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Duelli fra big e gli esclusi, la mappa delle candidature

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Renzi e Berlusconi a Milano, Bonino e Calenda a Roma, dove e’ atteso anche lo scontro tra Meloni e Zingaretti. I leader scendono in campo per la sfida elettorale, che si consumera’ anche in alcuni duelli personali che si decideranno a suon di voti. Quello tra il Cavaliere e Matteo Renzi, nel proporzionale del Senato si preannuncia uno dei piu’ interessanti, anche per gli stessi partecipanti, tanto che l’ex sindaco di Firenze si era detto disponibile a un dibattito nei giorni scorsi. Emma Bonino sfida Carlo Calenda a Roma centro, per un posto all’uninominale al Senato. I due, che fino a un paio di settimane fa camminavano uniti verso la gara elettorale, dopo la rottura non se le sono mandate a dire con tanto di accuse di tradimento e ‘comportamento truffaldino’ lanciate dall’ex leader radicale a quello di Azione. Duello romano e tra romani, quello tra Giorgia Meloni e Nicola Zingaretti capilista per la Camera dei deputati, mentre al Senato a Bologna ci saranno all’uninominale Vittorio Sgarbi per il centrodestra e Pier Ferdinando Casini in quota centrosinistra. A Napoli invece sfida a tre al proporzionale di Montecitorio tra Roberto Speranza, Giuseppe Conte e Mara Carfagna. E se i leader da oggi dovranno preoccuparsi soprattutto di conquistare un voto in piu’ dei loro diretti concorrenti di collegio, fino a ieri hanno dovuto fare i conti con dolorosi tagli fatti nei confronti dei colleghi di partito che, anche a causa della sforbiciata dei parlamentari e magari di qualche seggio previsto in meno all’indomani delle elezioni, non sono riusciti a rientrare nei listini elettorali. Complice la tempistica della chiusura delle liste, gli addii piu’ numerosi in queste ore si contano nelle fila del centrodestra. In Forza Italia ad esempio, danno l’arrivederci a un posto in Parlamento l’ex vicepresidente della Camera Simone Baldelli, il sottosegretario all’Editoria Giuseppe Moles e il senatore Francesco Giro che si definisce “un escluso di lusso”. Tra i leghisti non e’ stato ricandidato il deputato Raffaele Volpi, che non senza qualche amarezza, si affida a una delle piu’ note citazioni andreottiane per dare il suo ‘adieu’ alla Camera: “So di essere di media statura ma non vedo giganti intorno a me”. Tra gli esclusi eccellenti in casa Pd balza all’occhio quello dell’ex ministro dello Sport Luca Lotti, gia’ fedelissimo di Matteo Renzi. In Italia Viva non e’ stato riproposto per il tandem con Azione Gennaro Migliore e sempre nel campo del centro abbandona Palazzo Madama dopo 4 legislature Gaetano Quagliariello. A non trovare un posto nelle liste di Azione, nonostante i rumor insistenti, anche l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini. Tra gli esclusi di queste elezioni, ma per ben altri motivi anche Marco Cappato. “Le Corti d’Appello dove ieri sono state depositate le firme digitali a sostegno delle candidature della lista Referendum e Democrazia – ha comunicato Cappato – hanno deciso di escludere la nostra presenza alle elezioni del 25 settembre”. La motivazione, non ancora ufficiale, e’ legata proprio alla raccolta firme con lo Spid che ancora non e’ prevista per le competizioni politiche. “Il diniego di oggi non ci fara’ desistere, nelle prossime 48 ore – aggiunge Cappato – predisporremo i ricorsi urgenti”. Spunta poi un altro caso che potrebbe risolversi nell’ennesima esclusione elettorale. E’ quello di Stefania Modestino, candidata con Azione-Iv al Senato in Campania. Modestino, in alcuni post, poi eliminati, parla di “pensiero unico” riferendosi alla posizione del giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini, contrapposto ad Alessandro Orsini; in un altro condivide l’opinione della professoressa Donatella Di Cesare quando in una trasmissione afferma: “Dire che Putin e’ un pazzo, il male assoluto, e’ una semplificazione inaccettabile”. Sulla questione e’ gia’ intervenuto Carlo Calenda: “La signora in questione e’ stata segnalata dal territorio. Errore nostro non aver verificato i post su politica estera. Me ne assumo la responsabilita’. Stiamo gestendo la cosa”.

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Guido Crosetto, ministro della Difesa: Io, ragazzo di provincia con la politica nel cuore

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Da imprenditore di macchine agricole, sulle orme del padre, a protagonista della scena politica italiana. Guido Crosetto, attuale ministro della Difesa, racconta così la sua storia nella recente autobiografia Storie di un ragazzo di provincia (Piemme), mettendo al centro il valore della politica «fatta di persone e per le persone».

Dagli esordi politici al ministero

Crosetto ha mosso i primi passi nella Democrazia Cristiana, diventando segretario regionale del movimento giovanile e responsabile nazionale della formazione. A soli 27 anni, nel 1990, è stato eletto sindaco di Marene, comune del cuneese, rimanendo in carica fino al 2004.

