Nelle prime settimane dopo il primo caso ufficiale di Covid in Italia, quello accertato all’ospedale di Codogno, nel Lodigiano, mentre si profilava all’orizzonte l”onda anomala” della pandemia, era caos ovunque. Nei palazzi romani, dove i tecnici, in contatto con gli esperti Oms, e i politici tentavano di tenere la ‘barra diritta’ e di riflesso a livello locale, soprattutto in Lombardia la regione più colpita. A testimoniarlo, tra l’altro, la “polemica” sui tamponi. Farli “a tutti adesso è la cazzata del secolo” , scriveva il 15 marzo di tre anni fa Ranieri Guerra, allora numero due dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, a Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss. Nella chat, tra le tante agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid in Val Seriana, Brusaferro, che già all’indomani di Paziente 1, quando le richieste stavano cominciando a innondare gli ospedali, aveva manifestato il suo scetticismo sull’uso massiccio dei test, rispondeva: “No è che ognuno va per conto suo”.
E il direttore vicario dell’organismo dell’Onu convinto della sua linea, rassicurava: “ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti… ha convenuto, spero..”. Allora, come ricostruisce l’inchiesta, su indicazione di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, si era deciso di eseguire i tamponi ai soli casi di sindrome simil-influenzale e di sindrome da di stress respiratorio acuto, e non a chiunque. Questo benché, il 25 febbraio 2020, ai tecnici di ministero e Cts da Londra era stato comunicato che “oltre 2/3 dei portatori sani provenienti dalla Cina sono rimasi ‘undetected’ e hanno avuto il tempo di diffondere il virus”.
Come il ministero, la task force, il Cts, e le Regioni, fossero impreparate e senza scorte e come, per dirla con le parole dell’allora capo di Gabinetto di Lungotevere ripa Goffrero Zaccardi, “non sono stati all’altezza”, lo racconta in quei giorni anche Giuseppe Ruocco, a una funzionaria ministeriale con cui si scambiava messaggi e commenti quotidiani. “Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e Ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui, la guerra mondiale”. Con il premier che era “preoccupato” e non faceva altro che dire “che guaio” e Speranza era nel “pallone” mentre il sistema sanitario che ‘non teneva’. Non solo tamponi centellinati, terapie intensive insufficienti, carenza di respiratori, e, tra l’altro, procedure farraginose.
“Mancano le maschere, – chattava il dirigente -, Conte ci fa cambiare le misure per la prossima settimana – (chiusure/aperture) mano a mano che sentono le regioni; ci chiedono di ipotizzare ospedali da campo e attrezzature relative; ci chiedono linee guida per la gestione sub intensiva dei pazienti etc etc”. Insomma “ci hanno fatto andare in guerra come gli italiani in Russia, con le scarpe di cartone”, aveva recriminato l’allora assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, pure lui tra gli indagati dai pm bergamaschi per non aver attuato il piano pandemico regionale. Basti pensare che a proposito delle mascherine, non solo all’ospedale di Alzano era stato autorizzato l’uso di quelle contenute nei kit anti incendio, ma si credeva anche potesse bastare coprire bocca e naso con un fazzoletto piegato. “Idea da valutare con cautela” aveva scritto Speranza a Brusaferro nell’aprile di quell’anno aggiungendo “va anche detto che uso massivo di mascherine non è garanzia di stop contagio”.
I messaggi riportati nella relazione monstre degli investigatori che hanno lavorato alle indagini tracciano un quadro che ha portato anche il microbiologo e ora senatore del Pd Andrea Crisanti, nella sua consulenza depositata alla Procura, a scrivere un vero e proprio atto d’accusa su omissioni, ritardi, inefficienze. “Dire siamo tutti assolti, va tutto bene secondo me significa aprire la strada a una situazione di impreparazione la prossima volta” ha detto in tv, con conseguente levata di scudi da parte dei legali degli indagati per via delle interviste rilasciate ‘a nastro’ in questi giorni.
“Le difese sono esterrefatte constatando che Crisanti consulente del pm compaia quotidianamente in tv ribadendo le sue teorie accusatorie e sostenendo la doverosità dell’iniziativa giudiziaria”, ha affermato Jacopo Pensa che assieme a Federico Papa difende Fontana “La procura di Bergamo – ha concluso – ha il dovere di diffidarlo da tali insistenti apparizioni”.