo la palla destinata a infilarsi nella rete. Al minuto 35 ancora una discesa sulla destra, palla a Mertens che entra in area e serve a Milik che mette dentro. Il Var dice che é fuori gioco. Al 47 minuto, cioè a tempo scaduto, palla inattiva in area, Meret mai in partita entra a kamikaze su Perotti e commette fallo. Rigore netto trasformato da De Rossi. La Roma pareggia una partita che meritava di perdere almeno 3 a 0 nel primo tempo. In 47 minuti mai aveva visto l’area di rigore del Napoli. Si torna in campo. Sempre stesso schema, Napoli che attacca, Roma che difende. Al 50esimo, cross di callejon da sinistra, Mertens impatta e mette dentro. Nemmeno il tempo di recuperare il pallone ed al55esimo un Fabian Ruiz ispiratissimo prende la palla a centrocampo, percorre tutta la fascia sinistra e serve Verdi al centro che spiazza Olsen. Siamo al 3 a 1. La Roma non capisce più nulla ma è sempre il Napoli che fa la partita. La Roma si difende e attacca. Ma Meret è attento. Al 73 minuto riscatta il rigore regalato alla Roma alla fine del primo tempo opponendosi da campione ad un tiro da fuori violentissimo che prende traversa piena. Al minuto 80, dieci minuti dopo aver rilevato Mertens che questa domenica ha segnato il suo 78esimo gol con la maglia del Napoli, va in gol con una caparbia azione personale Amin Younes. E sono 4 gol. La Roma  è in bambola. Sugli spalti alcuni trogloditi (pochi ma si fanno sentire) non sanno se fischiare i giallorossi o insultare Napoli e i napoletani con i loro cori beceri. Al triplice fischio finale i pochi tifosi della Roma rimasti sugli spalti hanno subissato di fischi i loro beniamini che questa domenica non sono mai entrati in partita. Troppa differenza tecnica tra le due squadre. Non c’è mai stata partita. Forse il 4 a 1 è un risultato (parliamo dello score) bugiardo.

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Calcio: si ritira Sara Gama, esempio anche nel sociale

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Campionessa in campo e fuori al punto da meritarsi l’appellativo di “leggenda”, come l’ha definita la Juventus. Sara Gama ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, la calciatrice ha detto basta a 36 anni. Triestina come la mamma, ma con il sangue congolese di papà, ha annunciato il ritiro attraverso un lungo videomessaggio: “Oggi quel pallone lo calcio e lo lascio andare. Con orgoglio, con gratitudine, con il cuore pieno: è il mio addio al calcio giocato. L’amore per questo sport e per le sue persone resta con me per sempre” la frase per salutare tutti dopo due minuti di ricordi e di emozioni. Ha provato a racchiuderli in una clip da 120 secondi, ma la sua carriera meriterebbe ben più spazio: è iniziato tutto da Trieste alla Polisportiva San Marco, poi è stata una parabola crescente tra Tavagnacco, Chiasiellis, Pali Blues fino ad arrivare a Brescia e Paris Saint Germain. Nel 2017 ecco la chiamata della Juve. “Un club che ha fatto diventare realtà anche i sogni che non sapevamo di avere” l’ha descritta Gama, ma nel frattempo aveva già vinto uno scudetto, due Supercoppe Italiane e una Coppa Italia, oltre a un Europeo Under 19 con l’Italia.

Già, perché tra azzurro e bianconero, Gama sale davvero alla ribalta del calcio femminile e non solo. Oltre agli indiscutibili valori tecnici, la calciatrice ne ha anche umani, tanto da spendersi in prima persona per alcune grandi battaglie: ha mandato messaggi forti contro il razzismo, si è battuta per le tutele sociali e previdenziali del calcio femminile, è stata eletta vicepresidente dell’Aic nel 2020 e nel 2021 è entrata nella Commissione Nazionale Atleti del Coni. Così, il colosso di giocattoli Mattel l’ha addirittura inserita tra le 17 personalità femminili in occasione della “Giornata internazionale della donna” nel 2018, creando pure una bambola Barbie a lei dedicata. Sui social Gama ha ricevuto applausi e complimenti nel giorno del ritiro, poi c’è una lunga lettera della Juve: “Grazie per quello che ci hai insegnato e per tutto quello che hai fatto indossando la nostra maglia, la tua maglia. Sarebbe stato impossibile desiderare di meglio” l’omaggio dei bianconeri dopo 153 presenze e 12 trofei in otto anni insieme.