Nel 2001, il salto nel Parlamento con Forza Italia, dove Crosetto ha vissuto i momenti cruciali della recente storia politica: da Tangentopoli alla discesa in campo di Berlusconi, fino al governo Monti. Nel 2012 è co-fondatore di Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni, con cui lo lega un solido rapporto di amicizia e simpatia, nonostante le differenze fisiche («lei quando mi abbraccia mi cinge la pancia, più in alto non arriva», scherza).

Il pragmatismo contro l’ideologia

Crosetto non ha mai nascosto le sue convinzioni pragmatiche: «Mettere al primo posto il buon senso piuttosto che l’ideologia, il dialogo e la concretezza invece dell’appartenenza». Un approccio che lo ha portato spesso a scontrarsi con i meccanismi parlamentari, definiti da lui stesso come ridotti a un semplice «votificio», con deputati e senatori spesso inconsapevoli delle leggi votate, esclusa quella «sporca dozzina» realmente informata.

La denuncia dei poteri nascosti

Il ministro non ha esitato a denunciare apertamente i cosiddetti «mandarini», funzionari e burocrati «non eletti da nessuno» capaci di influenzare pesantemente la vita istituzionale italiana, rallentando o bloccando l’azione politica: «Sono loro che accelerano, rallentano, sbarrano la strada o rendono immutabile il lavoro legislativo ed esecutivo».

La scelta personale e il ritorno

Nel 2019 Crosetto decise di lasciare il Parlamento per dedicarsi alla famiglia, convinto di non poter svolgere il suo incarico come avrebbe voluto. Ma la politica lo ha richiamato: nel 2022 è tornato, assumendo il delicato ruolo di ministro della Difesa in un momento in cui il tema della sicurezza e del riarmo è drammaticamente attuale.

Crosetto, che con ironia ricorda Totò («fece il militare a Cuneo guadagnandosi il titolo di uomo di mondo»), oggi guarda al futuro con la consapevolezza che un «ragazzo di provincia» può davvero incidere sul destino del Paese.

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Pronta la riforma, subito via dal lavoro i medici radiati

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Cambia tutto per i medici che subiscono un provvedimento dal proprio ordine professionale. Il ministero della Salute ha annunciato una riforma che rende subito operativa la sanzione irrogata dall’ordine – come la sospensione o la radiazione – senza attendere il secondo grado di giudizio. Fino a oggi non era così: i medici potevano fare ricorso all’organo deputato – la Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie o Ceeps – e continuare a lavorare in attesa del responso. Tuttavia, la Commissione da un paio d’anni è sostanzialmente bloccata: circa 900 sanitari, tra le cui fila si contano 64 medici radiati, hanno così potuto proseguire la loro attività per anni. La questione è stata sollevata dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), che aveva stimato in 200 i medici che sono stati radiati dal proprio ordine di appartenenza e che continuano a esercitare la professione in attesa del giudizio definitivo della Commissione.

Un numero cospicuo di medici, “nelle more del giudizio, visto che il ricorso sospende l’efficacia della sanzione, continuano a fare i medici, anche se avessero commesso fatti gravi”, ha affermato il presidente della Fnomceo Filippo Anelli (foto Imagoeconomica in evidenza), che aveva proposto l’istituzione, in seno alla Cceps, di una sezione stralcio che possa esaminare i ricorsi in sospeso sulle sanzioni meno gravi. Un emendamento al decreto PA presentato oggi dalla deputata di Forza Italia Annarita Patriarca ha fatto propria questa proposta. Intanto, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i due chirurghi Marco e Marco Antonio Procopio, indagati nell’inchiesta per la morte di Margaret Spada a seguito di un intervento al naso, sono tornati a lavorare.

La Procura, per il momento, non ha chiesto di inibire la loro attività professionale. Unanime la preoccupazione espressa nelle ultime ore dagli Ordini dei medici provinciali. A Milano sono una sessantina i procedimenti bloccati. “È una situazione disarmante”, dice il presidente dell’Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi. “Abbiamo persone che si sono macchiate anche di reati gravissimi a cui sono state comminate sanzioni disciplinari severe, come la sospensione e la radiazione. Queste sanzioni, però, non vanno a segno perché il ricorso sospende il provvedimento”.

Per Rossi “non c’è nulla di negativo nella possibilità di opporre ricorso a un provvedimento dell’Ordine di appartenenza. Anzi, è un fatto di civiltà giuridica, ma il procedimento deve funzionare”. Non va meglio a Roma, dove le sanzioni congelate sono un centinaio, riferisce il presidente dell’Ordine dei medici di Roma Antonio Magi. Ad aggravare la situazione, afferma, è il fatto che l’Ordine non può comunicare le sanzioni disciplinari comminate ai propri iscritti. “Per ragioni di privacy, fino a che la sanzione – per esempio una radiazione – non diviene definitiva, noi non possiamo comunicarla. Un paziente, quindi, potrebbe essere seguito da un medico che ha già ricevuto una radiazione senza saperlo. In tal modo non possiamo tutelare il cittadino”, conclude Magi. In serata è arrivato finalmente l’annuncio del ministero. Si cambia.

