Il favoloso mondo della politica ci lascia a bocca aperta. E’ talmente inventivo, anzi, che ce la fa aprire al mattino, la bocca, per la sorpresa e non ce la fa chiudere più durante il giorno. Per fortuna la notte dormiamo. Almeno, chi può….
“La destra è compatta”: dixit Giorgia Meloni, una che passa per essere “coerente”. Il suo partito, Fratelli d’Italia, ha deciso di n.o.n. entrare nel costituendo governo Draghi dove invece entreranno, a quanto pare, gli altri partiti di destra, segnatamente la Lega e Forza Italia. La destra si attesta dunque sugli opposti fronti della maggioranza e dell’opposizione: è il discrimine fondamentale nei regimi democratico-parlamentari. Non l’unico, si capisce, ma quello fondamentale. Eppure, dicono i leader della destra, “la destra è compatta”.
Vi sembrerà strano, lo so, ma io non mi scandalizzo del fatto che in realtà “non so” su cosa la destra si sia sbriciolata: su quale principio, voglio dire, di là dal “partecipare” a un Esecutivo, salire su un carro, infilarsi da qualche parte. Non so su quale riforma si sia divisa, su quale azione di governo, su quale posizione di potere: il Presidente incaricato, infatti, tace su tutto. E offre questo silenzio come l’universale “specchio delle mie brame” nel quale ciascuno vede quello che vuole. Persino Landini è fiducioso, persino Bonomi.
Grillo insegue senza ritegno il suo estro comico e addirittura vede, in quello specchio, se stesso come immagine di Draghi. Esulta, dopo averlo incontrato: è grillino dice, annunciando di aver portato a casaun fantomatico “Ministero della transizione ecologica” . La transizione ecologica, già, qualcosa di cui nel nostro Paese non c’è la minima cultura, mentre altrove in questi anni di suprema indifferenza italica si sono accumulati libri come questo, recentisssimo, dei miei colleghi geografi V. Berdoulay e O. Soubeyran su “L’aménagement face à la menace climatique. Le défi de l’adaptation” (Grenoble, 2020).
In realtà, dopo il conferimento dell’incarico a Mario Draghi non c’è stata nessuna trattativa con nessuno. Meditate, gente, e imparate dal capitalismo illuminato – sì, esattamente: quello che stiamo facendo “santo subito”- questa sublime, nuova arte negoziale: che consiste nel n.o.n. fare negoziati.
Dichiarazione del Prof Mario Draghi al termine del colloqui con il Presidente Sergio Mattarella,al Quirinale (foto di Francesco Ammendola)
Ciò detto, confesso che sono affascinato da questa negazione dell’evidenza messa in scena dalla destra. Non è la prima volta, lo so: durante tutto il “Conte 1”, con Salvini dentro mentre Berlusconi e Meloni erano fuori, abbiamo visto questo copione della “destra compatta”. Copione che un pò mi ricorda, non so bene, se il bambino che nega sino allo spasimo di essere stato lui a mangiare la marmellata di cui ha il grugnetto imbrattato, o quella tal moglie che, sorpresa dal marito con un altro uomo in camera da letto, si affanna a spiegargli che le cose non stanno come possono sembrare.
Nel frattempo, la pulsione irresistibile dei media a parlare del totoministri fa la sua parte. Apprendiamo così che alcune starlette dell’epidemiologia televisiva avrebbero detto che sono pronte a “dare una mano”: beninteso, se serve al Paese.
Cioè queste persone che sono in genere degli eccellenti ricercatori e qualche volta anche degli ottimi clinici, sarebbero disposti a fare i Ministri. A guidare il dicastero della Salute, immagino. A curriculum, per questo incarico, possono vantare le apparizioni in TV. Sono volti popolari, insomma, anche se hanno dato dubbie prove delle loro qualità comunicative e nessuna prova delle loro attitudini manageriali e, men che meno, delle loro competenze esecutive. A loro, evidentemente, Paolo Paruta, per dire un pensatore della modernità, non ha insegnato niente: e si può capire, perché è assai probabile che “Della perfezione della vita politica” (Venezia, 1579) non conoscono neppure l’esistenza. Ma non ha loro insegnato niente, temo, neanche Gino Strada, che pure qualche titolo per fare il Ministro ce l’avrebbe, ed è finito a fare, da volontario, l’umile portatore d’acqua in Calabria.
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
Artista eclettico e cittadino del mondo, Mika (foto Imagoeconomica in evidenza) si prepara a tornare in Italia per quattro concerti estivi (Umbria Jazz, No Borders, Este Music Festival e Anfiteatro del Vittoriale). Ma prima, il cantante sarà protagonista su Rai1: condurrà la serata di premiazione dei David di Donatello mercoledì 7 maggio. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mika racconta il suo amore per l’Italia e per il cinema.
