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Giustizia: si dimette il capo di gabinetto del ministro Nordio

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Alberto Rizzo, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, si è dimesso. Rizzo, al ministero fin dall’inizio del mandato del Guardasigilli nel 2022, ha formalizzato oggi la rinuncia al suo incarico e depositato al Consiglio superiore della magistratura la richiesta di rientro in ruolo.

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Politica

Fico e Cirielli, scintille a distanza in Campania: “Imbattibili noi” – “Decide il popolo, non la frittura di pesce”

Botta e risposta infuocato tra Fico e Cirielli in vista delle elezioni regionali in Campania. Il candidato del centrosinistra parla di coalizione “imbattibile”, mentre quello del centrodestra replica: “Decide il popolo, non la frittura di pesce”.

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Si accende lo scontro politico in Campania tra Roberto Fico e Edmondo Cirielli, candidati rispettivamente per centrosinistra e centrodestra alla presidenza della giunta regionale.
Finora non si sono ancora affrontati in un dibattito diretto, ma il botta e risposta a distanza tra i due è durato per tutta la giornata, con toni sempre più accesi.


Cirielli: “Decide il popolo, non chi si compra voti con la frittura di pesce”

A dare fuoco alle polveri è stato il candidato del centrodestra Edmondo Cirielli, che ha replicato duramente a Fico dopo la sua dichiarazione di una coalizione “imbattibile”.
In democrazia decide il popolo, non i candidati o le segreterie di partito. E soprattutto non chi pensa di potersi comprare voti con la frittura di pesce”, ha attaccato Cirielli, in riferimento ai vecchi metodi di clientelismo elettorale.

Il deputato di Fratelli d’Italia ha poi sottolineato che “i voti si conquistano sui programmi, sulle idee e su ciò che si è fatto”, ricordando che “da dieci anni governano loro”.
Secondo Cirielli, i sondaggi mostrano una crescita del centrodestra, anche grazie al sostegno dei centristi delusi dal radicalismo di Schlein e Conte, e ha ricordato che “sette consiglieri regionali sono già passati dal centrosinistra al centrodestra”.


Fico: “Coalizione ampia e stabile. I ministri fanno campagna per noi”

Dal canto suo, Roberto Fico ha replicato con sicurezza: “La nostra sarà una maggioranza ampia, stabile e forte, capace di affrontare i temi veri della Campania. Quelle di Cirielli sono solo speranze”.
L’ex presidente della Camera ha rivendicato la coesione della sua coalizione: “Siamo uniti e stiamo andando benissimo: lo abbiamo dimostrato al Teatro Mediterraneo, a Portici e lo dimostriamo ogni giorno”.

Poi l’affondo contro i ministri del governo Meloni che stanno arrivando in Campania per sostenere Cirielli:
La loro presenza ci aiuta: gli atti di questo governo sono tagli al Sud e alla Campania. Se vengono a parlare di autonomia differenziata o dei 3,5 miliardi tolti al Fondo perequativo, fanno campagna elettorale per noi”, ha ironizzato Fico.


Cirielli: “No al reddito di cittadinanza regionale. La sanità va rifondata”

Nel pomeriggio, durante la presentazione della lista “Cirielli Presidente” a Napoli, il candidato del centrodestra è tornato all’attacco, criticando una delle misure simbolo del Movimento 5 Stelle:
Il reddito di cittadinanza è stato giustamente cancellato: bisogna distinguere chi può lavorare da chi non può. Non ci sarà mai un reddito di cittadinanza regionale”, ha detto, precisando che chi si trova “in condizioni di fragilità non sarà lasciato indietro”.

Cirielli ha poi promesso una svolta sui servizi essenziali, a cominciare dalla sanità, che a suo dire “in dieci anni di governo del centrosinistra è stata abbandonata”.


La sfida campana entra nel vivo

Lo scontro tra Fico e Cirielli anticipa una campagna elettorale destinata a diventare uno dei duelli più caldi delle regionali.
Da un lato, il candidato del centrosinistra cerca di difendere l’eredità di dieci anni di governo regionale; dall’altro, l’esponente del centrodestra promette discontinuità e una Campania “più efficiente e vicina ai cittadini”.
Il clima politico, intanto, si fa sempre più infuocato.

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Politica

Manovra, Meloni e Giorgetti studiano ritocchi tecnici: restano invariati i saldi, si valuta la rimodulazione sui dividendi

Dopo l’incontro tra Meloni e Giorgetti, il governo lavora a limature tecniche della manovra: ritocchi su dividendi, affitti brevi e autonomi, ma con saldi invariati. Tensione nella maggioranza e opposizioni pronte all’attacco.

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Dopo il faccia a faccia tra Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, la maggioranza prepara alcune modifiche mirate alla legge di bilancio, evitando però di toccare gli equilibri finanziari.
L’obiettivo, secondo quanto riportato dal Messaggero, è quello di correggere tecnicamente alcune misure — a partire da quella sui dividendi — mantenendo invariati i saldi di bilancio.

Il confronto tra premier e ministro dell’Economia si è concentrato sull’articolo 18 del testo, che limita l’accesso al regime di esclusione fiscale (contro la doppia tassazione) ai dividendi derivanti da partecipazioni dirette o indirette superiori al 10%.
Si valuta una rimodulazione della norma per renderla più equa e scongiurare penalizzazioni, pur tenendo conto che, secondo la relazione tecnica, la misura porta nelle casse dello Stato circa un miliardo di euro all’anno.


