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Economia

Edison chiude il 2024 con ricavi in calo ma rafforza la crescita nel settore delle rinnovabili

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Edison ha chiuso l’esercizio 2024 con ricavi di vendita pari a 15,4 miliardi di euro, in calo rispetto ai 18,4 miliardi dell’anno precedente. La contrazione è dovuta principalmente alla riduzione dei prezzi medi di vendita di gas ed elettricità, nonostante l’aumento dei volumi venduti: +2,1% per l’energia elettrica e +18,0% per il gas.

Bilancio annuale: ricavi in flessione, utile netto a 403 milioni di euro

L’utile netto si è attestato a 403 milioni di euro, influenzato dagli accantonamenti destinati alle attività di rigenerazione dei siti ex Montedison.

Il margine operativo lordo (Ebitda) è stato di 1,71 miliardi di euro, con un dato significativo: il 55% dell’Ebitda proviene ora da attività legate alle rinnovabili, alla flessibilità energetica, ai clienti e ai servizi, segnando un importante passo verso l’obiettivo strategico del 70% entro il 2030.

Crescita delle rinnovabili e nuovi investimenti

Il bilancio 2024 di Edison mostra un’importante crescita della produzione rinnovabile, che ha raggiunto il 28% del mix di generazione complessivo grazie:

  • Aumento della produzione idroelettrica, favorita da abbondanti precipitazioni.
  • Entrata in esercizio di nuovi impianti rinnovabili.

Anche nel segmento clienti e servizi, Edison Energia ha registrato una forte crescita con quasi 3 milioni di contratti attivi, mentre Edison Next ha consolidato il proprio contributo nel settore dei servizi per la decarbonizzazione delle pubbliche amministrazioni e dell’industria.

Per il 2025, il gruppo prevede un Ebitda compreso tra 1,2 e 1,4 miliardi di euro.

Energia elettrica in crescita, gas in calo

Nel 2024, la domanda di energia elettrica in Italia è tornata a crescere, registrando un +2,2% rispetto al 2023, con un consumo totale di 312,3 TWh. Le fonti rinnovabili hanno visto un forte incremento:

  • Idroelettrico: +29% (53,5 TWh)
  • Fotovoltaico: +19,3% (36,1 TWh)
  • Eolico: -5,6% (22,1 TWh)

Il termico rimane la prima fonte di produzione, con una quota del 47%, ma in calo del 6,2% a 146,4 TWh.

Sul fronte dei prezzi, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) dell’energia elettrica è sceso del 14,7% a 108,5 euro/MWh, rispetto ai 127,2 euro/MWh del 2023.

Per quanto riguarda il gas naturale, il 2024 ha registrato il secondo livello più basso di consumi degli ultimi 14 anni, con 61,7 miliardi di metri cubi, segnando una flessione del 2,2% rispetto al 2023.

Le principali variazioni nei consumi di gas sono state:

  • Settore termoelettrico: -1,3% (20,9 miliardi di metri cubi).
  • Esportazioni: -48,2% (2,1 miliardi di metri cubi).
  • Settore civile e servizi: +2,3% (27,2 miliardi di metri cubi).
  • Settore industriale: +1,5% (11,6 miliardi di metri cubi).

Anche il prezzo del gas spot in Italia si è ridotto del 14,3%, scendendo a 38,4 centesimi di euro al metro cubo (rispetto ai 44,8 centesimi del 2023).

Piano strategico ed espansione nel mercato downstream

Edison conferma di avere una solida posizione finanziaria, che le consente di valutare nuove operazioni di fusione e acquisizione (M&A).

L’amministratore delegato Nicola Monti (foto Imagoeconomica in evidenza), in un’intervista ha dichiarato:

“Abbiamo una robusta posizione finanziaria che ci consente di guardare serenamente a possibili operazioni di M&A. Stiamo valutando dossier, in particolare lato clienti, per crescere ancora nel downstream”.

Monti ha inoltre sottolineato i progressi del gruppo nella transizione energetica e ha confermato la distribuzione di un dividendo di 0,06 euro per azione ordinaria e 0,09 euro per azione di risparmio.

Il 2024 di Edison evidenzia una crescita solida nel settore delle rinnovabili, nonostante la riduzione dei ricavi dovuta ai prezzi più bassi dell’energia. Con una strategia sempre più orientata alla decarbonizzazione e all’efficienza energetica, la società guarda al futuro con l’obiettivo di rafforzare il proprio ruolo nel mercato delle rinnovabili e dei servizi per i clienti.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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