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Ecco Scorz, la casa di cartone per i senzatetto. L’idea è di un designer napoletano: volevo aiutare chi dorme al gelo

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“L’ho chiamata scorz perché la scorza è il guscio. Ciò che sta all’esterno, un qualcosa che protegge il contenuto”. Queste le parole di Giuseppe D’Alessandro, 30enne fotografo e designer di Somma Vesuviana, nel Napoletano che ha ideato ‘Scorz’ una piccola casa di cartone realizzata per proteggere i clochard dal freddo. C’è un gran rumore in sottofondo quando parliamo con Giuseppe D’Alessandro. E subito ci spiega il motivo: “Sono in azione le macchine per realizzare altre scorz. Fa freddo ed in questo periodo servono tanto”. “L’idea – spiega Giuseppe – mi è venuta a Parigi. Nelle metropolitane della capitale francese la situazione è davvero tragica: ci sono persone che dormivano a terra senza alcuna protezione”. E l’immagine di queste persone a Giuseppe è rimasta impressa nella mente.  “E così la sera a letto prima di dormire pensavo a che cosa fare per aiutare queste persone. E soprattutto come realizzarla. Avrei voluto realizzare delle camere calde o dei ‘climatizzatori pubblici’, ma non ho né i mezzi nè le capacità. Ed allora ho pensato a qualcosa che potesse essere nelle mie capacità”. E coì è nata ‘Scorz’. Giuseppe lavora in un’azienda che si occupa di cartone, Formaperta di Nocera Superiore. Ed è proprio lì che sono nati materialmente i rifugi.

Già una trentina sono stati distrubuiti ad altrettanti clochard tra via Marina ed in Galleria Umberto. Scorz è formata da tre componenti: due fogli di cartone multistrato (per intenderci quello che viene utilizzato per gli espositori), un telo cerato e la cinghia di plastica che rende la scorz uno zainetto per trasportarlo facilmente. Il primo prototipo della Scorz è nato in Germania dove Giuseppe è stato per sei mesi per una ricerca sulla tesi di laurea conseguita in design in ambiente costruito presso la Federico II di Napoli. “In quel periodo ho iniziato a fare volontariato per i senza fissa dimora di Berlino. Ho cucinato, ho distribuito cibo e iniziato ad avere un primo contatto con una situazione ben più grave di quella che abbiamo a Napoli”. L’idea, poi, è diventata realtà con Giuseppe che ha coinvolto Antonio Altieri, Monica Minelli, Igor Di Mauro, Michela Sarnataro, Ilaria Feola. Tutti insieme hanno dato vita a “Napoli 2035” un progetto che si svilupperà anche con la realizzazione di un fumetto interattivo, una storia di fantascienza ambientata a Napoli nel 2035. “Al momento però – ci conferma Giuseppe – non siamo un’associazione né fondazione. Siamo solo un gruppo di amici e per questo al momento possiamo contare solo su di noi. Ci stiamo autofinanziando per realizzare altri rifugi. Stiamo pensando a che cosa fare per organizzarci con un solo obiettivo: realizzare tante scorz. Ma sia chiara una cosa: i rifugi di cartone, per quanto necessari, non possono rappresentare la soluzione al dramma dei clochard. Impresso sul cartone ci sono i numeri di emergenza che in caso di necessità i senzatetto possono chiamare. La vera soluzione si chiama casa. Devono lavorarci tutti. In primis le Istituzioni”.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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