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Doppietta di Milik e gol di Mertens nel San Paolo mascherato da Koulibaly, un Napoli bruttino riesce a vincere con un grande Bologna

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Il San Paolo è un catino d’amore per Kalidou Koulibaly. In migliaia indossano la sua faccia. I suoi tifosi e i suoi compagni di squadra fanno sentire il loro affetto a Kalidou, in Tribuna a vedere la partita e con il cuore a pezzi perché gli hanno dato due giornale di squalifica. Il Napoli ricorrerà.

La partita col Bologna forse passa in secondo piano rispetto a tutto quello che è successo a Milano, eppure è un match da vincere a tutti i costi per tenere dietro l’Inter che ha vinto e si è avvicinato pericolosamente a due punti dal Napoli. Gli azzurri non partono fortissimo, anzi concedono troppo spazio al Bologna.

Che dopo i primi dieci minuti in cui fa cose egregie e mette in difficoltà la difesa del Napoli, poi è costretto a rintanarsi in difesa davanti ad un Napoli arrembante.  Manovra offensiva che al minuto 15, dopo un po’ di batti e ribatti sotto rete del Bologna, la palla va a Milik che mette dentro. Gol regolarissimo. Fatto evidentissimo. Ma l’arbitro chiede il Var. Lo consulta. Perde un po’ di tempo inutilmente e poi concede la rete. Non aveva alcun appiglio per annullarla. Lo spartito della gara non cambia. La musica è sempre la stessa. Napoli in attacco per chiudere, Bologna a difendere.

Le azioni da gol del Napoli si susseguono. In attacco, a destra e sinistra, con Mertens e Verdi che sono due spine nel fianco, arrivano i principali pericolo al centro della difesa bolognese. Con Milik sempre in agguato che in più occasioni sfiora il raddoppio di testa. Al 37 minuto, nel periodo di massima spinta, arriva il pareggio, molto bello, di Santander con un colpo di testa su un tiro da fermo.

Secondo tempo, stesso schema del primo: Napoli che attacca, Bologna che si difende in maniera diligente. Non è una partita bella. Al 49 minuto primo pericolo per la porta del Bologna, da calcio d’angolo la palla arriva a Callejon che è solo davanti al portiere ma non riesce a fare altro che a consegnargli la palla tra le braccia. Passa un minuto e il Napoli, con un cross da sinistra di Malcuit, ancora una volta Milik incorna di testa e fa doppietta. Napoli di nuovo in vantaggio.  Napoli sempre in attacco, con troppa leziosaggine, ma poco concreto. Al 66 minuto altro gran tiro da sinistra dell’area del Bologna da parte di Milik, il portiere oppone una bella parata. Come nel primo tempo, il Bologna al 80 minuto va in gol con Danilo su una dormita collettiva della difesa. È un Napoli troppo disordinato, svogliato, che tiene la palla tutta la partita ma che non è mai riuscito a chiudere la partita. Al minuto 88 per fortuna un grande Mertens, che ha fatto una partita di grande fatica,  mette dentro da lontano un pallone imprendibile per l’estremo difensore del Bologna. È il gol della vittoria. Che Mertens corre verso la telecamera a dedicate, com’era ovvio, a Kalidou Koulibaly.

Ancelotti ammette con sincerità: Napoli non ha fatto gran partita

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Berrettini stende Djokovic e Wada risponde al serbo

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Giornata no per Novak Djokovic che incassa due duri colpi, in campo e fuori, a Doha. Il serbo esce per mano di Matteo Berrettini al primo turno del torneo Atp 500 emiratino che lo avrebbe dovuto rilanciare dopo il forfait in semifinale per infortunio agli Australian Open contro Alexander Zverev. In mattinata Djoko aveva anche ricevuto la risposta, indiretta e piccata, della Wada alle sue critiche per i tre mesi di patteggiamento di Jannik Sinner per la positività al Clostebal. Il caso del numero uno al mondo è “a milioni di chilometri da uno di doping”, ha detto l’agenzia mondiale anti-doping attraverso un proprio alto funzionario. E soprattutto: “Nessun favoritismo”.

La sconfitta più pesante per il tennista più vincente della storia di questo sport è però sicuramente quella sul campo. A Dubai il serbo arrivava dopo l’infortunio alla coscia rimediato a Melbourne; ma lui stesso aveva detto di sentirsi al top e di avere nelle gambe già 10 giorni di allenamento. Contro uno strepitoso Matteo Berrettini, Djokovic è durato poco più di un’ora e mezza. Dopo aver perso il primo set per 7-6, il secondo si è chiuso con un netto 6-2 per l’italiano che così va ora agli ottavi dove sfiderà l’olandese Tallon Griekspoor. Al secondo turno del torneo si è qualificato anche Luca Nardi (numero 85 del mondo) che ha superato il cinese Zhang Zhizhen (n.49) con il punteggio di 6-4, 6-3: agli ottavi il 21enne di Pesaro affronterà Carlos Alcaraz, testa di serie n.1. I campi di Dubai sorridono anche a Jasmine Paolini, anche se in questo caso si tratta di un torneo Wta 1000.

