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Ambiente

Fossile di squalo fa riscrivere storia evoluzione

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‘Pesca grossa’ nei mari della preistoria: un vero e proprio tesoro di fossili trovato in Cina rivela per la prima volta l’anatomia completa dei primi pesci dotati di mascelle, tra i quali il piu’ antico trovato finora, un lontano parente dello squalo vissuto 439 milioni di anni fa. Si riscrivono cosi’ le prime tappe dell’evoluzione dei vertebrati che ha portato fino agli esseri umani. La scoperta, a cui Nature dedica la copertina, e’ pubblicata in quattro studi condotti da un gruppo internazionale di ricerca guidato da Zhu Min dell’Istituto di paleontologia dei vertebrati e paleoantropologia dell’Accademia cinese delle scienze e da Per E. Ahlberg dell’Universita’ di Uppsala in Svezia. I fossili sono stati ritrovati dopo 20 anni di ricerche in due siti della Cina sud-occidentale risalenti al periodo Siluriano del Paleozoico (436-439 milioni di anni fa) e permettono di fare luce sulle misteriose origini dei vertebrati dotati di mascelle (gnatostomi), categoria a cui appartiene il 99,8% dei vertebrati moderni inclusi gli umani. La comparsa delle mascelle e’ una delle piu’ importanti innovazioni nell’evoluzione dei vertebrati, ma finora non era chiaro quando fosse avvenuta: i piu’ antichi fossili di gnatostomi ritrovati finora avevano circa 425 milioni di anni, mentre gli studi genetici indicavano che la loro origine doveva risalire ad almeno 25 milioni di anni prima. La conferma arriva ora dai nuovi reperti ritrovati in Cina, che comprendono placodermi (un gruppo estinto di pesci preistorici corazzati) e condritti (un gruppo di pesci cartilaginei come squali e razze). La specie dominante (con piu’ di 20 esemplari) e’ un placoderma lungo circa tre centimetri a cui e’ stato dato il nome Xiushanosteus mirabilis. “Come spesso accade in paleontologia, questi nuovi fossili retrodatano la comparsa di strutture anatomiche che hanno permesso di fare un importante balzo evolutivo, in questo caso le mascelle nei vertebrati: cio’ e’ possibile perche’ alcuni degli esemplari ritrovati hanno un’anatomia ben conservata, cosa non facile soprattutto quando parliamo di pesci non ancora dotati di uno scheletro osseo”, commenta Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano. “Questi reperti dimostrano un’importante diversificazione dei principali gruppi di vertebrati gnatostomi gia’ all’inizio del Siluriano”, dunque decine di milioni di anni prima rispetto alla cosiddetta ‘Era dei pesci’ cominciata 420 milioni di anni fa. A sorprendere e’ soprattutto la perfetta conservazione dei pesci galeaspidi, che finora conoscevamo solo per la testa appiattita a forma di scudo: il resto del corpo, visibile nei fossili cinesi, ha permesso di scoprire che “erano dotati di due creste pinnali, una a destra e una a sinistra, che decorrevano dalla testa alla coda e permettevano ai pesci di sollevarsi dal fondale per nuotare liberamente in acqua”, spiega Dal Sasso. “Solo successivamente da queste due creste si sono separate quattro pinne: prima quelle pettorali e poi quelle pelviche, da cui si sono poi evolute le zampe e quindi le nostre braccia e gambe”. Tra le scoperte piu’ curiose emerse dall’analisi dei reperti c’e’ quella dei denti piu’ antichi, appartenuti a un lontano parente degli squali, vissuto 439 milioni di anni fa e chiamato Qianodus duplicis. Il fossile retrodata la comparsa delle mascelle dentate di circa 14 milioni di anni.

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Ambiente

Istituito dal ministro Gilberto Pichetto il 25/o Parco nazionale, è quello del Matese

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Nasce il 25/o parco nazionale italiano, è quello del Matese, area protetta tra Campania e Molise per 87.897,7 ettari. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha firmato il decreto che individua “la perimetrazione, la zonizzazione e le misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Matese”. Lo rende noto un comunicato del Mase. Il provvedimento, in ottemperanza alla pronuncia del Tar del Lazio dell’ottobre 2024, spiega la nota, “è il frutto del lavoro e della concertazione che ha coinvolto, oltre il Mase, l’Ispra e numerosi enti territoriali interessati: 52 amministrazioni comunali, quattro province e due Regioni. Viene così ampliato il vecchio Parco Regionale, entrato in funzione solamente nel 2002, a causa della mancata approvazione delle norme attuative della legge regionale, e che si estendeva su una superficie di oltre 33mila ettari”.
“La firma di oggi, nella Giornata della Terra – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto – afferma in concreto il valore della biodiversità del nostro Paese: il Matese è uno scrigno di natura e cultura, che entra formalmente nella lista dei Parchi nazionali, aprendosi a una visione di sviluppo nuova che vogliamo costruire con la forte condivisione di istituzioni e comunità locali”. “Da oggi il territorio acquisirà – ha aggiunto il sottosegretario Claudio Barbaro a cui il Mase ha attribuito la delega alle aree protette – una visibilità nazionale e il trasferimento di notevoli risorse, al fine di rendere il Parco anche un’occasione, tra le altre cose, di rilancio turistico.
Il Mase, con il nuovo Governo, ha costituito l’Area marina protetta di Capospartivento, il Parco Ambientale di Orbetello e adesso il Parco Nazionale del Matese, a dimostrazione che esiste una strategia e una visione precisa sullo sviluppo delle aree da tutelare, pur nel convincimento che fra l’uomo e il territorio occorra consolidare un equilibrio che sappia preservare sia la natura che lo sviluppo” ha rilevato Barbaro. L’ultimo Parco nazionale istituito in Italia è stato quello dell’Isola di Pantelleria, nel 2016.