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Le quattro giornate di Napoli, McTominay jolly di Conte

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Una fuga che può portare allo scudetto, in una Napoli che esulta ma sta attenta alla superstizione, che celebra il successo e il primato solitario ma aspetta l’aritmetica prima di festeggiare. E’ trascorso così il lunedì successivo al 2-0 sul Torino che per gli azzurri ha significato la terza vittoria consecutiva, nella giornata segnata dallo stop dell’Inter che ha rimediato di contro la terza sconfitta di fila tra campionato e coppe. Risultati che segnano il sorpasso, con il Napoli che ora ha il pallino in mano a quattro giornate dalla fine del campionato con tre punti di vantaggio in classifica sui nerazzurri secondi. L’entusiasmo però può essere pericoloso come sottolinea su Instagram il capitano azzurro Di Lorenzo, che da napoletano adottivo scrive: “A meglio parola è chella ca nun se dice”.

‘La migliore parola è quella che non si dice’ è il proverbio partenopeo che accompagna e nasconde la parola scudetto, un sogno che sembrava impossibile e che invece ora diventa una meta a portata di mano. Perché le parole migliori oggi arrivano in campo dai giocatori di una squadra che il tecnico Conte ha saputo far crescere alla perfezione, con una rosa compatta, che sta dimostrando di saper affrontare al meglio anche le assenze e i cui talenti ormai hanno imparato alla perfezione il calcio della serie A.

E’ il caso di Scott McTominay, la nuova star della città, già ribattezzato dai tifosi ‘McFratm’, a indicare che lo scozzese ormai è sentito come un ‘fratello, uno dei loro, e che ieri ha siglato una doppietta arrivando a 11 gol in campionato, numero da capocannoniere tra i centrocampisti visto che ha superato la star del Milan Reijnders, fermo a 10. Lo scozzese ha imparato bene il calcio italiano, dimenticando le galoppate che faceva al Manchester United per specializzarsi nell’interdizione degli attacchi avversari e nell’inserimento nelle aree avversarie. L’ultima dimostrazione ieri contro il Torino quando è stato ancora una volta decisivo. E’ la nuova stella del centrocampo, in una città che per anni ha amato Hamsik, che adora Lobotka ma che ora sogna grazie a McTominay, l’uomo che trova i varchi nelle difese avversarie spesso ipnotizzate dai movimenti di Lukaku e Politano, in grado di aprire gli spazi giusti per gli inserimenti dello scozzese.

Il Napoli ha dimostrato di avere la pelle dura per puntare al titolo. Ora però bisogna continuare per le altre quattro partite, come ha sottolineato ieri Conte. La prossima è in casa di un Lecce che lotta per la salvezza, in uno stadio che ha messo in vendita 1075 posti nel settore ospiti e che sarà invaso dai tifosi azzurri residenti in Puglia e altre regioni vicine. Dopo i giallorossi le sfide contro Genoa, Parma e Cagliari. Nessuna partita di vertice, ma il pericolo resta vivo per una squadra che deve fare anche i conti con una rosa stanca, come dimostrato da Olivera e Lobotka che ieri hanno terminato la gara esausti. E risposte si aspettano anche da Buongiorno, che dopo il dolore alla coscia destra mette di nuovo in pericolo l’equilibrio della difesa di Conte.

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Manna: Conte e i giocatori del Napoli hanno fatto un lavoro incredibile

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”Se pensiamo da dove siamo partiti e guardiamo la nostra classifica a quattro giornate dalla fine del campionato dico che il lavoro della squadra e dell’allenatore è stato incredibile: se arriveremo in fondo sarà tutto merito loro”. A parlare è il direttore sportivo del Napoli capolista Giovanni Manna, premiato oggi a Coverciano come il migliore nel suo ruolo durante la manifestazione ‘Inside the Sport 2025’ promossa da Ussi e Mcl.

”Ringrazio chi mi ha scelto e voluto, per adesso siamo felici di quello che abbiamo fatto – ha aggiunto Manna – L’impegno della famiglia De Laurentiis è stato costante, il prossimo anno giocheremo la Champions e stiamo già programmando, il Napoli ha sempre investito nei calciatori anche se adesso siamo tutti concentrati sul presente”.

Sull’exploit di Mcominay che sta dimostrando di essere decisivo per la squadra e fra i migliori colpi di mercato il dirigente partenopeo ha dichiarato: ”Uno come lui non andava scoperto, sapevamo che era un calciatore importante, serviva solo metterlo al centro di un progetto preciso. Prima che guardi io un giocatore c’è un lavoro dello staff. La Premier è migliore campionato del mondo, con i calciatori migliori. Il livello è alto, c’è tutto, intensità, tecnica, tattica”.

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