Ha superato i 600mila euro la raccolta fondi per l’ospedale Cotugno di Napoli, messa in piedi sulla piattaforma GoFundMe dalla studentessa di medicina Federica De Masi, insieme al compagno di corso Alessandro Ruggiero. Si sarebbe dovuto trattare di una quota simbolica da devolvere all’ospedale. Invece il passaparola in rete ha fatto diventare virale l’iniziativa. Con Federica De Masi abbiamo ripercorso le tappe di questi giorni, da quando il 9 marzo aprì la raccolta, con l’obiettivo di raggiungere la quota simbolica di 500 euro. Invece è arrivata a mezzo milione di euro. E c’è ancora tempo per donare.
Federica, come nasce la sua iniziativa?
Lo scorso 9 marzo ho aperto questa raccolta fondi senza particolari aspettative. L’iniziativa (lanciata sulla piattaforma GoFundMe, ndr) era rivolta ad amici e conoscenti. Avevo messo 500 euro come obiettivo della raccolta e non pensavo nemmeno di arrivarci. Invece, appena lanciata, la campagna ha iniziato a girare sui social, sui gruppi universitari, e presto è diventata virale. Dopo dieci minuti eravamo arrivati a 10mila euro. Quando la somma ha iniziato ad essere consistente, ho chiamato il notaio Dino Falconio e abbiamo avvisato l’ospedale dell’iniziativa. Al momento siamo a 570mila euro. La raccolta va avanti finché la gente continuerà a donare. Il Cotugno intanto sta già attingendo a questo fondo per acquistare del materiale. Siamo in contatto con l’ospedale e informeremo tutte le persone che hanno donato su come verranno impiegati i soldi. Sicuramente saranno acquistati dei ventilatori per la rianimazione: sono quelli che costano di più e che servono con maggiore urgenza.
In questi giorni ha dovuto anche difendersi da accuse di truffa…
Sì, ci sono state alcune incomprensioni, poi chiarite. Il consigliere regionale Francesco Borrelli mi aveva chiamato in diretta su Radio Marte. Io ho chiuso subito la telefonata. Non sono abituata a queste cose; all’improvviso mi sono ritrovata in diretta radio, non me l’aspettavo. A quel punto hanno pensato potesse trattarsi di una truffa, anche perché all’inizio io non avevo avvisato l’ospedale e non c’era un documento ufficiale che certificasse che loro fossero i beneficiari. Sa perché? Doveva essere una quota simbolica che neanche pensavo di raggiungere. Una volta superata quella quota abbiamo comunicato subito l’iniziativa all’ospedale. Anche l’influencer Chiara Nasti aveva pensato potesse trattarsi di una truffa per lo stesso motivo. Poi è stato chiarito tutto. C’è stata anche un’altra coincidenza poco fortunata: il direttore amministrativo dell’Ospedale dei Colli (Giovanni De Masi, ndr) ha il mio stesso cognome e questo ha dato adito a ulteriori polemiche. In molti hanno pensato che fossimo parenti.
Perché ha scelto proprio il Cotugno per la raccolta?
Ho scelto questo ospedale perché è il centro di Malattie Infettive di Napoli; mi sembrava quello che più ne aveva bisogno in questo momento di emergenza, perché avrebbe ricevuto il maggior numero di pazienti colpiti dal Coronavirus. La situazione è grave, tragica. Sia per quel che concerne il materiale primario (mascherine, amuchina), sia per i reparti di terapia intensiva. I posti stanno finendo, mentre il numero di contagi continua a crescere. Non dobbiamo arrivare al punto di dover scegliere chi mettere in rianimazione e chi lasciare fuori. Il Loreto Mare sta predisponendo un reparto per poter ospitare pazienti contagiati dal virus; gli ospedali si stanno attivando, c’è bisogno del supporto di tutti.
Il virus ha messo a nudo le carenze del Sistema Sanitario Nazionale. Potrebbe essere una spinta per realizzare un’inversione di tendenza in materia, ad esempio, di numero di borse di studio per le scuole di specializzazione?
Mi auguro di sì. Spero che questa emergenza abbia fatto comprendere a tante persone che c’è bisogno di medici specialisti; magari decideranno di aumentare il numero di borse di specializzazione. Richiamare medici in pensione per mancanza di personale, come ho letto sui giornali in questi giorni, non è certo la soluzione migliore.