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Ambiente

Efficienza energetica e valore degli immobili: in Italia cresce la consapevolezza, ma resta indietro il 75% del patrimonio edilizio

Ristrutturare conviene: +43% di valore per gli immobili efficienti. Risparmi per le famiglie fino a 19 miliardi l’anno.

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In Italia, tre edifici su quattro restano in classi energetiche basse, nonostante il miglioramento registrato tra il 2018 e il 2023, con un aumento degli immobili in classe A dal 8% al 15%. Lo rivela l’ultima analisi della Community Smart Building di Teha Group, che mette in luce le gravi conseguenze in termini economici, ambientali e sociali legate al ritardo del Paese nell’efficientamento del parco immobiliare.

Gli immobili efficienti conquistano il mercato

Il mercato immobiliare premia sempre di più l’efficienza energetica. Le compravendite di edifici nuovi in classe A o B sono passate dal 49% al 70% in dieci anni, mentre quelle di immobili ristrutturati ad alta efficienza sono salite dal 7% al 38%. Di conseguenza, anche il valore medio di mercato cresce:

  • 2.316 euro/m² per edifici ristrutturati

  • 1.615 euro/m² per edifici abitabili

  • 1.290 euro/m² per edifici da ristrutturare

Un divario che evidenzia la valorizzazione degli immobili smart e sostenibili, capaci di coniugare risparmio energetico e riduzione dell’impatto ambientale.

Povertà energetica: 5,3 milioni di italiani in difficoltà

Nonostante gli sforzi, l’Italia resta tra i Paesi UE più colpiti dalla povertà energetica, con l’8,8% delle famiglie che non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Un dato preoccupante, legato all’elevata percentuale di edifici inefficienti e ai costi energetici crescenti, aggravati da redditi insufficienti.

L’efficienza come opportunità economica

Secondo l’analisi del Teha Group, l’efficientamento energetico degli edifici può ridurre i consumi energetici fino al 29% e quelli idrici fino al 5%, generando un risparmio netto stimato tra i 17 e i 19 miliardi di euro annui per famiglie e sistema economico.

Benedetta Brioschi, responsabile della Community Smart Building, sottolinea:
“Il rinnovamento green e smart degli edifici è una necessità, ma anche una grande opportunità. Il Real Estate si sta già muovendo, ma servono ulteriori investimenti pubblici e privati per accelerare il cambiamento”.

Serve un’azione condivisa tra istituzioni, imprese e cittadini

Il report invita a superare il modello del solo pensiero (“think tank”) e diventare un “act tank”, in grado di influenzare concretamente le scelte dei policy maker. La collaborazione tra governo, aziende e cittadini è essenziale per trasformare il patrimonio immobiliare italiano in una leva di sostenibilità e benessere diffuso.

(La foto in evidenza è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Primo filmato di un calamaro colossale negli abissi, è cucciolo

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Filmato per la prima volta uno dei più elusivi e misteriosi abitanti degli abissi: si tratta del calamaro colossale Mesonychoteuthis hamiltoni, l’invertebrato più pesante al mondo, che può raggiungere i 7 metri di lunghezza e i 500 chili di peso. La sua esistenza era nota da un secolo, ma finora nessun esemplare vivo era mai stato visto nuotare nel suo habitat naturale. La svolta è arrivata lo scorso 9 marzo, quando un cucciolo lungo appena 30 centimetri è stato ripreso a 600 metri di profondità nell’Oceano Atlantico meridionale dal robot subacqueo SuBastian dello Schmidt Ocean Institute.

L’inaspettato incontro è avvenuto mentre i ricercatori a bordo della nave ‘Falkor (too)’ stavano conducendo una spedizione di 35 giorni vicino alle Isole Sandwich Australi per censire nuove forme di vita marina. Il video ottenuto grazie al robot sottomarino rappresenta la prima testimonianza dell’esistenza in vita di questo animale (più grosso del celebre calamaro gigante), che fino a oggi era stato documentato solo attraverso esemplari morti o osservazioni indirette.

“È emozionante vedere il primo filmato in situ di un giovane esemplare di calamaro colossale: per cento anni li abbiamo incontrati principalmente come prede rimaste negli stomaci di balene e uccelli marini e come predatori di merluzzi catturati”, spiega la biologa marina Kat Bolstad dell’Università di Tecnologia di Auckland, una degli esperti indipendenti consultati dal team della spedizione scientifica per verificare il filmato. Una delle caratteristiche distintive del calamaro colossale è la presenza di uncini al centro delle sue otto braccia. I cuccioli hanno corpi trasparenti e uncini affilati all’estremità dei due tentacoli più lunghi, ma crescendo perdono il loro aspetto trasparente. Nel video si può notare l’iridescenza dei bulbi oculari che spiccano nel buio dell’oceano.

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