«Sono un grande fan del cinema che sa essere leggero, poetico, politico», racconta, ricordando come non servisse conoscere la lingua italiana per capire i grandi maestri del nostro cinema: «È un dialogo universale». La sua conduzione ai David sarà pensata per celebrare tutto il mondo del cinema, non solo le star ma anche gli artigiani che rendono possibile la magia del grande schermo.
Accanto a lui sul palco ci sarà Elena Sofia Ricci, che definisce «una donna forte, intellettuale, emozionale, favolosamente diva». Mika, con la sua naturalezza, respinge l’etichetta di «divo» per sé stesso: «Nella vita sono normale, ma sul palco mi trasformo: è un rito spirituale».
L’arte come salvezza e la doppia vita degli artisti
Mika si racconta senza filtri, ammettendo quanto la cultura della fama sia tossica e di quanto sia importante per lui rifugiarsi nella parte artigianale e creativa del suo lavoro: «L’artigianato mi salva dagli aspetti superficiali, è una cura». La differenza tra il sé pubblico e il sé privato è marcata: sul palco energia pura, a casa, davanti a un pianoforte, la paura del foglio bianco.
Ripercorrendo la sua infanzia, Mika spiega di aver avuto «l’infanzia più bella del mondo» nonostante le difficoltà scolastiche: «La musica mi ha salvato la vita». E racconta come ogni sua identità culturale abbia lasciato un segno profondo: dalla praticità americana, alla disciplina inglese, al gioco delle parole francese, fino all’anima colorata e malinconica libanese.
Da X Factor ai David: un percorso sorprendente
Indimenticabile il suo primo impatto con X Factor Italia: «Non capivo nulla di quello che dicevano Simona Ventura, Morgan ed Elio… mi chiesi perché avessi accettato», confessa sorridendo. Ma proprio da quel momento è iniziato un rapporto d’amore con il nostro Paese che dura ancora oggi.
E ora, ai David di Donatello, Mika porterà poesia, eleganza e un tributo profondo al cinema italiano, nel rispetto della sua grande tradizione e della sua capacità unica di emozionare il mondo.
Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.
MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING
Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.
Il bilancio della gestione Ibarra
Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.
«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.
La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche
Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.
Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.
Bersani e politica che si fa con l’orecchio a terra: dallo sciopero delle prostitute ai rimpianti sullo ius soli
Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre episodi della sua vita politica e personale: dalle liberalizzazioni allo sciopero delle prostitute, passando per il rimpianto sullo ius soli.
Pier Luigi Bersani (foto Imagoeconomica in evidenza), ex segretario del Pd, si racconta in un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo episodi personali e politici che hanno segnato la sua vita e l’Italia contemporanea.
Nel suo nuovo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), Bersani intreccia la politica, le battaglie sociali e i ricordi personali, come l’episodio curioso dello sciopero delle prostitute a Piacenza negli anni Settanta e la protesta dei commercianti sotto casa dei suoi genitori a Bettola, quando da ministro avviò le famose liberalizzazioni.
L’episodio delle prostitute e la lezione sulla politica
Durante la pedonalizzazione di un tratto della via Emilia, le prostitute protestarono. Il giovane Bersani, allora responsabile cultura del Pci locale, seguì l’episodio da vicino: «Un amministratore deve avere a cuore i problemi di tutti, anche quelli più difficili», ricorda.
Le liberalizzazioni e il pullman a Bettola
Nel 1996, da ministro, la sua “lenzuolata” per liberalizzare il commercio suscitò la rabbia dei commercianti. Una delegazione arrivò addirittura sotto casa dei suoi genitori. Ma l’accoglienza calorosa dei suoi — ciambelle e vino bianco — trasformò la protesta in una festa, segnando un inatteso boomerang per i contestatori.
La sfida canora con Umberto Eco
Bersani racconta anche della famosa sfida canora al convegno di Gargonza nel 1997, quando sconfisse Umberto Ecointonando canti religiosi: «Da noi era obbligatorio fare i chierichetti, non iscriversi subito alla Fgci».
Il rimpianto dello ius soli
Se fosse diventato premier nel 2013, Bersani avrebbe voluto introdurre lo ius soli con un decreto legge già alla prima seduta del Consiglio dei Ministri. Un rimpianto che ancora oggi pesa: «Se parti dagli ultimi, migliori la società per tutti».
I 101 e la caduta di Prodi
Bersani ammette di conoscere l’identità di circa «71-72» dei famosi 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodinella corsa al Quirinale. «C’erano renziani e non solo. Alcuni mi confessarono la verità piangendo».
Il rapporto con la morte
Dopo un grave problema di salute nel 2014, Bersani parla della morte con una serenità disarmante: «È più semplice di quanto pensassi. È la vita che si riassume in quell’istante». La sua fede è ora una ricerca continua: «Chi ha già trovato dovrebbe continuare a cercare».