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Cronache

Gli orchi del parco Verde di Caivano, dopo le condanne per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo ora rischiano il processo per l’assassinio del piccolo

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https://youtu.be/xOuF-EmE_h0
Marianna Fabozzi e Raimondo Caputo. Li hanno definiti gli orchi del parco Verde. Sono stati condannati per le violenze e per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo. Oggi sono alla sbarra ancora una volta perché accusati rispettivamente anche dell’omicidio del figlio di lei, Antonio Giglio, e di favoreggiamento. In questo contesto il Caputo é accusato di aver depistato le indagini per l’omicidio  del piccolo, di soli 4 anni. Il piccolo Antonio  precipitò da una finestra del Parco Verde di Caivano il 28 aprile del 2013. Più o meno la stessa fine che  toccò poco più di un anno dopo a Fortuna Loffredo, 6 anni, per il cui omicidio sono stati già condannati proprio Caputo e la Fabozzi. Secondo l’accusa, la Fabozzi  avrebbe sporto il figlio dalla finestra al settimo piano dell’ abitazione del parco Verde di Caivano facendolo cadere giù e cagionandone la morte. Il suo compagno Caputo, avrebbe depistato le investigazioni dell’Arma dichiarando che Marianna era in un posto diverso rispetto al luogo in cui il piccolo Antonio era precipitato, di fatto scagionandola. Oggi i pm Francesca Falconi ed Urbano Mozzillo chiedono al gip del Tribunale di Napoli di processarli.
Il gip  Pietro Carola aveva respinto l’archiviazione e allo stesso tempo ordinato l’imputazione nei confronti di Marianna Fabozzi e di Raimondo Caputo, detto Titò.
“Credo che il processo sia il luogo più adatto per accertare le cause della morte del piccolo Antonio” spiega Angelo Pisani, legale di Gennaro Giglio, il padre del piccolo Antonio, che ha sempre accusato l’ex moglie, così come Raimondo Caputo.

Secondo Pisani sono collegate le morti dei due bambini, Antonio Giglio e Fortuna Loffredo, detta Chicca, la bimba precipitata dallo stesso edificio del Parco Verde poco più di un anno dopo, il 24 giugno del 2014. Per l’omicidio di Fortuna Raimondo Caputo fu condannato all’ergastolo, mentre Marianna Fabozzi è stata condannata a 10 anni di reclusione in quanto ritenuta sua complice nelle violenze perpetrate dall’uomo ai danni delle sue figlie. Determinanti per la condanna di Titò sono state infatti le testimonianza delle figlie della Fabozzi, soprattutto della più grande, amica del cuore di Fortuna e sorella maggiore di Antonio, che avrebbe svelato il mondo di violenze in cui erano rinchiuse lei e le sue sorelline. Al processo, in aula, c’è anche il papà di Fortuna, che ritiene debba essere ancora assicurato alla giustizia il vero assassino della sua bambina. Nonostante il processo e nonostante le condanne giá inflitte.

Angelo Pisani. Avvocato e presidente di Noi Consumatori

Il processo è stato poi rinviato a gennaio 2020 per indisponibilità del legale degli accusati.

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Cronache

Neonati morti, la difesa di Chiara fa ricorso in Cassazione

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Il difensore di Chiara Petrolini, avvocato Nicola Tria, ha depositato il ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del Riesame di Bologna che il 17 ottobre ha disposto la custodia cautelare in carcere per la 21enne di Traversetolo, con ordinanza depositata il 30 novembre. La giovane è accusata da Procura e carabinieri di Parma di omicidio e soppressione di cadavere in relazione al ritrovamento dei corpi di due neonati, da lei partoriti a poco più di un anno di distanza, maggio 2023 e agosto 2024, al termine di gravidanze di cui nessuno aveva saputo nulla, né familiari né fidanzato. Il Gip del tribunale di Parma il 20 settembre aveva applicato gli arresti domiciliari, la Procura aveva fatto appello e quindi si è pronunciato il Riesame, segnalando il rischio di reiterazione e l’insufficienza della custodia cautelare a casa coi genitori, ma l’esecuzione della misura in carcere rimane sospesa fino alla pronuncia della Cassazione.

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Turismo nel mirino delle mafie, giro affari 3,3 miliardi

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Eventi internazionali come il Giubileo 2025 e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Ma anche più semplicemente un periodo di difficoltà o dei debiti da saldare. O al contrario una nuova apertura e un inizio promettente. Sono queste le cose grandi e piccole che fanno gola alle mafie e amplificano il rischio di infiltrazioni in un settore vitale, ramificato e dal grande indotto come quello del turismo. Emerge da uno studio realizzato da Demoskopika  che quantifica in 3,3 miliardi di euro, il giro d’affari della criminalità organizzata italiana derivante dall’infiltrazione nell’economia legale del settore turistico del Belpaese di cui quasi 1,5 miliardi concentrato nelle realtà del Nord.

