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Cronache

Fermato il serial killer di Roma, Giandavide De Pau confessa: ricordo solo tanto sangue

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Di quella tragica mattina ricorda solo “tanto sangue”. Nega di essere stato in via Durazzo ma conferma di essere stato a “casa delle cinesi” e di avere “tamponato la ferita di una delle giovani”. Poi il blackout e due giorni trascorsi “a vagare senza mangiare e dormire, con i vestiti ancora sporchi di sangue”. In sette ore di drammatico confronto con gli inquirenti, Giandavide De Pau, romano di 51 anni fermato per il triplice omicidio di Roma dove ad essere uccise sono state tre prostitute nel quartiere Prati, ha fornito la sua versione su quanto avvenuto. E’ durata meno di 48 ore la “fuga” dell’uomo che secondo i pm della Procura di Roma ha massacrato con uno stiletto le tre vittime. A lui le forze dell’ordine sono arrivate grazie ad alcune testimonianza e ad una telefonata fatta dalla sorella che lo aveva sentito in un breve colloquio forse proprio dal telefono di uno dei testimoni poi risultati determinati alla sua individuazione. L’uomo farfugliava, lasciando intuire di avere commesso qualcosa di molto grave. A quel punto la donna, sapendo che De Pau era solito frequentare prostitute e forse temendo anche per lui ha allertato gli inquirenti. Gli agenti lo hanno prelevato questa mattina intorno alle sei nella casa della madre nel quartiere Ottavia. Lì il trasferimento negli uffici di San Vitale per essere ascoltato. Un atto istruttorio complesso e durante il quale De Pau ha faticosamente cercato di fornire una sua ricostruzione dei fatti. “Sono arrivato in quella casa in auto dopo avere trascorso la sera prima con una ragazza cubana consumando droga – ha detto agli inquirenti spesso interrompendosi per le lacrime -. Ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty, ho tamponato la ferita alla ragazza. Era la prima volta che andavo in quell’appartamento con le cinesi dopo un appuntamento preso per telefono”, ha aggiunto. Gli investigatori, nel corso dell’interrogatorio, gli avrebbero contestato di avere in mano fotogrammi di lui nei pressi di via Durazzo dove è stata uccisa la Martha Castano, prostituta 65enne, ma l’uomo sul punto avrebbe replicato: “io non ricordo di essere stato lì, mi contestate due omicidi, non avrebbe senso negarne un terzo”. Sostanzialmente l’indagato afferma che nella sua mente c’è una sorta di buio su cosa sia avvenuto dopo le 11 di giovedì mattina. Nel racconto De Pau, un passato da autista factotum del boss di camorra Michele Senese e precedenti per droga oltre ad un episodio di violenza sessuale, pochi i momenti di lucidità. “Sono uscito da quella casa, non ricordo se sono salito in auto – aggiunge -. Dopo avere vagato per due giorni senza dormire e mangiare, sono andato a casa di mia madre e mia sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue”. De Pau, che nel 2008 e nel 2011 è stato anche ricoverato in un istituto psichiatrico di Montelupo Fiorentino, è in cura in una struttura Sert a Roma e sta seguendo un percorso farmacologico. “Arrivato in quella casa ero stravolto – ha aggiunto davanti agli uomini della Squadra Mobile -. Ho trovato una poltrona e sono crollato, ho dormito per due ore, poi sono arrivati gli agenti a prendermi”. Nei suoi confronti i magistrati di piazzale Clodio contestano l’omicidio plurimo aggravato. Dell’arma utilizzata ancora non c’è traccia e sul punto l’uomo non avrebbe fornito alcun elemento. Risposte sulla lama utilizzata per i delitti potrebbero, però, arrivare dall’autopsia che verrà disposta entro lunedì. Dall’analisi delle tre salme anche riscontri su eventuali tracce biologiche lasciate dall’indagato. Per chi indaga De Pau avrebbe aggredito la ragazza cinese durante un rapporto sessuale. A quel punto, allertata dal trambusto, è intervenuta la seconda donna asiatica che era presente nell’appartamento al primo piano di via Riboty, a due passi dal tribunale. Per l’accusa De Pau l’ha uccisa e poi si è accanito sull’altra giovane massacrandola sul ballatoio che aveva raggiunto per tentare di scappare. Un modus operandi del tutto simile a quanto avvenuto in via Durazzo, con i fendenti inferti al petto durante un rapporto sessuale.

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Muore la terza vittima ferita nella sparatoria a Monreale

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Salgono a tre le vittime della sparatoria della scorsa notte a Monreale (Palermo). E’ morto in ospedale uno dei tre feriti: si tratta di Andrea Miceli, 26 anni, era ricoverato al Civico di Palermo. Gli altri due deceduti sono Salvatore Turdo, 23 anni, e Massimo Pirozzo, 26 anni.

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Giovane incensurato ferito ad Ercolano

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Questa notte i carabinieri della locale tenenza di Ercolano sono intervenuti in corso Resina per un 26enne ferito. Il giovane, incensurato, sarebbe stato colpito da alcuni proiettili all’addome e a una gamba. E’ stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Maresca di Torre del Greco, non in pericolo di vita. Indagini in corso per ricostruire dinamica e matrice dell’evento. Rilievi a cura del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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