Ogni anno sulle strade italiane, insieme al traffico, viaggia anche una fetta consistente dell’evasione fiscale. Multe non pagate e bolli auto dimenticati alimentano un flusso imponente di cartelle esattoriali, che finiscono nel già colmo magazzino della riscossione pubblica.
Secondo i dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione in una memoria depositata alla commissione Finanze del Senato, nel solo 2024 sono state emesse 10,8 milioni di cartelle per un valore complessivo di 4,4 miliardi di euro. Una cifra spaventosa, di cui 2,67 miliardi derivano da multe stradali e 1,75 miliardi da bollo auto non pagato.
Multe e bolli: i numeri dell’evasione
I dati parlano chiaro: ogni anno, 6,8 milioni di cartelle riguardano automobilisti che non pagano il bollo, su un totale di circa 45,4 milioni di veicoli circolanti. Questo vuol dire che circa il 15% dei proprietari evade la tassa, causando però una perdita che sfiora il 27% del gettito complessivo atteso.
Anche sul fronte delle sanzioni stradali, la riscossione è fortemente in crisi. I Comuni, principali enti creditori, generano 3,09 milioni di cartelle per 1,08 miliardi di debiti annui: solo un terzo dei 3 miliardi di multe emesse viene incassato. La Polizia stradale, invece, registra 920mila cartelle l’anno per un valore di 1,59 miliardi che rischiano di restare carta straccia.
Tutti debitori: chi sono i titolari delle cartelle
L’evasione fiscale legata al settore automobilistico coinvolge trasversalmente tutte le categorie di contribuenti. Sono 15,93 milioni le persone fisiche senza attività economica (prevalentemente lavoratori dipendenti e pensionati) con cartelle fiscali a carico, con un debito medio di 18.855 euro. A questi si aggiungono 2,86 milioni di autonomi (con debiti medi da 54.801 euro) e 3,47 milioni di imprese, con una media che raggiunge i 237.087 euro per azienda.
Il magazzino che non incassa
Nel gigantesco magazzino della riscossione — che ha ormai raggiunto quota 1.280 miliardi di euro di crediti arretrati— la maggior parte delle somme è inesigibile, spesso per ragioni anagrafiche, societarie o giudiziarie. Nonostante i continui proclami di record nella lotta all’evasione, la realtà mostra una macchina fiscale che incassa poco e perde molto, anche a causa delle rottamazioni, stralci e sanatorie degli ultimi anni.
Un sistema da ripensare
I numeri sull’evasione “su strada” offrono una fotografia nitida: l’insolvenza diffusa non è più circoscritta a categorie specifiche, ma si estende all’intero corpo sociale. Con effetti tangibili soprattutto su Regioni e Comuni, che faticano a incassare tributi e sanzioni. Una situazione che mina la sostenibilità finanziaria degli enti locali e spinge verso una necessaria riforma del sistema di riscossione, sia nella fase preventiva sia in quella esecutiva.