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Francia-Italia, c’è accordo per fornire sistema antimissile Samp-T all’Ucraina

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Il sesto decreto conterrà solo armi difensive e aiuti civili, è “il primo” in questo senso, e punta a frenare l’escalation con il rischio che la guerra possa “espandersi”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto chiarisce gli obiettivi del prossimo pacchetto di aiuti a Kiev: è il primo del Governo Meloni e dopo un passaggio in Parlamento potrebbe essere firmato entro gli inizi di febbraio. “La Russia sta cercando di piegare psicologicamente l’Ucraina attaccando obiettivi civili. Noi non diamo armi che attaccano i russi ma che difendono gli ucraini abbattendo i missili prima che tocchino il suolo. A differenza degli altri cinque, questo è l’unico decreto che ha solo armi difensive”, spiega Crosetto sottolineando che non è previsto l’invio di droni. E si è ormai definita la questione per la fornitura dell’avanzato sistema di difesa aerea Samp-T: Francia e Italia sono vicine alla definizione dei dettagli tecnici e nelle prossime ore il titolare di via XX Settembre incontrerà in Italia il suo omologo francese, Sebastien Lecornu.

“Stiamo finalizzando” l’intesa “con gli italiani”, che “non è molto lontana”, ha riferito una fonte diplomatica francese alla Reuters. “È stata presa una decisione politica. Ora si stanno solo definendo i dettagli tecnici perché è un sistema complicato”, ha aggiunto un secondo diplomatico, secondo il quale si attende che il presidente francese Emmanuel Macron e la premier Giorgia Meloni rendano ufficiale la decisione. Un terzo funzionario ha ancora spiegato che sono in corso colloqui tecnici. E’ prevista intanto tra alcune settimane l’installazione dello stesso sistema dall’Italia in Slovacchia, al confine Nato con i territori di guerra e al solo scopo di deterrenza, dove verrà sostituita la batteria di Patriot americani. Quanto ai soldati di Kiev, sarà necessario saper usare quest’arma di produzione italo-francese: per questo una delle ipotesi più probabili è quella di un programma di addestramento in attesa che gli aiuti si concretizzino poi sul campo di guerra. Ma il supporto all’Ucraina già da diversi mesi arriverebbe anche da un bunker alla periferia di Roma che si trova ad una quarantina di metri di profondità e dove con un sofisticato sistema satellitare si individuano le aree di conflitto delle minacce russe.

Di certo in futuro si porrà la questione di sopperire a questa serie di forniture con nuovi finanziamenti per tornare a riempire i magazzini nazionali, anche se al momento – precisa il ministro Crosetto “gli investimenti sono rimasti uguali a quelli degli anni precedenti. L’invio del materiale in Ucraina non ha aumentato assolutamente la spesa pubblica e gli investimenti italiani, per ora”. Dall’Italia non arrivano però in Ucraina soltanto armi, munizioni ed equipaggiamenti. A ribadirlo è lo stesso ministro, per il quale nel prossimo provvedimento sono previsti anche aiuti civili. Sarebbe stato disposto infatti anche l’invio di generatori di corrente, tende da campo e alimenti. “Gli aiuti che arrivano non sono solo per salvare l’Ucraina, sono un freno all’escalation che la guerra potrebbe avere espandendosi, così invece resta tra due nazioni. Bisogna avere il coraggio di fare scelte difficili per evitare scenari peggiori. I primi a voler evitare l’escalation sono i Paesi europei. Tutti – ha concluso Crosetto – auspichiamo la possibilità del tavolo della pace”.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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