Il 28 aprile del 1945 moriva Benito Mussolini. Pochi mesi dopo, il 2 settembre 1945, finiva la II guerra mondiale. Tutto ciò che era appartenuto a quel periodo veniva messo al bando. Fu proprio in quel periodo, antecedente lo scoppio del conflitto bellico –in piena epoca fascista –che vede la luce la nostra storia. Era il 1940 quando un giovane architetto frattese, Sirio Giametta (era nato nel 1912) viene chiamato da Padre Pio, per redigere il progetto dell’ospedale “Casa del Sollievo e della sofferenza”. Il suo nome però sparirà per oltre mezzo secolo, perché considerato “fascista”, e gli sarà resa giustizia solo 79 anni dopo. Va dato merito al meticoloso lavoro di un pool di architetti foggiani, che grazie alla loro ricerca hanno ricostruito tutti i tasselli di questa storia, che ha avuto anche altri protagonisti poi dimenticati. Ed i loro studi sono stati recepiti ed ufficializzati nella seconda edizione della vita di Padre Pio, riveduta, autorizzata e riconosciuta, dall’autore, Stefano Campanella, direttore di Padre Pio Tv,con la presentazione di padre Francesco Moscone, Arcivescovo di Manfredonia-San Giovanni Rotondo-Vieste, presidente dell’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” e direttore generale dei “Gruppi di preghiera di Padre Pio”.Nella prima edizione (del 1970 curata da padre Alessandro da Ripabottoni) il nome di Giametta non compare.
Un lavoro, quello del gruppo di architetti foggiani (Gaetano Centra, Antonella Pia Racano, Silvana Corvino, Dario Zingarelli, Gaetano Lombardi e Valeria Di Toro, anche con la collaborazione di alcuni colleghi campani: Pio Crispino, Leonardo Di Mauro e Domenico Ceparano) cominciato diversi anni fa e che ha avuto una svolta nel 2017 con il ritrovamento di una corrispondenza epistolare tra Giametta e Cesare Pace, di Casandrino, viceprefetto reggente di Pescara, dove era arrivato dalla prefettura di Foggia ed ancora prima era stato a Palermo. A Foggia, Pace diventa amico di don Remigio D’Errico, che a sua volta conosce molto bene Padre Pio. Il viceprefetto casandrinese si reca quindi molte volte dal frate di Pietrelcina, fino a diventarne figlio spirituale. In uno di questi incontri, il futuro Santo, gli parla del suo progetto. Pace intanto ha fatto da padrino di Cresima ad un giovane frattese, Sirio Giametta che si è laureato in architettura ed è diventato assistente universitario. In una delle conversazioni Pace dice a Padre Pio di avere tra le sue conoscenze un valente e giovane architetto: il suo “figlioccio”. Si fissa l’appuntamento e Giametta si reca a San Giovanni Rotondo nel settembre del 1940. Un mese dopo circa, il 10 ottobre c’è il primo briefing con il dottor Mario Sanvico, industriale di bibite di Perugia, il medico mugellano Guglielmo Sanguinetti, già figlio spirituale del frate cappuccino, e l’ingegner Antonio De Marino di Napoli, specialista in cemento armato.
Tra le lettere conservate dalla famiglia c’è una del viceprefetto indirizzata al giovane architetto in cui si raccontano questi particolari. La lettera è del 7 giugno 1942 e la guerra è ormai scoppiata. Il progetto piace a Padre Pio che in un incontro nella sua cella con Giametta si complimenta e gli dice ““… studia, poiché farai tanti progetti di ospedali che un giorno dovrai alzare le braccia e dire di non farne più”. L’architetto frattese progetterà infatti diversi altri nosocomi, tra cui gli ospedali pediatrici Santobono e Pausilipon di Napoli, quello di Nola, la clinica Mediterranea ma anche altri con destinazione diversa come il Palazzo della Capitaneria di porto di Napoli e quello degli uffici del Catasto di Napoli. Padre Pio dà carta bianca a Giametta: “…avevo già in mente le linee fondamentali del disegno, un palazzo imponente rivestito in marmo, in stile Neoclassico, sulla falsariga di quell’edilizia vaticanense realizzata da poco nelle costruzioni moderne poste accanto alla Santa Sede di Roma”.
Ancora Padre Pio gli sussurra: “Scrivi il tuo progetto come la musica, con tutte le note, poiché lo faremo eseguire come un’opera da qualunque orchestra. Non faremo realizzare questo progetto da nessun architetto o ingegnere o geometra, ma da ‘un buon capomastro fabbricatore’ che sappia leggere il progetto. Capii che la realizzazione del suo ospedale faceva parte di un piano divino che solo lui riusciva a interpretare in quel momento. E intanto le mie idee sul progetto di Casa Sollievo della Sofferenza si facevano nella mia mente, incredibilmente, sempre più nitide: prevedendo ampi saloni d’ingresso, stanze comode per i pazienti e illuminate dalla luce naturale proveniente da ampie vetrate”.
