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Esteri

I 75 anni di re Carlo, prove di disgelo col figlio Harry

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Ha tagliato il traguardo dei 75 anni re Carlo III. E lo ha fatto con una giornata volutamente intensa, fra gli impegni pubblici di un sovrano che non sente l’età ed appare più che mai attivo e i momenti familiari di un padre pronto a riallacciare i rapporti col figlio ‘ribelle’. Con Harry è infatti arrivata l’attesa telefonata di riavvicinamento dopo molte tensioni. Un genetliaco passato quindi tra celebrazioni coi sudditi (torta inclusa) e iniziative sociali simboliche. Ma, come di consuetudine, trascorso più che altro in privato. La tradizione prevede infatti per i regnanti un altro ‘compleanno ufficiale’, come accadeva per la regina Elisabetta, con una serie di eventi pubblici organizzati a Londra quasi sempre nel mese di giugno.

Carlo III, come mostrato sin dalla sua ascesa al trono, vuole mostrarsi presente sulla scena pubblica per dare un’aria di modernità all’istituzione monarchica e al contempo rafforzare la sua immagine rispetto alle aspettative iniziali dei più d’un mero regno di transizione. Ma l’importanza della famiglia resta centrale. Lo testimonia la chiamata ricevuta dall’altra parte dell’Oceano: quella di Harry, auto-esiliatosi negli Usa con la moglie Meghan dopo il traumatico strappo dalla Royal Family nel 2020, ma pronto a mettere da parte le tensioni almeno per fare gli auguri al padre. Telefonata capace di segnare un momento di distensione fra il sovrano e il suo secondogenito, anche in assenza di quell’incontro riconciliatorio che, secondo il gossip dei tabloid, il re avrebbe cercato nelle settimane scorse di organizzare proprio per il suo compleanno, a dispetto di qualche resistenza attribuita a Camilla e più ancora all’erede al trono William, che col fratello minore pare resti tuttora ai ferri corti.

Questioni familiari a parte, mentre a Londra venivano sparate le salve di cannone per i festeggiamenti il sovrano ha offerto un banchetto a un gruppo scelto di sudditi coetanei, tutti 75enni, nella residenza di campagna di Highgrove, nel Gloucestershire. Ma soprattutto ha lanciato con la regina Camilla il Coronation Food Project, iniziativa a lui molto cara realizzata insieme alle organizzazioni di cui è patron. L’inaugurazione si è tenuta in un centro per la distribuzione di cibo ai senzatetto a Didcot, nell’Oxfordshire, che utilizza gli alimenti prodotti in eccedenza.

“Il bisogno di cibo è un problema reale e urgente quanto lo spreco alimentare”, ha scritto il sovrano nel suo articolo su Big Issue, magazine dedicato alla vita dei “senza fissa dimora” che nell’ultimo numero ha riservato la copertina al ritratto di Carlo. Durante l’evento il monarca ha parlato a lungo coi volontari e gli homeless, dimostrando ancora una volta una speciale attenzione a temi che vanno dall’ambiente ai disagi socioeconomici aggravati dal carovita nel Regno Unito: anche in apparente contrasto con certe prese di posizione del governo conservatore in carica. Ancor di più se si considera quanto accaduto in queste ore col siluramento di Suella Braverman, che come ministra degli Interni si era lasciata andare a esternazioni sui migranti assimilati a “invasori” o sulla condizione sociale dei senzatetto liquidata a “scelta di vita”.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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