Collegati con noi

In Evidenza

Finalmente una legge, la “Legge Carelli”, per avere uno psicologo in ogni scuola

Pubblicato

del

Il malessere che attanaglia ogni individuo, e poi una intera società, nasce sempre da lontano, a volte viene fuori esplodendo, spesso trascinandosi dopo anni di sofferenze, di senso di inadeguatezza che diventa sconforto, mancanza di autostima, tutti elementi che possono condurre al baratro esistenziale. Per tanto tempo, nel nostro paese, troppi studenti di ogni età hanno sofferto pene dell’inferno, magari vessati da compagni di classe forse addirittura ignari di quanto dolore potessero loro causare, oppure etichettati anche da docenti, impreparati a gestire specifiche difficoltà comportamentali o intellettive perché privi di adeguata preparazione professionale. Chissà quante volte il “somaro” della classe, altro non era che vittima di problemi psicologici o difficoltà cognitive e relazionali, che nulla avevano a che fare con la volontà, l’applicazione o il grado di intelligenza. Ma non solo, anche il rovescio della medaglia ci narra di situazioni oggi al limite, laddove gli stessi insegnanti e dirigenti vengono bersagliati per responsabilità oggettive che non dovrebbero sopportare, in alcuni casi addirittura minacciati da familiari che negano assurdamente ogni confronto su potenziali problematiche che potrebbero affliggere i loro figli, tali da incidere in modo assolutamente negativo sul loro apprendimento.

Una miriade di implicazioni che alla fine ricadono sui nostri ragazzi, costretti a sopportare incolpevolmente un peso psicologico che potrebbe essere alleviato o eliminato grazie ad un tempestivo intervento di sostegno, da affidare a collaudati professionisti di settore, così come accadeva quotidianamente in tutte le scuole dei paesi industrializzati ormai da decenni, ma non in Italia, e tanto ciò fino alla legge avanzata dall’on.le Emilio Carelli, già punta di diamante del giornalismo internazionale, oggi parlamentare del Gruppo “Coraggio Italia”, che assieme ai suoi colleghi e a tanti sostenitori  trasversali, ha così voluto superare un vuoto sconcertante,  per rendere la Scuola italiana quel centro di crescita personale e culturale dove tutti, davvero tutti, devono poter trovare gli strumenti per la migliore realizzazione possibile. 

Perché il percorso scolastico non può e non deve essere percepito dagli studenti e dalle famiglie – come sempre più spesso tristemente accade per via dei nuovi condizionamenti da “estetismi virtuali” – solo come fucina di top manager o meglio blogger da super guadagni facili, poiché attraverso questa attualizzata distorsione della visione del processo formativo, si crea soltanto un esercito di frustrati. 

Grazie alla “Legge Carelli” , appunto volta all’introduzione dello Psicologo nelle scuole di ogni ogni ordine e grado, sarà così possibile combattere, anzi (ed ancor di più) prevenire, tutte quelle problematiche capaci di minare la serenità degli studenti e degli insegnanti,  messi a dura prova dalla pandemia, che ha acuito ogni tipo di difficoltà, tanto interiore quanto di interazione. Perché non affrontare anche un semplice disagio, potrebbe avviare un processo di malessere irreversibile.

La proposta legislativa ha riscosso fin da subito un ampio apprezzamento, e tanto non poteva non essere, soprattutto da parte degli “addetti ai lavori” come dirigenti scolastici, docenti e psicologi, e si presenta in una forma snella ed essenziale, composta da sette articoli, quindi portatrice di immediati effetti pratici, laddove si definisce la finalità (Art. 1 Introduzione della figura professionale dello psicologo scolastico) normativa volta a: garantire lo sviluppo della personalità di alunni e studenti; scongiurare ogni tipo di disagio anche relazionale con i docenti; combattere il fenomeno della dispersione scolastica. La figura dello psicologo collaborerà dunque con la dirigenza scolastica e con le famiglie, fungendo in questo caso da ponte tra due realtà che devono necessariamente collaborare costantemente, oltre dare diretto supporto agli insegnanti ed ai ragazzi (Art. 2 Modalità Operative). 

Le aree di intervento (Art. 3) spaziano dallo sviluppo della personalità alla garanzia di idoneo ambiente di apprendimento, dal benessere degli alunni/studenti al supporto dei docenti, dirigenti e famiglie, fino alla prevenzione del disagio psicologico che ogni studente o alunno dovesse subire o manifestare. La nuova figura professionale sarà disciplinata (Art. 4 Rapporto di lavoro dello psicologo scolastico) dalle norme afferenti l’accesso all’impiego scolastico con specifico rimando al CCNL, e sarà prestata per trentasei ore settimanali. La retribuzione non potrà essere inferiore a quella di un docente neoimmesso in ruolo. 

