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I Sussex si rilanciano in tv, William torna in pubblico

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Il principe Harry e la consorte Meghan rilanciano la loro attività di produttori televisivi dal rifugio dorato d’oltre Oceano: a conferma di una scelta di vita che resta per ora apparentemente solida, al di là dell’attesa corredata di gossip per la nuova visita nel Regno Unito che il duca di Sussex ha in programma per l’8 maggio, in veste di patron e fondatore degli Invictus Games, i giochi sportivi degli ex militari mutilati di guerra. L’annuncio, diffuso nelle scorse ore negli Usa, riguarda in particolare due serie non-fiction da realizzare per conto di Netflix: una che “celebra la gioia del cucinare e del giardinaggio”, curata da Meghan; l’altra dedicata invece al polo, sport caro a tutti i Windsor, curata dal principe cadetto.

A dirigere entrambe sarà un regista televisivo di fama, Micheal Steed, già dietro la macchina da presa di una dei road show gastronomico-culturali che resero celebre in video il defunto Anthony Bourdain. Si tratta comunque d’impegni che, a differenza di precedenti iniziative dei “reprobi” di Montecito, questa volta non si concentrano sui dissidi interni alla Royal Family, né sono destinati a suscitare nuovi imbarazzi a corte. E che nel contempo sembrano testimoniare peraltro a favore di una certa saldezza del legame di coppia fra i duchi, in barba ai ricorrenti pettegolezzi seminati qua e là dai tabloid della destra populista britannica a loro più ostili, finora senza mai il minimo riscontro concreto.

Di concreto c’è viceversa la data del programma del prossimo passaggio britannico di Harry, fra meno di un mese. Viaggio nel quale il principe ribelle non dovrebbe essere accompagnato dalla moglie e dai due figli piccoli (anche per i timori da lui stesso sollevati sulla sicurezza della sua famiglia), ma che secondo congetture prive al momento di conferme potrebbe essere l’occasione di un qualche ulteriore gesto di riavvicinamento verso suo padre, dopo la visita lampo compiuta non appena avuta notizia dell’annuncio della diagnosi di cancro fatta al 75enne re Carlo III. E magari anche di un qualche accenno di disgelo – mediato e sollecitato a entrambi i figli dallo stesso sovrano malato, a quanto pare – con il fratello maggiore William. Fratello con cui i rapporti restano di fatto azzerati, sulla scia delle recriminazioni incrociate seguite allo strappo dei Sussex del 2020 .

Ma che potrebbero – chissà – dar vita almeno a una tregua, al netto delle inverosimili scuse che sulla carta ciascuno pretenderebbe dall’altro, di fronte al dramma del cancro che ha colpito anche la moglie dell’erede al trono, Kate: principessa di Galles, costretta tuttora a una pesante chemioterapia. Un’emergenza che lascia del resto la monarchia scoperta sul fronte della disponibilità di reali “attivi” nella rappresentanza ufficiale del casato. E a cui il medesimo William deve rispondere come può, dividendosi fra l’assistenza alla consorte, la ricerca di privacy e la necessità di mostrarsi ai sudditi per provare a rassicurarli. Ad esempio ricomparendo ieri sera in pubblico a sorpresa – per la prima volta dopo dopo il toccante video di Kate del 22 marzo sull’annuncio della sua malattia – dalla tribuna dello stadio di Birmingham per assistere sorridente col primogenito George, 10 anni, a una vittoriosa partita di coppa degli inglesi dell’Aston Villa contro i francesi del Lille.

Il tutto mentre altre ombre rischiano di aleggiare sui Windsor, in aggiunta ai guai attuali. A causa delle rivelazioni del progressista Guardian sulle pressioni che la corte risulta aver esercitato sul governo locale del Galles per garantire l’immunità del monarca da reati rurali (abusi agricoli) codificati di recente e riguardanti potenzialmente proprietà reali. Immunità garantita da un’antica consuetudine che il Parlamento di Westminster non ha mai abolito, malgrado i tentativi promossi da alcuni deputati nel 2014, e usata sotto traccia pure durante il regno di Elisabetta II. E che, nel caso di Carlo, minaccia se non altro di stridere con l’immagine del “sovrano ambientalista”.

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Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Trump spinge per il cessate il fuoco in Ucraina: “Ora Putin deve aprire ai colloqui diretti”

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Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.

Il piano di Trump e la controproposta di Kiev

Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.

Il compromesso proposto da Kiev prevede:

  • La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.

  • L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.

L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin

Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.

L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.

Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti

Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:

  • Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.

  • Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.

  • Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.

Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.

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