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Cronache

Il giallo della piccola Giulia: dubbi sul pigiama insanguinato e sui 30 minuti mancanti

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La tragedia della piccola Giulia Loffredo, la bimba di nove mesi che secondo il padre sarebbe stata sbranata dal pitbull di casa la sera del 15 febbraio, si tinge di nuovi inquietanti interrogativi. Ieri, un servizio del Tgr Rai ha rivelato che il pigiama insanguinato della bambina sarebbe stato ritrovato in un cassonetto della spazzatura e che la piccola, prima di essere portata in clinica, sarebbe stata cambiata dal padre.

Un colpo di scena che ha alimentato il mistero attorno alla vicenda, ma che la Procura di Nola non conferma, anzi smentisce. “Non risulta che il padre abbia cambiato il pigiamino alla figlia prima di portarla in ospedale”, affermano gli inquirenti, mentre anche il legale di Vincenzo Loffredo, l’avvocato Luigi Montano, nega categoricamente il ritrovamento del pigiama. “Non sono a conoscenza di questo ritrovamento. Nel verbale di sequestro della scientifica non risulta alcun pigiama”, ha dichiarato.

I misteri della tragedia: cosa è successo in quei 30 minuti?

Il giallo del pigiamino si aggiunge ai numerosi interrogativi irrisolti. Uno su tutti: perché il padre avrebbe dovuto cambiare i vestiti della piccola, che secondo i medici era agonizzante e con la testa insanguinata? La ricostruzione più verosimile è che in clinica gli infermieri abbiano tolto il pigiamino, poi smaltito e infine recuperato, ma le incongruenze non si fermano qui.

Resta infatti da chiarire un buco temporale di 30 minuti: il tempo che intercorre tra l’aggressione mortale della bambina in casa e il suo arrivo al pronto soccorso. Perché ci è voluta mezz’ora per percorrere una distanza che a piedi richiede appena tre minuti?

A rendere ancora più fitto il mistero è anche un altro dettaglio: l’accurata pulizia dell’appartamento effettuata poche ore dopo la morte di Giulia, un’azione che potrebbe aver cancellato importanti prove. Gli inquirenti sospettano che sia avvenuta dopo il sequestro penale della casa, il che potrebbe configurare un tentativo di ostacolare le indagini.

L’inchiesta e i sospetti sulla versione del padre

Per il momento Vincenzo Loffredo, padre di Giulia, resta indagato per omicidio colposo dalla Procura di Nola, con il pm Salvati che ha nominato due periti per analizzare il telefono sequestrato al barista e confrontare gli esami effettuati sul corpo della piccola con quelli dei due cani di proprietà della famiglia, il pitbull Tyson e la cagnolina meticcia Laika.

Un altro elemento che ha destato sospetti è che al momento della tragedia Loffredo è risultato positivo all’abuso di hashish. Inoltre, la sua versione dei fatti è cambiata più volte: quando ha portato la bambina in ospedale, ha dichiarato che era stata aggredita in strada da un cane randagio. Solo in un secondo momento, parlando con i poliziotti, ha ammesso che potrebbe essere stato il suo pitbull a ucciderla.

Un caso ancora senza risposte

La morte della piccola Giulia continua ad avere troppe zone d’ombra. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire cosa sia realmente accaduto quella sera in casa Loffredo e per capire se dietro questa tragedia si nasconda qualcosa di ancora più oscuro. Chi ha cambiato il pigiama della bambina? Perché sono passati 30 minuti prima di portarla in ospedale? E chi ha ripulito la casa?

Domande che attendono risposte, mentre il dolore per la scomparsa di una bambina di soli nove mesi si mescola all’inquietudine per una vicenda che sembra ancora lontana dalla verità.

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Giovane incensurato ferito ad Ercolano

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Questa notte i carabinieri della locale tenenza di Ercolano sono intervenuti in corso Resina per un 26enne ferito. Il giovane, incensurato, sarebbe stato colpito da alcuni proiettili all’addome e a una gamba. E’ stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Maresca di Torre del Greco, non in pericolo di vita. Indagini in corso per ricostruire dinamica e matrice dell’evento. Rilievi a cura del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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