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Il maltempo sferza l’Italia, al nord neve e disagi

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Forti nevicate al nord, soprattutto in Lombardia, Valle D’Aosta, Piemonte e sulla costa ligure. Disagi su molte autostrade, alcune chiuse temporaneamente, con centinaia di Tir bloccati poiche’ per la neve caduta anche a bassa quota e’ scattato il divieto di circolazione per i mezzi pesanti, come ad esempio al Traforo del Gran San Bernardo. Mareggiate e venti di burrasca da nord a sud impediscono i collegamenti con le isole. La perturbazione di origine nord-atlantica continua a mietere danni ma anche vittime: un vigile del fuoco e’ morto in Sardegna durante un intervento e un clochard a Milano; per la caduta di alberi o rami sono finiti in ospedale due passanti a Roma, uno a Milano e uno in Brianza. Milano, Torino, Genova e il tratto di costa fino a Savona, si sono svegliante sotto la neve, nel capoluogo lombardo la coltre bianca ha superato i 15 centimetri. Pochi fiocchi hanno imbiancato i tetti e le calli di Venezia, il cui centro e’ rimasto all’asciutto grazie al Mose, ma sono state copiose le nevicate sulle Dolomiti Bellunesi. Forti mareggiate lungo le coste, in particolare in Toscana a Livorno, con onde alte fino 3 metri che hanno costretto a chiudere i viali vicini al mare perche’ sulle strade arrivavano detriti anche di grosse dimensioni. Stessa misura e’ stata adottata nel Savonese. La prima vittima della giornata e’ stata un vigile del fuoco, un vicecoordinatore, Tonello Scanu, di 54 anni, morto folgorato a Nulvi in provinca di Sassari, mentre stava mettendo in sicurezza un palo pericolante della linea elettrica. La Procura di Sassari ha aperto un’inchiesta. Cordoglio e’ stato espresso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dai ministri Lamorgese e Catalfo, dal Capo del Corpo dei Vigili del Fuoco Fabio Dattilo e dal Capo Dipartimento Laura Lega che ha chiesto per i vigili del fuoco “un riconoscimento speciale e la viva gratitudine del Paese”.

Golfo di Napoli. Una immagine del lungomare di Napoli in tempesta, con una mareggiata in corso

Per l’emergenza neve a Milano, polemiche tra il leader della Lega Matteo Salvini che lo ha definito “un caos” e il sindaco Giuseppe Sala il quale ha replicato di aver messo in campo “tutti i mezzi disponibili”. La seconda vittima e’ stato un clochard di 76 anni nella periferia milanese, dove alcuni passati lo hanno trovato riverso sulla strada innevata in arresto cardiaco, soccorso e’ poi morto in ospedale. Sempre a Milano una donna di 49 anni e’ stata travolta da un palo ‘reggifilo’ caduto in strada: rimasta ferita alla testa non sarebbe in pericolo di vita. A Roma a provocare il ferimento di un passante, un 61enne, e’ stata la caduta di un albero nel quartiere Flaminio. L’uomo ha riportato la frattura scomposta delle braccia ed e’ stato ricoverato in codice rosso. Sempre nella Capitale un albero e’ caduto su Lungotevere de’ Cenci, in pieno centro, su un’auto in transito e l’automobilista e’ rimasto lievemente ferito. Coinvolta anche una macchina parcheggiata. Meno fortunato un uomo di 69 anni rimasto ferito, questa mattina a Seregno, in provincia di Monza e Brianza, a causa di un ramo spezzato dalla neve che lo ha colpito e gli ha provocato un trauma cranico e la frattura della clavicola. Molte le cadute accidentali e gli automobilisti coinvolti in incidenti stradali seppur senza gravi danni, come in Sicilia dove un albero e’ crollato su un’auto in transito senza ferire il conducente. Ben tre persone in Lombardia sono state colpite da infarti mentre spalavano la neve sui marciapiedi, tanto da spingere l’azienda regionale emergenza urgenza a lanciare un appello alle persone cardiopatiche a non farlo. E per domani il maltempo replica ma questa volta al centro-sud: la Protezione Civile ha diramato allerta arancione per rischio idrogeologico in Emilia Romagna e si prevedono ancora piogge e venti forti in Campania, Basilicata e Calabria.

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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