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Cultura

Gallerie d’Italia, atto amore Intesa Sanpaolo per Torino

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La grande fotografia e la cultura dell’immagine sono protagoniste delle Gallerie d’Italia di Torino, aperte da Intesa Sanpaolo in piazza San Carlo, salotto buono della citta’. Nascono nel barocco Palazzo Turinetti, sede direzionale dell’Istituto Bancario Sanpaolo dal 1963 e oggi sede legale del gruppo. Spazi completamente trasformati in tempi record e di grandissimo effetto scenografico, nei quali prende vita un hub culturale, aperto alla citta’, con un percorso espositivo di 10mila metri quadrati su cinque piani, di cui tre ipogei. E’ la quarta sede del polo museale di Intesa Sanpaolo, con quelle di Milano, Vicenza e Napoli. Uno dei piu’ grandi investimenti culturali in Italia, ma anche “un atto d’amore verso Torino” e un segno del legame con la citta’, spiegano i massimi rappresentanti della banca. Nelle Gallerie d’Italia Torino – dirette da Michele Coppola, exhecutive director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo – si terranno mostre temporanee commissionate a fotografi di fama internazionale, con spazi per attivita’ didattiche per le scuole e per la ricerca scientifica. La prima mostra e’ “La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia”, un centinaio di scatti di Paolo Pellegrin dell’agenzia Magnum Photos. “Protagonista e’ la natura fragile, sofferente e sempre in pericolo”, spiega Walter Guadagnini, direttore di Camera-Centro Italiano per la Fotografia, che ha curato la mostra con la collaborazione di Mario Calabresi. L’altra mostra “Dalla Guerra alla luna”, a cura di Giovanna Calvenzi e Aldo Grasso, racconta l’Italia che rinasce dalle macerie del secondo conflitto mondiale fino ai sogni legati alla conquista della luna, attraverso una selezione di opere dall’Archivio Publifoto che nelle Gallerie avra’ la sua nuova sede. Un patrimonio enorme, acquisito da Intesa Sanpaolo nel 2015, di oltre 7 milioni di immagini scattate dagli anni Trenta ai Novanta. Al Piano -3, dove prima c’era il secondo caveau, si trova oggi la ‘Sala immersiva’, una sala multimediale che e’ “un vero gioiello di tecnologia e di innovazione, dotata di 17 proiettori 4K in grado di offrire al visitatore la sensazione di essere letteralmente immersi nelle immagini e nei video”. Nelle Gallerie si trovano anche opere della collezione storica della banca con dipinti, sculture, arazzi, arredi in particolare del Sei e Settecento. “L’apertura della sede di Torino, con un radicale e audace intervento dell’architetto Michele De Lucchi, e’ una delle tappe piu’ importanti nella storia dell’impegno della banca in ambito culturale. In uno scenario di drammatica incertezza e’ un segnale di speranza e di fiducia nel futuro” spiega Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo. “Nelle sale dove si prendevano decisioni vitali per la Banca, oggi si respira arte, cultura, creativita’. Il futuro nasce dalle radici”, sottolinea il presidente Gian Maria Gros-Pietro. “L’impegno in nuove iniziative come quella che oggi inauguriamo e’ parte integrante del nostro Piano d’Impresa” afferma il ceo Carlo Messina. “Torino si arricchisce di un nuovo spazio che contribuira’ a rendere la citta’ sempre piu’ protagonista nell’arte e nella cultura” commenta il sindaco Stefano Lo Russo. “La nostra e’ una terra fortunata perche’ puo’ contare su realta’ che, oltre a essere eccellenza del nostro sistema economico, hanno da sempre sensibilita’ e responsabilita’ sociale d’impresa straordinarie”, afferma il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

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Cultura

Maurizio Landini, esce “Un’altra storia” per parlare ai giovani

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Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si racconta per la prima volta nel libro ‘Un’altra storia’ con l’intento di parlare soprattutto ai giovani. “Uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà. Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà. Se riuscirò ad accendere nei giovani la speranza e la voglia di lottare per la loro libertà nel lavoro e per un futuro migliore, potrò dire di aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefisso. Questo libro, con umiltà, vuole parlare soprattutto a loro” dice Landini.

In libreria proprio a ridosso dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, ‘Un’altra storia’ è una narrazione intima tra ricordi, aneddoti e svolte professionali ed esistenziali, che si intreccia alla storia degli ultimi quarant’anni di questo paese, con un focus su alcune grandi ferite sociali di ieri e di oggi che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate. Dagli anni Settanta ai giorni nostri, dall’infanzia e l’adolescenza a San Polo d’Enza, fino alle esperienze sindacali degli inizi a Reggio Emilia e Bologna, al salto nazionale in Fiom prima e in Cgil poi, nel libro di Landini non mancano le analisi sulle grandi questioni legate al mondo del lavoro e a quello delle grandi vertenze, tra cui Stellantis, il rapporto con i governi Berlusconi, Prodi, Renzi, Conte, Draghi e Meloni, nella declinazione dell’idea-manifesto del “sindacato di strada”, in cui democrazia e autonomia sono il grande orizzonte.

Questa narrazione personale e intima, ricca di spunti e riflessioni, si tiene insieme a quelle che sono le battaglie storiche del segretario e della sua azione “politica”: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell’ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono, infatti, di correggere e riformare profondamente” sottolinea la nota di presentazione. ‘Un’altra storia’ è un libro che ci parla di diritti da difendere, battaglie ancora da fare e del futuro.

Eletto segretario generale della Cgil nel 2019, Landini ha cominciato a lavorare come apprendista saldatore in un’azienda artigiana e poi in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, prima di diventare funzionario e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è diventato segretario generale della Fiom-Cgil. Nel luglio del 2017 ha lasciato la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segreteria nazionale della Cgil.

MAURIZIO LANDINI, UN’ALTRA STORIA (PIEMME, PP 224, EURO 18.90)

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Cultura

Consulta: niente automatismo sulla sospensione dei genitori, decide il giudice

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Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.

Una norma rigida che non tutela sempre i figli

L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.

Il caso sollevato dal Tribunale di Siena

A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.

Il principio: al centro l’interesse del minore

La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.

La continuità con la giurisprudenza

La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.

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Cultura

Addio a Mario Vargas Llosa, Nobel per la Letteratura: è morto a Lima a 89 anni

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Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.

«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».

Una vita tra letteratura e impegno

Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.

Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.

I capolavori che hanno segnato la sua carriera

Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.

Un addio in forma privata

Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.

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