Assoluto primato della ‘ndrangheta con un giro d’affari di 1 miliardo 650 milioni (50% degli introiti totali), poi camorra a 950 milioni (28,8%), mafia a 400 milioni (12,1%) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 300 milioni di euro (9,1%). Secondo Demoskopika che utilizzato una serie di dati rilevati da alcune fonti ufficiali o autorevoli: Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Istat, Cerved e Banca d’Italia si tratta di un’attività sempre più pervasiva di controllo del territorio che metterebbe a rischio quasi 7mila imprese attive pari al 14,2% su un totale di oltre 48mila realtà a “rischio default”, maggiormente fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento e, dunque, più vulnerabili al “welfare criminale” delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie pronte per essere “ripulite”.

Ben 307, inoltre, gli alberghi e i ristoranti confiscati ad oggi, di cui quasi il 60% nei territori tradizionalmente caratterizzati da un maggiore radicamento della criminalità organizzata. Osservando il livello territoriale emerge che nelle realtà del Mezzogiorno si concentrerebbe il 33,6% degli introiti criminali, pari a 1 miliardo 108 milioni di euro. A seguire il Nord Ovest con 927 milioni di euro (28,1%), il Centro con 715 milioni di euro (21,7%) e il Nord Est con 550 milioni di euro (16,7%). Sono 9 i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico, dove si concentra quasi ben il 75% del giro d’affari dei proventi illegali: Campania (380 milioni di euro), Lombardia (560 milioni di euro), Lazio (430 milioni di euro), Puglia (200 milioni di euro), Sicilia (190 milioni di euro). E, ancora, Liguria (90 milioni di euro), Emilia Romagna (230 milioni di euro), Piemonte (260 milioni di euro) e, infine, Calabria (125 milioni di euro).

A pesare sul primato negativo della Campania, che ha totalizzato il massimo del punteggio (122,0 punti), i 67 alberghi e ristoranti confiscati, pari al 21,8% sul totale delle strutture turistiche confiscate dalle autorità competenti, le quasi 2mila richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al Pnrr, i 155 provvedimenti interdittivi antimafia emessi dagli Uffici Territoriali del Governo, nell’intero anno 2023, a seguito degli approfondimenti svolti dalle articolazioni della Dia e, infine, le quasi 16mila operazioni finanziarie sospette comprendenti anche le SOS a rischio criminalità organizzata. “Il turismo italiano – spiega il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – è sotto attacco. Oltre 7mila aziende vulnerabili rischiano di diventare ghiotta preda dei sodalizi criminali, con la ‘ndrangheta, Cosa Nostra, camorra, criminalità pugliese e lucana che si infiltrano nei settori dell’ospitalità, dalla ricettività alberghiera alla ristorazione passando per l’intermediazione. Debiti erariali, prestanome legati ai clan e una fragilità imprenditoriale sempre più diffusa creano le condizioni ideali per un controllo mafioso”

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Suicida a 21 anni, la procura di Torino indaga sulla sua morte: sedici persone indagate

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È giallo a Torino sulla morte di una donna di 21 anni, di origini albanesi, trovata senza vita nel marzo del 2021 in un alloggio alla periferia della città. La storia della ragazza, Sonila il suo nome, sfruttata da un gruppo anch’esso albanese che gestiva un giro di prostituzione nel capoluogo piemontese, è emersa dopo l’operazione della squadra mobile di Torino, denominata Mariposa, che la scorsa settimana ha portato a cinque misure cautelari per reati che vanno dalla rapina al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sedici le persone indagate.

Per la procura di Torino, come riportato dal quotidiano La Stampa, la ragazza potrebbe essere stata indotta al suicidio. Le indagini sono coordinate dalla pm Valentina Sellaroli. L’operazione che ha portato allo smantellamento della rete ha avuto origine nel maggio 2022 da una rapina ai danni di una prostituta albanese. Le indagini hanno rivelato un sistema criminale che coinvolgeva giovani donne costrette a prostituirsi in zone specifiche della città come Barriera Nizza e Madonna di Campagna. Le vittime, tutte di nazionalità albanese, secondo quanto ricostruito, subivano continue vessazioni fisiche e psicologiche. Le donne erano obbligate a consegnare l’intero guadagno ai propri sfruttatori e versavano in condizioni di totale assoggettamento, mantenuto anche attraverso legami sentimentali manipolatori. Tra di queste c’era Sonila, trovata morta nel bagno di un piccolo alloggio in cui viveva con il compagno – oggi tra gli indagati – e il suo bimbo di due anni.

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