Potranno ricoprire tale mansione (Art. 5 Titoli di accesso) i professionisti in possesso di laurea magistrale in psicologia, regolarmente iscritti all’Albo professionale, che abbiano però maturato una esperienza di almeno cinque anni in ambito scolastico o abbiano conseguito una specializzazione quadriennale nello specifico settore dell’età evolutiva, apparendo così chiaro l’intento del Legislatore di voler procedere ad un reclutamento di personale altamente specializzato, dato il delicatissimo e fondamentale ruolo che si vuole affidare.

L’assunzione alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione avverrà mediante concorso pubblico (Art. 6 Reclutamento) e salvo avere positivamente superato una prova annuale sul “campo”. L’assegnazione avverrà su base triennale e non sarà soggetta a tacito rinnovo. Chiude la norma l’articolo sette di richiamo alle Disposizioni Finanziarie.

 La “Legge Carelli” ci lascia ben sperare allora, affinché le donne e gli uomini di domani, possano trovare proprio nella Scuola maggiore serenità e consapevolezza, per affrontare al meglio il loro percorso esistenziale, formativo e professionale, e così costruire una Società migliore.

Advertisement

Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

Pubblicato

del

Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

Continua a leggere

Esteri

Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

Pubblicato

del

Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

Continua a leggere

Esteri

Iran, mistero sull’esplosione a Bandar Abbas: 14 morti e oltre 700 feriti

Pubblicato

del

Il ministero dell’Interno iraniano ha confermato che il bilancio dell’esplosione (ancora provvisorio) avvenuta al porto di Bandar Abbas, città strategica sullo Stretto di Hormuz, è salito a 14 morti e 740 feriti. Un evento gravissimo che scuote una delle aree più delicate per gli equilibri geopolitici globali.

Le cause restano misteriose

Le autorità iraniane parlano ufficialmente di un generico incidente, senza però fornire dettagli precisi. Questa vaghezza ha acceso numerosi interrogativi a livello internazionale: fonti estere suggeriscono che potrebbe trattarsi non di un incidente, ma di un attacco deliberato attribuibile a un Paese nemico, con il sospetto principale che ricade su Israele.

L’ipotesi dell’attacco mirato: la pista del combustibile per missili

Secondo analisi parallele, le esplosioni di Bandar Rajaei — uno dei principali terminali del porto di Bandar Abbas — non sarebbero casuali. La natura delle detonazioni, l’intensità dell’onda d’urto e l’estensione dei danni lascerebbero supporre la presenza di materiale altamente infiammabile e volatile, come il combustibile solido per razzi.

Fonti non ufficiali rivelano che Bandar Rajaei fosse recentemente diventato il deposito strategico del combustibile solido per missili balistici della Repubblica Islamica, importato dalla Cina tramite navi cargo. Non un semplice magazzino, dunque, ma un elemento chiave nelle strategie militari regionali di Teheran.

Israele nel mirino dei sospetti

Non sarebbe la prima volta che Israele compie operazioni mirate per neutralizzare le capacità missilistiche iraniane: già in passato, con massicce incursioni aeree, ha distrutto impianti critici, ritardando di anni la produzione bellica del regime. Secondo questa ricostruzione, l’Iran, nel tentativo disperato di ricostituire le sue scorte, avrebbe nascosto i materiali in infrastrutture civili, trasformando i cittadini in scudi umani.

L’attacco — se confermato — avrebbe incenerito gran parte del deposito e colpito anche la catena logistica dei rifornimenti missilistici destinati agli Houthi nello Yemen, infliggendo un danno catastrofico alla rete militare iraniana nella regione.

Un’accusa morale pesante contro il regime iraniano

L’episodio di Bandar Rajaei non sarebbe soltanto un durissimo colpo militare, ma rappresenterebbe anche un’accusa morale contro un regime accusato di sacrificare la propria popolazione pur di mantenere le proprie ambizioni imperiali. Come già avvenuto nell’esplosione del porto di Beirut nel 2020, il prezzo più alto lo pagano i civili.

La tragedia di Bandar Abbas, secondo questa lettura, segna un passo ulteriore verso la resa dei conti finale con un regime ormai gravemente indebolito, sia sul piano militare sia su quello della legittimità internazionale.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto