Intervistato dal Corriere della Sera, Luca Sardella (foto Imagoeconomica in evidenza) ha svelato l’origine della sua famosa coppola: «Ero all’inizio della mia carriera e Pippo Baudo mi disse che avrei dovuto scegliere un look riconoscibile. Da allora non ho mai smesso di portarla». Oggi ne possiede ben 358, ciascuna abbinata a una camicia della stessa stoffa: «La tolgo solo la domenica, quando vado in chiesa».
Una carriera tra piante e musica
Sardella, agronomo, cantante e precursore della divulgazione sul verde in tv, racconta: «Sono stato il primo a parlare di questi temi. Parlo di piante da 37 anni e la gente ancora mi ringrazia per aver portato il verde nei loro balconi».
La passione nasce dalla sua infanzia difficile ma ricca di affetto in Puglia: «Cantavo le canzoni di Celentano e piantavo i semi raccolti per strada. Promisi ai miei genitori che sarei diventato sia agronomo che cantante».
Gli inizi difficili a Milano
Sardella arriva a Milano in autostop, dormendo la prima notte con un senzatetto: «Non ero triste, avevo obiettivi precisi. Cominciai a lavorare alla Innocenti Auto e intanto tentai di sfondare nella musica. Nel 1980 incisi il primo reggae italiano, “Mi rode, mi scoppia”».
L’incontro decisivo con Pippo Baudo
Fu Pippo Baudo a introdurlo nel mondo televisivo, dopo aver risolto con metodi naturali un problema di formiche a casa del noto presentatore. «Da allora mi invitò nelle sue trasmissioni, chiedendomi però di non abbandonare mai il mio interesse per le piante», racconta Sardella.
Il successo televisivo
Il grande successo arrivò con programmi come “Una pianta al giorno”, “Verdissimo” e soprattutto “La vecchia fattoria” nel 1998. «Aveva un enorme seguito, trattava di agricoltura e ambiente. Poi me la tolsero, forse dava fastidio».
Sardella rifiutò anche la conduzione de “La prova del cuoco”, preferendo seguire un percorso personale e creativo: «Mi chiamò Agostino Saccà per quel programma, ma dissi no. Antonella Clerici è bravissima, io ho preferito proseguire per la mia strada».
LUCA SARDELLA (Foto Imagoeconomica)
Consigli pratici e amore per le piante
Secondo Sardella, il suo successo deriva dalla credibilità: «I miei consigli funzionano davvero, ad esempio, tenere in camera una pianta di Aloe vera aiuta a dormire meglio».
Sulle piante, rivela: «Parlano tra loro e soffrono se stanno da sole. Bisogna curarle con affetto, percepiscono chi se ne prende cura davvero».
Lavorare con la figlia Daniela
Attualmente conduce insieme alla figlia Daniela, avvocata e criminologa con specializzazione in diritto ambientale, il programma Rai “Green Lovers”: «Sono orgoglioso di lei, lavoriamo molto con i giovani».
Le collaborazioni illustri
Tra i tanti incontri illustri, spiccano quelli con Michael Jackson e Re Carlo. «A Neverland realizzai una parete di limoni e fragole. Michael ne fu entusiasta e regalò a mia figlia alcune canzoni inedite, che resteranno private per rispetto». Sardella è stato anche invitato da Re Carlo alla sua incoronazione, dopo aver risolto problemi con le piante di Buckingham Palace.
Il futuro e la musica
Sardella continua con soddisfazione la sua carriera, ma vorrebbe maggiore attenzione politica e televisiva verso i temi ambientali. Intanto, sta lavorando al suo nuovo album con testi di Mogol: «Non sapeva che avessi scritto io lo spot del Vecchio amaro del Capo. Ora siamo amici e collaboriamo».
Filmato per la prima volta uno dei più elusivi e misteriosi abitanti degli abissi: si tratta del calamaro colossale Mesonychoteuthis hamiltoni, l’invertebrato più pesante al mondo, che può raggiungere i 7 metri di lunghezza e i 500 chili di peso. La sua esistenza era nota da un secolo, ma finora nessun esemplare vivo era mai stato visto nuotare nel suo habitat naturale. La svolta è arrivata lo scorso 9 marzo, quando un cucciolo lungo appena 30 centimetri è stato ripreso a 600 metri di profondità nell’Oceano Atlantico meridionale dal robot subacqueo SuBastian dello Schmidt Ocean Institute.
L’inaspettato incontro è avvenuto mentre i ricercatori a bordo della nave ‘Falkor (too)’ stavano conducendo una spedizione di 35 giorni vicino alle Isole Sandwich Australi per censire nuove forme di vita marina. Il video ottenuto grazie al robot sottomarino rappresenta la prima testimonianza dell’esistenza in vita di questo animale (più grosso del celebre calamaro gigante), che fino a oggi era stato documentato solo attraverso esemplari morti o osservazioni indirette.
“È emozionante vedere il primo filmato in situ di un giovane esemplare di calamaro colossale: per cento anni li abbiamo incontrati principalmente come prede rimaste negli stomaci di balene e uccelli marini e come predatori di merluzzi catturati”, spiega la biologa marina Kat Bolstad dell’Università di Tecnologia di Auckland, una degli esperti indipendenti consultati dal team della spedizione scientifica per verificare il filmato. Una delle caratteristiche distintive del calamaro colossale è la presenza di uncini al centro delle sue otto braccia. I cuccioli hanno corpi trasparenti e uncini affilati all’estremità dei due tentacoli più lunghi, ma crescendo perdono il loro aspetto trasparente. Nel video si può notare l’iridescenza dei bulbi oculari che spiccano nel buio dell’oceano.
È iniziato il viaggio verso la libertà nel Santuario degli elefanti del Brasile, nello stato di Mato Grosso, dell’elefantessa africana Pupy, l’ultimo animale di grande taglia che rimaneva nell’Ecoparco di Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. Lo riporta il quotidiano Clarín. Pupy è partita ieri, accompagnata dal personale specializzato dell’Ecoparco e del Santuario che con la loro vasta esperienza nei trasferimenti di elefanti, garantiranno il suo benessere in ogni fase del trasferimento di circa 2.700 km che richiederà tra i quattro e i cinque giorni.
Il trasferimento include fermate programmate e per i tempi dipenderà dalle condizioni climatiche, dal traffico e dai tempi di dogana ma il suo arrivo nel Santuario degli elefanti del Brasile, il primo rifugio di questo tipo creato in America Latina gestito dall’organizzazione internazionale Global Sanctuary for Elephants in collaborazione con l’ong Elephant Voices, è previsto per venerdì 18 aprile.
Il marzo del 2025 è stato il secondo più caldo della storia a livello globale, con una temperatura media sulla superficie terrestre di 14,06 gradi, 0,65 gradi sopra la media del trentennio di riferimento 1991-2020, e 1,60 sopra il livello pre-industriale (1850-1900) di marzo. Il marzo di quest’anno è stato di 0,08 gradi più freddo di quello record del 2024, e solo mariginalmente più caldo (di 0,02 gradi) del terzo più caldo, nel 2016. Il mese appena trascorso è stato il 20esimo degli ultimi 21 mesi nel quale la temperatura globale dell’aria sulla superficie è stata di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale. Il periodo di 12 mesi da aprile 2024 a marzo 2025 è stato di 0,71 gradi sopra la media 1991-2020 e di 1,59 gradi sopra il livello pre-industriale 1850-1900.