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Cronache

È lui l’avvelenatore di Napoli? Il 50enne fermato davanti al Gip per rispondere alle accuse dei Carabinieri

Oggi si terrà l’udienza di convalida per F.M., il 50enne accusato di aver intossicato sette persone con latte di mandorla adulterato e di aver rapinato un’anziana donna a Napoli.

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Davanti al giudice per le indagini preliminari, F.M. dovrà spiegare il motivo che lo ha spinto a distribuire bicchieri di latte di mandorla “corretti” con gocce di benzodiazepine, psicofarmaci che inducono sonnolenza e stato di catalessi. Dovrà anche dare conto delle sue reali intenzioni nelle due distinte occasioni in cui ha offerto queste bevande, mandando in ospedale sette persone con segni di intossicazione.

L’udienza di convalida si terrà stamattina davanti al gip. F.M. è stato identificato dai carabinieri come l’uomo che ha convinto titolare e dipendenti di una genepesca di via Foria, e successivamente quattro cassiere di un ipermercato di piazza Poderico, a consumare il latte di mandorla che ha poi causato i malori.

Oltre a queste accuse, F.M. deve difendersi da una più grave: la rapina ai danni di una 78enne ischitana. La donna, sbarcata a Napoli il 22 giugno, è stata indotta a salire a bordo di un falso taxi guidato dallo stesso cinquantenne. Durante la corsa, l’uomo avrebbe offerto alla donna un caffè contenente sonnifero, rubandole tutto il denaro che aveva nella borsa una volta che questa perse i sensi, per poi abbandonarla a Poggioreale.

L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli e l’indagato è difeso dal penalista Giuseppe De Gregorio. La decisione di eseguire il fermo è stata presa alla luce delle risultanze investigative dei carabinieri.

Gli errori del presunto “avvelenatore”

In tutte queste circostanze, F.M. avrebbe commesso errori fatali. Al Molo Beverello, non si è accorto della presenza di una telecamera di videosorveglianza che lo riprendeva mentre faceva salire sull’auto la povera anziana. Successivamente, è stato identificato entrando con un vassoio carico di bevande “corrette” in un supermercato per offrirle alle cassiere.

Un passato difficile

L’uomo, residente nella zona dei Quartieri Spagnoli, ha un passato difficile, segnato anche da dipendenze da stupefacenti, e piccoli precedenti per reati contro il patrimonio.

Le incongruenze

Nonostante le accuse, ci sono molte zone d’ombra nei vari episodi. La domanda fondamentale resta: cosa voleva realizzare F.M. entrando in due distinti esercizi commerciali per offrire il latte di mandorla adulterato? È possibile che immaginasse di narcotizzare titolari e dipendenti per poi razziare il contenuto delle casse?

Gli episodi di intossicazione

Riepiloghiamo i due ultimi episodi, i più enigmatici per i motivi esposti. Mercoledì scorso, i carabinieri sono intervenuti all’ospedale dei Pellegrini per tre persone intossicate: il titolare di una genepesca di via Foria, sua figlia e una commessa. Poche ore prima, i militari avevano già intervistato quattro donne, tutte commesse di un discount di piazza Poderico, che erano giunte in ospedale per una presunta intossicazione. Anche loro si sarebbero sentite male dopo aver ingerito il latte di mandorla portato nel negozio da uno sconosciuto.

L’identificazione dell’indagato

Incrociando i video delle due circostanze, i militari della compagnia “Stella” sono giunti all’identificazione di F.M. Oggi, davanti al gip, dovrà fornire spiegazioni convincenti su questi episodi inquietanti e sui suoi reali intenti.

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Cronache

Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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