Dario Zingarelli, che coordina il pool di ricerche dice: “Gli indizi forniti dai documenti e dalle testimonianze dirette erano molteplici, ma complessi da decifrare, infatti, nessuno fino a oggi ci era mai riuscito. L’incrocio dei dati non è bastato, ci sono volute decine di testimonianze dirette. Tra queste le prove e la testimonianza fornitemi dall’avvocato di Frattamaggiore Gennaro Giametta, figlio dell’architetto, in rappresentanza di tutta la sua famiglia, dall’avvocato Paolo Leone, figlio del sesto Presidente della Repubblica, dal figlio del primo e del secondo avvocato della difesa di Angelo Lupi”.
L’architetto di Frattamaggiore. Sirio Giametta
Lupi è il “capomastro” che diresse i lavori pur non avendo il titolo né di ingegnere né di architetto, per questo venne processato per esercizio abusivo della professione. “Giametta consegnò poi il progetto da lui firmato, formato da 40 tavole, nelle mani del poeta Alfredo Luciani, corredato e firmato anche dal Certificato di Inizio Lavori. Tutto era pronto il 7 giugno 1942 per iniziare la costruzione dell’ospedale a San Giovanni Rotondo. Luciani rigirò al professore D’Alfonso nella sua abitazione di Pescara tutto il materiale cartaceo consegnatogli da Giametta, e qui si tenne il primo Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale ‘Casa Sollievo della Sofferenza’ non ancora costruito. Il progetto fu oggetto di una disamina relativa a alcuni aspetti dimensionali e a alcune tramezzature del reparto di Chirurgia, adeguamento necessario per i continui aggiornamenti di carattere medico-sanitario nell’edilizia ospedaliera” continua Zingarelli. Il progetto però si ferma per la guerra. Fino al 1945.
“Dopo il conflitto il progetto rimase sempre a Pescara nelle mani del dottor D’Alfonso, ma la necessità di dover rigenerare le firme delle carte e tutte le autorizzazioni, comportò l’oscuramento di tutte le firme altisonanti del periodo prebellico, compresa anche la firma di Giametta. Sicuramente, le accese diatribe fra fascisti e comunisti nel Dopoguerra erano talmente aspre per cui fu necessario celare la verità anche sui retroscena del vero progetto, persino oggi sapere che Casa Sollievo della Sofferenza è l’unico progetto architettonico in Italia disegnato in epoca fascista e realizzato solo dopo la guerra con l’aiuto degli americani, ci fa capire quanto fosse delicata quella storia per l’Italia e per il Vaticano. La storia e il nome del progettista frattese, non trapeleranno mai per motivi politici e militari dovuti al suo trascorso periodo fascista, nel quale Giametta, come assistente di cattedra a Napoli del professore Alberto Calza Bini (primo preside della Facoltà di Architettura), progettò per padre Pio l’ospedale nel suo studio di Frattamaggiore” spiega ancora Zingarelli.
Il 5 maggio del 1956 viene inaugurato l’ospedale. Il nome di Giametta non risulta da nessuna parte, anche se l’architetto frattese continua a raccontare ai familiari tutti i particolari.Nel dopoguerra Giametta pur potendo conservare per legge l’insegnamento universitario all’interno della Facoltà di Architettura di Napoli, preferisce iniziare, invece, un’importante carriera professionale che si estende brillantemente in tutta Italia e poi anche all’estero, ricevendo onori e riconoscimenti. Il 25 novembre 1968 infatti viene insignito dal Presidente della Repubblica, dell’onorificenza di Grande Ufficiale. Il 2 giugno 1978 il presidente in carica, Giovanni Leone gli conferisce l’onorificenza di Grande Ufficiale ed il ‘Diploma di Medaglia d’argento ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte’.Con la ricerca del gruppo di architetto foggiani, e, grazie ai documenti ritrovati, il nome di Giametta è stato inserito nella seconda biografia ufficiale di Padre Pio. Dopo 79 anni giustizia è fatta.