“La proposta di riforma, a tutela dei cittadini e degli stessi professionisti, prevede interventi per snellire le lungaggini procedurali e rendere più spedita la trattazione e decisione del giudizio”, spiega il ministero. “Stabilisce che le sanzioni comminate dagli Ordini siano immediatamente esecutive, in attesa della decisione della Commissione, a differenza di quanto accade oggi per cui il ricorso alla Commissione sospende l’efficacia della sanzione, sia essa radiazione o sospensione. In questo modo, i medici radiati o sospesi, non potrebbero esercitare la professione fino alla pronuncia della Commissione”.

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Santanchè cambia un avvocato e fa saltare l’udienza

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Mossa a sorpresa di Daniela Santanchè che cambia un avvocato del collegio difensivo e di conseguenza punta a far saltare l’udienza preliminare per l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps, il procedimento più delicato per la senatrice di FdI, perché imputata di aver raggirato un ente statale. Prova a guadagnare qualche settimana, dunque, prima della decisione sul rinvio a giudizio o meno, che comunque non sarebbe arrivata già domani. “Non ho cambiato nessun avvocato, è una fake news – spiega la ministra -. Il mio avvocato è Pelanda, ho aggiunto l’avvocato Salvatore Pino sostituendo il civilista perché qui si parla di penale. Cosa rispondo a chi dice che è solo una mossa per guadagnare tempo? Che dovrebbe leggere le cose. Anche io avrò il diritto di difendermi”.

Intanto, il suo partito sembra averla messa da parte. Se dovesse essere mandata a processo, ha detto il capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami, “si arriverebbe ad una presa d’atto della necessità di lasciare l’incarico non perché stia governando male il turismo”, ma per “garantire a lei la possibilità di difendersi nel modo più sereno possibile”. Dichiarazioni “giuste”, secondo Santanchè, che fa notare: “ho parlato chiaro in Parlamento e ho detto che se dovesse arrivare il rinvio a giudizio, facendo gli scongiuri, farò le mie valutazioni”. Nel frattempo, la ministra ha sostituito l’avvocato Salvatore Sanzo, che si era occupato soprattutto degli aspetti fallimentari delle sue ex società senza mai andare alle udienze penali del “pacchetto Visibilia”, né a quelle sulla truffa né a quelle sul falso in bilancio, con Salvatore Pino. Quest’ultimo, storico legale di Fininvest che ha preso parte anche ai processi a Silvio Berlusconi e che, ad esempio, assiste pure la Lega Serie A come parte civile nelle vicenda delle curve di San Siro, ha preannunciato in mattinata alla gup Tiziana Gueli una richiesta di “termini a difesa”.

In pratica, essendo stato da poco nominato e visto che l’altro difensore, Nicolò Pelanda, sarà impegnato in un processo in appello, Pino depositerà domani un’istanza per chiedere un rinvio, previsto per legge come diritto difensivo, per studiare gli atti. I pm Marina Gravina e Luigi Luzi valuteranno la correttezza della richiesta e pare ci possa essere poco spazio per opporsi. La giudice dovrebbe aggiornare l’udienza ad altra data, considerando che l’intervallo minimo dei termini a difesa è di sette giorni. Secondo le accuse, la senatrice, il compagno Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria – società del gruppo fondato dalla ministra, da cui è uscita nel 2022, e anche esse imputate – sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga “a sostegno delle imprese colpite dagli effetti” della pandemia Covid per 13 dipendenti, per oltre 126mila euro.

A Santanchè, così come agli altri due, viene imputato di aver “dichiarato falsamente” che quei dipendenti fossero in cassa “a zero ore”, mentre invece svolgevano le “proprie mansioni” in “smart working”. Visibilia Editore ha già chiesto di patteggiare e le due società hanno risarcito l’Inps. Nell’udienza di domattina, comunque, non si sarebbe arrivati a decisione. Dopo che la Cassazione ha stabilito che il procedimento resta a Milano, è ancora aperta la fase delle questioni preliminari e i difensori potrebbero sollevarne altre. Poi, la parola passerà ai pm che ribadiranno la richiesta di processo. Infine, parleranno la parte civile Inps, con il legale Aldo Tagliente, e le difese. Serviranno, dunque, almeno altre due udienze. La gup, intanto, sta per passare ad altro incarico in Tribunale ed è stata prorogata all’ufficio gip fino al 31 marzo, ma potrebbe, comunque, rimanere applicata per concludere l’udienza preliminare. Ad ogni modo, anche un cambio di giudice in questa fase non allungherebbe di molto i tempi.

La gup Anna Magelli, tra l’altro, restò applicata nell’udienza preliminare sul falso in bilancio a carico della ministra del Turismo e di altri imputati fino al provvedimento sui rinvii a giudizio. Per la parlamentare quel processo inizierà il 15 aprile, mentre a suo carico è aperto anche un filone per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group srl, società della galassia del bio-food un tempo da lei guidata. Liquidazione giudiziale che, lo scorso dicembre, è scattata pure per Bioera, altra società del gruppo. E si profilano, quindi, altre grane per bancarotta.

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