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Governo cerca fondi per la sanità, Italia coda del G7

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Fanalino di coda nel G7 e soltanto sedicesima tra i Paesi europei dell’Ocse per la spesa sanitaria pubblica. L’Italia “deve al più presto invertire la rotta, altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute”. L’analisi della Fondazione Gimbe piomba sulla discussione sulla Manovra e accende il dibattito politico, con la segretaria del Pd, Elly Schlein che commenta: il Governo “sta già tagliando i servizi alle persone” nella sanità e questo “non è accettabile”. Mentre i tecnici sono a caccia di 4 miliardi, è ripresa sotto buoni auspici la trattativa sul contratto dei medici. La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022, secondo il report di Gimbe, si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti rispetto alla media Ocse del 7,1%, con 13 Paesi dell’Europa che investono più dell’Italia. Il gap è forte anche per la spesa sanitaria pro-capite: in Italia è a 3.255 dollari a fronte della media Ocse di 3.899 e in Europa 15 Paesi ci passano avanti. I dati in prospettiva sono ancora meno rosei: nel Def approvato ad aprile per il 2023 la spesa sanitaria si attesta al 6,7% del Pil, ma nel 2024 è destinata a calare al 6,3% e nel 2025 al 6,2% del Pil.

Per dare ossigeno alle risorse per il personale sanitario, la richiesta del ministro della Salute Orazio Schillaci, rilanciata anche dai sindacati, resta quella di 4 miliardi in manovra per rimpolpare il Fondo sanitario nazionale (che per il 2023 è di 128,8 miliardi). Un primo passaggio con il ministro dell’Economia Giorgetti aveva fatto emergere la necessità di una mediazione, la cui misura potrà essere verificata dalla prossima settimana. D’altronde, salvo la breve parentesi della pandemia Covid, da anni la sanità è compressa da spending review e blocco del turnover del personale. “Tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza, siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili, frutto della miopia della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato o non investito in sanità”, commenta il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta. E, come sottolinea l’ex ministro della salute Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori del Pd, “dietro i numeri ci sono le persone: i pazienti sono sempre più discriminati nell’accesso a prevenzione e terapie a seconda della regione di provenienza e al censo, mentre medici e infermieri migrano verso il privato o paesi più attrattivi”.

Incalza il Movimento 5 stelle. “La pandemia Covid – affermano senatori e deputati M5s in Commissione Affari Sociali – non ha insegnato niente” e il governo “al di là dei vuoti slogan, preferisce sacrificare la salute sull’altare della spesa militare e dei finanziamenti alle squadre di calcio”. Il nodo risorse alla sanità agita anche le regioni. “Continuando così – commenta Raffaele Donini, assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna e coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni – rischiamo di dover abdicare totalmente al privato, negando il diritto alla salute”. Un rischio reso più concreto dalla riforma dell’autonomia differenziata. Per questo l’Emilia Romagna e la Toscana hanno messo a punto un progetto di legge per portare il Fondo sanitario nazionale al 7,5% del Pil, assicurando che non scenda mai al di sotto.

Se il Governo è alle prese con una strada in salita, un altro percorso sembra avviarsi a conclusione, ovvero la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei medici per il triennio 2019-21. Passi avanti, anche se non si è giunti alla firma, sono stati fatti nell’incontro all’Aran dopo la pausa estiva. La nuova bozza prevede aumenti netti di circa 100 euro pro capite in busta paga, che lordi si attestano intorno ai 248,spiegano i sindacati Anaao e Cimo. “La palla passa ora alle regioni” per aspetti relativi all’orario di lavoro, ai fondi contrattuali, al servizio fuori sede. Il prossimo incontro sarà il 20 settembre e, concludono, se “non ci saranno le condizioni per un accordo soddisfacente saremo costretti ad azioni sindacali”.

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Economia

Il Tar conferma multa da 450mila euro per Google

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Google ha violato il divieto di pubblicità al gioco e alle scommesse e per questo il Tar del Lazio ha confermato la multa da 450mila euro comminata da Agcom per violazione del decreto Dignità. Con un’ordinanza il tribunale amministrativo regionale ha infatti respinto la domanda cautelare del colosso dell’internet. Al centro della questione dei video pubblicati sulla piattaforma Youtube (di proprietà di Google) “dal content creator Spike, che, come notificato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, violano il divieto di pubblicità a giochi e scommesse introdotto nel 2018”. Secondo i giudici “non sembra che la ricorrente abbia provato la sussistenza di elementi idonei ad escludere la propria colpa, essendosi limitata ad affermare che ‘nella specie, non è stata mai selezionata la casella della promozione a pagamento nei dettagli relativi ai Video Contestati’ e che la mancata selezione della suddetta casella le avrebbe impedito di ‘controllare a priori se il contenuto promosso violi o meno le policy di YouTube”.

Google aveva presentato una domanda per l’annullamento della delibera con cui l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l’aveva sanzionata per la violazione del divieto di pubblicità al gioco in base al Decreto dignità. La decisione di Agcom risale al marzo scorso e nella delibera veniva spiegato che l’Authority tra luglio e settembre 2023 aveva condotto un’attività di vigilanza sulla pagina web del canale YouTube ‘Spike slot 2022’ dalla quale era emerso che il canale, creato “il 1° settembre 2022 con oltre 50.000 iscritti e 23.000.000 visualizzazioni”, ospitava “numerosi video (pari, rispettivamente in ciascuna delle tre giornate di accertamento, a 287, 325 e 330 video del content creator Spike) tutti con contenuti afferenti alla pubblicità di giochi con vincite in denaro”.