Anche il sindaco di San Giovanni Rotondo, il professore Michele Crisetti, dopo aver appreso con viva soddisfazione gli esiti di questa ufficializzazione afferma: “E’ una storia che sento il bisogno di approfondire nel rispetto dei numerosi protagonisti che vi hanno preso parte pur provenendo da altre città dell’Italia. Essi hanno dato molto non solo alle opere e alla missione di San Pio da Pietrelcina, ma anche all’intera Città di San Giovanni Rotondo, contribuendo a farla crescere culturalmente e economicamente. Da alcuni anni San Giovanni Rotondo è divenuta ‘Città dell’accoglienza e della riconciliazione’, pertanto, è stato sancito grazie a Padre Pio anche il diritto alla ‘riconoscenza’, a tutti coloro che hanno contribuito ufficialmente con varie mansioni a far crescere storicamente la nostra città, il nostro presente e speriamo il nostro futuro. San Giovanni Rotondo si è impreziosita agli occhi del mondo Cristiano e anche laico. La missione che la città continua a svolgere attraverso le opere realizzate da San Pio ci spingono al dialogo con tutte le altre città che fanno parte della Grande Storia di San Pio, e quindi colgo questa opportunità per salutare e ringraziare tutti i sindaci della Regione Campania, in particolare quello di Pietrelcina. E da oggi saluto con particolare attenzione anche quello di Frattamaggiore e di Casandrino che si aggiungono a pieno titolo alle città legate ormai da tempo a San Giovanni Rotondo grazie a Padre Pio. Ringrazio l’architetto Dario Zingarelli e l’intero team che hanno contribuito a fare luce su alcuni importanti dettagli della storia di Padre Pio, rendendoli attraverso il loro lavoro di divulgazione, anche giornalistica, validi elementi tangibili di divulgazione storico-scientifica”.
Giuseppe Maiello, giornalista, da 42 anni collabora con Il Mattino. È stato responsabile della Comunicazione per 20 anni per l'area Sud di Poste Italiane. Per la sua attività è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell'onorificenza di "Maestro del lavoro". Ha diretto alcune testate locali e un mensile sportivo nazionale. Ha ottenuto diversi riconoscimenti tra cui il Vesuvio d'oro e il premio giornalistico città di Afragola.
Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.
Una norma rigida che non tutela sempre i figli
L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.
Il caso sollevato dal Tribunale di Siena
A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.
Il principio: al centro l’interesse del minore
La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.
La continuità con la giurisprudenza
La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.
Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.
«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».
Una vita tra letteratura e impegno
Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.
Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.
I capolavori che hanno segnato la sua carriera
Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.
Un addio in forma privata
Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.
Cinque giovani talenti campani delle scuole superiori rappresenteranno l’Italia all’International Young Physicists’ Tournament (IYPT) 2025, la più prestigiosa competizione mondiale di fisica per studenti delle scuole superiori, che si svolgerà dal 29 giugno al 6 luglio a Lund, in Svezia.
Dopo una severa selezione nazionale, articolata in prove pratiche e orali, sono stati scelti cinque studenti, tutti provenienti da istituti superiori della Campania: il Liceo Mercalli di Napoli e il Liceo Buchner di Ischia. Una vittoria che premia la qualità della formazione scientifica nelle scuole del Sud e conferma il livello di eccellenza raggiunto dalla regione in campo scientifico.
Tra i protagonisti Pierluigi Trani, talento di Ischia
Tra i cinque campioni c’è Pierluigi Trani, studente del terzo anno del Liceo Scientifico Buchner di Ischia, attualmente a Salonicco, in Grecia, per partecipare a un torneo amichevole di preparazione con altri cinque Paesi del sud Europa. Trani si è classificato tra i primi quattro nella fase provinciale dei Campionati di Fisica 2025 a Napoli, risultando l’unico studente ischitano tra i primi dieci. Inoltre, si è distinto a livello nazionale arrivando terzo alle Olimpiadi di Statistica nella sua fascia d’età.
Il giovane fisico non ha intenzione di fermarsi qui: dopo l’esperienza mondiale in Svezia, proseguirà i suoi studi in un prestigioso college londinese, pronto ad accoglierlo per coltivare il suo brillante futuro accademico.
Un team guidato da due docenti campani
A guidare la squadra italiana saranno Gianmarco Sasso e Raffaele Campanile, entrambi docenti del Liceo Buchner di Ischia. I due insegnanti hanno seguito tutte le fasi della selezione e accompagnano i ragazzi nella preparazione per la competizione internazionale. L’IYPT è un torneo con una lunga storia: esiste da 38 anni, ma l’Italia partecipa ufficialmente solo dal 2024, grazie al sostegno dell’associazione “Scienza e Scuola”, con sede nel Meridione. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ancora non riconosce formalmente la competizione, ma l’entusiasmo e la determinazione di studenti e docenti colmano ogni lacuna istituzionale.
La fisica come passione e riscatto territoriale
L’affermazione della Campania all’IYPT è un segnale forte: il talento scientifico non conosce confini geografici, e può emergere anche in territori spesso penalizzati da scarse risorse e riconoscimenti. I cinque ragazzi selezionati, con il sostegno dei loro docenti e di una rete associativa motivata, porteranno in alto il nome dell’Italia e del Sud Europa, confrontandosi con delegazioni di ben 39 nazioni.
Dal cuore del Sud, un segnale di speranza, competenza e futuro.