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Cronache

I resti di Dina Dorè 11 anni dopo l’omicidio saranno trasferiti nella tomba di famiglia, via dalla cappella del marito che è stato condannato per averla fatta uccidere

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La salma di Dina Dore, la mamma di Gavoi uccisa il 26 marzo del 2008, ora riposa nella tomba di famiglia, vicino a suo padre Pietro, nel cimitero del paese barbaricino. Dopo 11 anni, la bara e’ stata spostata dal sepolcro della famiglia del marito di Dina, Francesco Rocca, il dentista che sta scontando in via definitiva l’ergastolo come mandante dell’omicidio della moglie, mentre un giovane del paese e’ stato condannato come autore materiale del delitto. Una traslazione voluta fortemente dai familiari di Dina e che e’ stata possibile solo dopo la sentenza della Cassazione nei confronti di Rocca. Si chiude cosi’ un percorso doloroso per la famiglia Dore. A Graziella, sorella della vittima, e’ stata affidata la piccola Elisabetta che oggi ha 11 anni. Ed e’ stata Graziella a battersi come una leonessa per far luce sull’omicidio della sorella. Dina Dore venne uccisa nel garage della casa familiare di Gavoi la sera del 26 marzo del 2008. Rocca per anni si e’ professato innocente. La svolta e’ arrivata cinque dopo il delitto con il racconto di un supertestimone, Stefano Lai: e’ stato lui a svelare agli inquirenti la confidenza di Pierpaolo Contu – minorenne all’epoca dei fatti e condannato con sentenza definitiva a 16 anni come esecutore materiale del delitto – che gli aveva confessato l’omicidio su commissione, e dietro una ricompensa di denaro, indicando Rocca come mandante. Il dentista, secondo le carte dei processi, ha ucciso la moglie inscenando un sequestro di persona della donna, per rifarsi una vita con l’amante senza conseguenze avere economiche pesanti. Il 28 febbraio 2013 scattano gli arresti di Rocca e del minorenne. Il marito viene condannato all’ergastolo in primo grado e in appello, nel settembre scorso e’ arrivata anche la sentenza definitiva della Cassazione.

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Cronache

Fuoco a ristoranti e veicoli, fermato un 29enne a Napoli

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I carabinieri della compagnia Centro a Napoli hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto un 29enne nigeriano, senza fissa dimora, irregolare sul territorio italiano e già noto alle forze dell’ordine. E’ ritenuto gravemente indiziato di alcuni incendi appiccati in più punti nei quartieri Chiaia e San Ferdinando di Napoli. Secondo quanto ricostruito dai militari dopo l’intervento sul posto e aver raccolto le denunce di alcuni commercianti del centro città, il 29enne avrebbe incendiato, nella notte tra il 7 e l’8 maggio, due ombrelloni posizionati all’esterno di altrettanti ristoranti tra via Verdi e via Santa Brigida.

Avrebbe poi dato alle fiamme due motorini parcheggiati in strada e tentato di incendiare i dehors di alcuni locali. Le fiamme hanno lambito i palazzi vicini alle attività commerciali colpite e sono state spente dai vigili del fuoco Il 29enne, individuato nella Galleria Umberto I dopo un’intensa attività di indagine, è stato portato in carcere, in attesa dell’udienza di convalida.

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Cronache

Turista travolta e uccisa a Palermo da auto pirata

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Una turista è stata investita e uccisa a Palermo da un pirata della strada. L’incidente è avvenuto la scorsa notte in corso Tukory, una strada del centro nei pressi della stazione centrale. Dopo l’impatto l’automobilista è fuggito via. La donna stava attraversando quando un’auto, una Smart secondo alcune testimonianze, l’avrebbe falciata lasciandola senza vita sull’asfalto. A costatare la morte i sanitari del 118. La Polizia municipale e la Polizia di Stato hanno avviato le ricerche per risalire all’auto pirata che sarebbe già stata rintracciata. I rilievi sono stati eseguiti dalla sezione infortunistica della Polizia municipale.

La donna investita è uccisa è una turista polacca, Patrycja Bartosik Weder, di 31 anni. Era insieme al marito. Stava attraversando la strada. Soccorsa dai sanitari del 118 è stata portata in ospedale, ma era già morta.

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Cronache

Lutto nell’avvocatura, è morto Antonio Rossomando

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Lutto negli ambienti giudiziari: è morto Antonio Rossomando, torinese, uno degli avvocati penalisti più conosciuti e apprezzati in Italia. Aveva 90 anni. La notizia è stata data a Torino nel corso di un evento del Pd, al quale la figlia, Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, non ha potuto partecipare. Antonio Rossomando era nato a Tropea. Si laureò in giurisprudenza a Palermo nel 1956. La maggior parte della sua attività professionale si svolse a Torino. Fra il 2001 e il 2005 fu anche presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati torinesi.

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