Alla luce della contestazione e della sanzione Google aveva evidenziato che “l’Autorità è priva di giurisdizione nei confronti di Google in relazione all’oggetto della contestazione” e che “il divieto di pubblicità italiano sarebbe inapplicabile nei suoi confronti”. In merito all’eccezione sollevata circa la presunta carenza di giurisdizione dell’Autorità in ragione dell’inapplicabilità del decreto Dignità, l’Agcom aveva obiettato che “il legislatore europeo ha ritenuto di non disciplinare a livello europeo la comunicazione commerciale afferente ai giochi con vincite in denaro ma di lasciare ciascuno Stato membro libero di inserire previsioni ad hoc”.

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Aria di crisi tra Jennifer Lopez e Ben Affleck, secondo divorzio?

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C’e’ qualcosa che non va nella nella love story tra Jennifer Lopez e Ben Affleck. Non siamo ancora la divorzio, ma a neanche due anni dalle nozze celebrate a sorpresa a Las Vegas, “ci sono problemi” tra i due, ha detto un insider dei ‘Bennifer’ al sito di Us Weekly. “Le cose hanno cominciato a non andare alcuni mesi fa, quando lei ha cominciato a prepararsi per andare in tournee ed era concentratissima. Col risultato che per la maggior parte del tempo ora non sono sulla stessa pagina”, ha detto la fonte.

Le voci circolavano da giorni ed e’ da marzo che Jen e Ben non vengono fotografati assieme, cosi’, quando il 6 maggio JLo ha fatto da madrina al gala del Met ed e’ salita da sola sulla scalinata del museo, il livello del gossip e’ salito alle stelle. Vero e’ che il marito era impegnato nelle riprese di un nuovo film, The Accountant 2, ma questo non aveva impedito la sera prima al premio oscar di Argo di presenziare alla festa in onore dell’ex campione di football Tom Brady trasmessa su Netflix in diretta streaming. Solo tre anni fa, su quello stesso tappeto rosso del museo, i due si erano baciati appassionatamente rivelando ai media il ritorno di fiamma dell’antica passione.

Ed e’ cosi’ che il sito di pettegolezzi Tmz ha cominciato a indagare scoprendo che Ben vive da una settimana da solo a Brentwood, non lontano dalla casa dell’ex moglie Jennifer Garner. Ben e Jen si erano conosciuti sul set del film ‘Amore estremo – Tough Love’ (‘Gigli’ del 2003) ed erano stati in coppia una prima volta tra 2002 e 2004 arrivando sul punto di sposarsi, ma il matrimonio era stato cancellato a soli quattro giorni dalla cerimonia, ufficiosamente a causa della “eccessiva attenzione dei media”. Entrambi hanno ancora la fede al dito, la relazione pero’ sembrerebbe tornata sulle montagne russe. Jennifer nei giorni scorsi e’ stata fotografata con un’amica mentre visitava case da comprare a Los Angeles: “Solo per investimento”, ha assicurato l’insider.

Mentre un’altra fonte ha spifferato a InTouch che i due si sono imbarcati in una terapia di coppia: “Ben ci crede fino a un certo punto, ma e’ pronto a impegnarsi con mente sgombra da pregiudizi, anche se trova l’intero processo umiliante”. Ben e Jen si sono sposati il 17 luglio 2022 su una Cadillac rosa confetto nella celebre Little White Wedding Chapel di Las Vegas davanti ai rispettivi figli: lei ne ha avuti due con il terzo marito Marc Anthony, lui tre dalla Garner. “Valeva la pena di attendere. Ieri e’ stata la notte piu’ bella delle nostre vite”, aveva scritto all’epoca la nei Mrs. Affleck sulla sua newsletter “On the JLo”.

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Cronache

Caso Toti, Ilaria Cavo: avvisai presidente che i Testa non mi piacevano

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“Avvisai il presidente che i fratelli Testa non mi piacevano”. E’ quanto detto dalla deputata Ilaria Cavo nel corso della sua audizione come persona informata dei fatti. La giornalista è stata sentita in caserma nei giorni scorsi dal sostituto procuratore Federico Manotti (che insieme al collega Luca Monteverde ha coordinato le indagini) nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che ha portato ai domiciliari il governatore. I fratelli Testa, Angelo Arturo e Italo Maurizio, sono indagati anche loro per voto di scambio aggravato dall’aver agevolato la mafia.

Per gli inquirenti i due gemelli sarebbero stati i referenti di un clan mafioso e avrebbero convinto la comunità riesina a votare il partito di Toti e i suoi candidati (tra cui la stessa Cavo) in cambio di posti di lavoro.La parlamentare ha ammesso di averli conosciuti in un ristorante nei pressi di Bergamo mentre andava in settimana bianca. Si offrirono di aiutarla chiedendo a loro volta una mano per avere posti di lavoro “magari dentro Autostrade”. Cavo, ha spiegato in caserma, “nei mesi successivi si fecero troppo insistenti, si comportavano in una maniera che non mi piaceva affatto”.

Per questo chiamò prima l’onorevole Alessandro Sorte, che aveva fatto da tramite, e poi avvisò lo stesso Toti che quei due non le “piacevano”. Un avvertimento, secondo gli inquirenti, non colto dal presidente. In un’intercettazione tra i due fratelli raccontano come Toti li avesse presi sottobraccio durante un evento elettorale chiedendo di “aiutare comunque” Cavo visto che loro erano “dei bulldozer”.

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