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Draghi a G20: la cultura è cruciale per la ripartenza

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Lo scenario dell’arena del Colosseo al tramonto e poi il concerto dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta dal maestro Riccardo Muti al Quirinale hanno fatto da cornice alla prima ministeriale della Cultura nella storia del G20 aperta dal premier Mario Draghi e dal ministro Dario Franceschini alla presenza dei ministri delle 20 maggiori economie mondiali e di oltre 40 delegazioni. A rappresentare l’Italia c’erano anche il direttore del museo Egizio Christian Greco e la “padrona di casa”, la direttrice del parco del Colosseo Alfonsina Russo. “Il sostegno alla cultura e’ cruciale per la ripartenza del Paese” ha detto il premier non nascondendo il grande orgoglio “che questo debutto avvenga in Italia” e citando anche il gran bel record di 58 siti sul suolo italiano considerati patrimonio dell’Unesco. E ha raccontato: “Qualche giorno fa, scherzando con il ministro Franceschini, ho detto che sarebbe da considerare l’intero Paese come sito Unesco”. “Storia e bellezza – ha continuato Draghi – sono parti integranti dell’essere italiani. Quando il mondo ci guarda, vede prima di tutto arte, musica e letteratura. Voglio quindi ringraziare chi lavora nei nostri teatri, nelle nostre biblioteche e nei nostri musei. Perche’ la riscoperta del passato e’ condizione necessaria per la creazione del futuro”. Ma la conservazione del patrimonio, secondo Draghi, “non deve essere sinonimo di immobilismo. E’ per questo che agli investimenti associamo un programma di riforme e semplificazioni. Dobbiamo permettere ai nostri giovani di liberare le proprie energie e il proprio dinamismo. E promuovere l’uso della tecnologia, ad esempio nella digitalizzazione di archivi e opere d’arte. Perche’ l’Italia sia, allo stesso tempo, custode di tesori e laboratorio di idee”. Il premier ha ricordato anche che “il settore dei viaggi e del turismo vale il 13% del prodotto interno lordo e impiega in maniera diretta o indiretta tre milioni e mezzo di persone e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dall’Unione Europea, investiamo in queste attivita’ quasi 7 miliardi di euro” e anche che la tutela del patrimonio “richiede anche maggiore sostenibilita’ ambientale”. In Italia, piu’ di dieci siti Patrimonio dell’Umanita’ sono in pericolo per l’innalzamento del livello del mare. “Il rischio di alluvioni – ha spiegato – minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro Paese. Dobbiamo agire subito, perche’ le generazioni di domani possano godere dei tesori che noi ammiriamo oggi”. “Il nostro patrimonio culturale – ha concluso – e’ il frutto dell’immaginazione dei nostri antenati. Quello dei nostri nipoti dipende da cosa sapremo fare noi. Questo G20 e la sua Dichiarazione finale mi rendono ottimista sulla nostra capacita’ di coniugare memoria e visione”. ”Ci incontriamo – ha detto Franceschini – in un momento cruciale: la pandemia ha reso ancora piu’ evidente quanto siamo interdipendenti, quanto sia necessario che i Paesi lavorino insieme: perche’ problemi globali esigono risposte globali. Allo stesso tempo la pandemia ci ha anche fatto capire quanto la cultura sia la linfa delle nostre vite. Le piazze vuote, i musei chiusi come i cinema, i teatri, le biblioteche, hanno reso le nostre citta’ tristi, spente. Per questo ora sappiamo che sara’ la cultura la chiave della ripartenza, il motore di una crescita innovativa, sostenibile ed equilibrata”. In fondo anche oggi, dopo la pandemia, secondo Franceschini, siamo tutti come dopo una grande guerra. “Sara’ la cultura ad aiutarci. Sara’ lo strumento decisivo per una crescita economica e uno sviluppo sostenibile delle nostre societa’. Sara’ la frontiera su cui incrementare l’innovazione, la creativita’, le opportunita’ dell’era digitale. Sara’ la memoria del passato ma anche la bussola che ci indichera’ la rotta per il futuro”. Del futuro dei musei e del nuovo “umanesimo digitale” parla il direttore del museo Egizio Greco: “Deve essere un tempo – spiega – in cui storici, architetti filosofi, neuroscienziati, psicologi possano lavorare fianco a fianco con chimici, fisici, esperti informatici perche’ si possa arrivare alla definizione di una nuova semantica per capire ed elaborare la complessita’ della realta’”. Durante la serata sia Draghi che Franceschini hanno ricordato il grande passo compiuto con lo stop alle grandi navi nella Laguna. Successo messo in luce anche dalla direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay: “Volevo congratularmi per le misure adottate recentemente per la salvaguardia di un tesoro che noi tutti amiamo come Venezia”. La Azoulay ha fatto anche un tributo allo scrittore ed editore Roberto Calasso scomparso oggi: “Un grande uomo italiano il cui lavoro ha spaziato tra letteratura e mitologia di molti Paesi qui presenti”.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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