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Politica

Grana tetto stipendi. Ciucci, non per il Cda del Ponte

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Non solo lo sforamento del tetto agli stipendi dei manager pubblici, anche le deroghe sui pensionati. Continua a raccogliere critiche il decreto asset che arriverà nel tardo pomeriggio di lunedì sul tavolo del Consiglio dei ministri, tra gli ultimi atti prima della pausa estiva. Non basta a placare le opposizioni l’assicurazione dell’ad della società Stretto di Messina, che la norma sia pensata solamente per reclutare i migliori tecnici sul mercato per costruire la maxi-opera e non per alzare i compensi del cda. I partiti di minoranza puntano il dito anche contro altre misure del decreto, come l’innalzamento dei limiti per i campi elettromagnetici. In realtà i decreti sono due, entrambi omnibus, nel senso che abbracciano le materie più svariate.

Il decreto giustizia spazia dall’estensione delle intercettazioni alle pene più severe per chi appicca gli incendi (proprio mentre la Sardegna brucia), dall’8 per mille anche per il recupero delle tossicodipendenze fino all’addio all’autoisolamento Covid, per finire con la riorganizzazione del ministero della Cultura. Materie parecchio eterogenee – già finite, come metodo di azione, sotto osservazione da parte della presidenza della Repubblica – come altrettanto eterogenei sono i campi in cui interviene il decreto asset, anche se guidato dall’intento di tutelare gli utenti, i settori strategici e gli investimenti. In questo caso la bozza affronta la questione del caro-voli e dei taxi, ma poi stanzia fondi per i piccoli comuni per la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti, altri per contrastare il granchio blu che infesta i mari e la peronospora che attacca le vigne, e mette le basi di quel “chips act” italiano annunciato dal ministro Adolfo Urso e dalla stessa premier Giorgia Meloni. Infine innalza anche i limiti per i campi elettromagnetici, scelta “del tutto irrazionale e pericolosa per la salute pubblica”, dicono 50 scienziati esperti della materia in un appello al governo a ripensarci.

Le misure che fanno più discutere sono però quelle per il Ponte sullo Stretto. La bozza prevede una deroga al tetto agli stipendi dei manager e anche per le assunzioni dei dipendenti, oltre a consentire che il cumulo tra pensione e compensi possa superare i 240mila euro. “Era e rimane una mangiatoia di Stato”, accusa il verde Angelo Bonelli dopo che tutti i partiti di opposizione si erano già schierati contro lo sforamento del tetto. Ma, si difende l’ad della società, si tratta di una misura che non si applicherà al consiglio di amministrazione (per il quale quando la Stretto di Messina spa è stata riportata in vita è stato previsto un compenso complessivo di 125mila euro).

Servirà invece per “l’assunzione di dipendenti, ovvero ingegneri ed esperti con le massime competenze”, spiega Ciucci, ricordando che la società assumerà “100 risorse da Anas e Rfi”, senza aggravi per le casse pubbliche quindi, e “aziende per le quali il tetto non è previsto”. Si tratta del “più grande investimento degli ultimi decenni” per cui, l’argomentazione, “la società deve poter contare sulle migliori professionalità ingegneristiche e tecniche” che sul mercato possono guadagnare ben più di 240mila euro. Per il momento nessuno ministro, né Palazzo Chigi, si è espresso ufficialmente sulla misura che avrebbe però sollevato qualche perplessità non solo tra i parlamentari di opposizione. Se ci sarà una retromarcia si vedrà all’esito del Cdm mentre la maggioranza già ne ha annunciata un’altra, in questo caso su una misura approvata dalle Camere come modifica al decreto infrazioni.

Si tratta di una restrizione della possibilità di ottenere rimborsi di spese e interessi in caso di estinzione anticipata dei prestiti. Una misura che era stata introdotta per tutti in epoca Covid e che l’emendamento di Lega e Fdi limitava. A distanza di nemmeno un mese il dietrofront: la norma, fa sapere Fratelli d’Italia, sarà “abrogata nel primo provvedimento utile”.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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