Affitti brevi e compensi agli autonomi sotto revisione

Un’altra possibile modifica riguarda la stretta sugli affitti brevi, tema caro a Fratelli d’Italia, che mira a incentivare i contratti lunghi a favore delle famiglie.
La premier ha comunque rimandato la decisione finale al Parlamento.

Si lavora anche alla revisione della norma che subordina il pagamento dei compensi ai lavoratori autonomi alla verifica della loro regolarità fiscale e contributiva.
“La norma non può rimanere così, è discriminatoria”, ha spiegato il deputato leghista Andrea De Bertoldi, annunciando che “stiamo cercando una soluzione equilibrata”.


Il nodo del Ponte e le pressioni del Carroccio

Sul fronte infrastrutturale, il governo dovrà rimodulare le tabelle del bilancio per blindare i fondi destinati al Ponte sullo Stretto, come ha sottolineato Matteo Salvini nei giorni scorsi.

La Lega preme inoltre per ampliare la platea dei beneficiari della pace fiscale.
La rottamazione non deve riguardare gli evasori totali, ma oggi è troppo limitante”, ha dichiarato il senatore Claudio Borghi, che chiede di includere anche i carichi da accertamenti.
Una richiesta che, secondo fonti di governo, difficilmente sarà accolta per mancanza di coperture.

Il Carroccio punta anche a intervenire sul tema delle pensioni, cercando di estendere il blocco dell’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027. “Tenteremo ogni strada possibile”, ha dichiarato un esponente di spicco del partito.


Opposizioni all’attacco e clima teso in Parlamento

Le opposizioni, dal canto loro, preparano un pacchetto di emendamenti su salari, sanità e crescita economica, mentre da lunedì cominceranno le audizioni in Commissione Bilancio al Senato.
Resta da sciogliere il nodo dei relatori del provvedimento, che potrebbero essere quattro — uno per ogni partito di maggioranza: Dario Damiani (FI), Claudio Borghi o Massimo Garavaglia (Lega), Mario Borghese (Noi Moderati) e uno tra Matteo Gelmetti e Guido Liris (FdI).

Non si è mai vista una manovra che parte senza relatore, bloccata dalla sfiducia tra i partiti di governo”, ha attaccato il capogruppo dem Francesco Boccia.

Nel frattempo, cresce anche la mobilitazione sindacale: la Cgil di Maurizio Landini manifesterà il 7 novembre a Firenze, mentre l’Usb conferma lo sciopero generale del 28 novembre e una grande manifestazione a Roma il 29, contro quella che definiscono “una manovra di guerra”.

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Ponte sullo Stretto, tensioni nella maggioranza dopo lo stop della Corte dei conti. Salvini prepara l’informativa al Cdm

Dopo lo stop della Corte dei conti alla delibera CIPESS, il governo adotta una linea di cautela sul Ponte sullo Stretto. Salvini prepara un’informativa al Consiglio dei ministri, mentre crescono le tensioni nella maggioranza.

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Dietro le difese pubbliche del Ponte sullo Stretto e le critiche alla Corte dei conti, si nasconde un crescente nervosismo nella maggioranza.
Non mancano infatti, anche tra gli alleati, preoccupazioni e dubbi sulla legittimità del procedimento, dopo che la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte ha negato il visto alla delibera del CIPESS, passaggio indispensabile per l’avvio dei lavori.

Secondo indiscrezioni, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha consigliato a Matteo Salvini di mantenere una linea attendista, condivisa anche da Giorgia Meloni e Antonio Tajani, in attesa delle motivazioni della decisione, che dovranno essere pubblicate entro trenta giorni.


Dialogo con la Corte e nodo direttiva europea sugli appalti

Uno dei punti più controversi riguarda il rispetto della direttiva europea del 2014 sugli appalti, che impone una nuova gara in caso di aumento dei costi oltre il 50%.
Secondo Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina S.p.A., “il caso del Ponte non rientra in questa fattispecie” poiché l’aumento “deriva dall’indicizzazione dei prezzi e non da varianti ai lavori”.

Di diverso avviso Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che invece ritiene che “si sarebbe potuta bandire una nuova gara” e invita il governo “ad attendere l’interpretazione della Commissione europea per avere certezza sui limiti di spesa”.


Strategia prudente e fondi da salvaguardare

Fonti parlamentari di centrodestra parlano di una strategia all’insegna della cautela istituzionale.
L’indicazione, arrivata direttamente da Palazzo Chigi, è di evitare toni polemici e concentrarsi su soluzioni giuridiche solide per rispondere alle osservazioni della Corte.

Nel prossimo Consiglio dei ministri di mercoledì, Salvini terrà un’informativa dedicata al Ponte, con l’obiettivo di blindare i 3 miliardi di euro stanziati dalla manovra 2024 per i lavori previsti nel 2025, che rischiano di slittare almeno a febbraio.


Le opposizioni all’attacco

Le opposizioni non risparmiano critiche al governo.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, accusa l’esecutivo di “buttare via miliardi per l’ambizione personale di un ministro che vuole passare alla storia”.
Ancora più duro Angelo Bonelli (Avs), che annuncia un ricorso alla Corte di Giustizia europea, convinto che “il governo abbia intrapreso una strada contra legem”.

Mentre la politica si divide, i tecnici attendono le motivazioni della Corte: solo allora si capirà se il Ponte sullo Strettopotrà davvero diventare realtà o se resterà, ancora una volta, un progetto sospeso tra ambizione e burocrazia.

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