La toscana ha battuto 6-2, 7-5 la tedesca Eva Lys all’esordio. Il match ha avuto un tempo effettivo di gioco di un’ora e 51 minuti ma nella realtà è stata una partita quasi infinita, con una durata complessiva di circa otto ore, a causa di tre lunghe interruzioni per pioggia, un evento raro ma non straordinario negli Emirati Arabi Uniti. Ma sui campi di Dubai la questione Sinner continua ad animare i dibattiti. La Wada ha tentato di chiudere definitivamente le polemiche sulla squalifica dell’italiano e quelle sulle accuse di “favoritismo” per il numero 1 Atp. “Il feedback scientifico che abbiamo ricevuto ha dimostrato che non poteva essere un caso di doping intenzionale, anche perché si trattava di microdosi”, ha detto alla Bbc il consigliere generale della Wada Ross Wenzel. I detrattori di Sinner rimarcano però come la sospensione durerà fino al 4 maggio, permettendo all’azzurro di giocare il prossimo Slam al Roland Garros il 25 maggio.

“Le sanzioni che imponiamo sono cieche al calendario”, è la replica della Wada che affronta anche un altro punto del presunto favoritismo: la possibilità di patteggiare. “E’ nel regolamento dal gennaio del 2021 – spiega ancora Wenzel -. Da allora ho contato 67 casi” di patteggiamento. L’accordo tra Sinner e la Wada è stato duramente contestato in questi giorni da non pochi giocatori, tra cui Djokovic e Alexander Zverev; mentre altri, come Carlos Alcaraz, al momento hanno scelto di non commentare. Il tedesco definisce “strana la situazione”. In tanti sottolineano la concomitanza con la guida italiana dell’Atp, attualmente diretto dall’italiano Andrea Guadenzi. “La maggior parte dei giocatori non trova giusto” che i casi siano stati tenuti segreti. “Sinner e Swiatek sono innocenti. Ma la maggior parte dei giocatori ritiene che ci sia favoritismo”, aveva detto più esplicitamente Djokovic. Parole alla quali ha replicato la Wada.

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Follia Theo, Milan saluta la Champions: Feyenoord avanti

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La musichetta della Champions League smette di suonare per il Milan di Sergio Conceicao, che vede il Feyenoord volare agli ottavi e deve così salutare l’Europa più importante per la stagione 2024/25. E lo fa nella maniera forse peggiore, quando la qualificazione sembrava praticamente in mano dopo che Gimenez, dopo nemmeno un minuto, aveva già pareggiato il gol olandese dell’andata. Invece una ingenuità di Theo Hernandez (secondo giallo per simulazione, e quindi rosso) a inizio ripresa ha rimesso in vita il Feyenoord, capace in superiorità numerica di trovare il gol del pareggio con Carranza senza nemmeno soffrire troppo nell’assalto finale. Una delusione cocente, considerando che l’avversario sembrava alla portata e che il Milan, con un primo tempo ben fatto, si era messo nella posizione migliore per ribaltare il ko dell’andata.

Tutti i difetti di una squadra troppo altalenante però sono emersi, a partire dalla follia di Theo Hernandez: un errore che non ti aspetti da chi dovrebbe essere uno dei leader della squadra. E in un colpo solo, così, i rossoneri salutano la Champions e complicano la corsa alla qualificazione per l’anno prossimo, visto che l’eliminazione rende ancora più difficile per l’Italia ottenere il posto aggiuntivo nella stagione 2025/26. A Conceicao, alla lunga, non è servito nemmeno rilanciare i “big four”, con Joao Felix, Pulisic, Leao e Gimenez insieme dall’inizio. La gara prende subito una piega favorevole al Milan, visto che dopo 37 secondi i rossoneri sono già in vantaggio: su cross dalla destra di Pulisic, Thiaw fa una torre di testa e il grande ex Gimenez insacca da due passi, trovando il suo terzo gol in cinque partite con la maglia rossonera.

Il Milan continua a spingere, con Joao Felix che calcia alto su bel lancio di Gimenez. Ancora il portoghese poco dopo impegna Wellenreuther, mentre Theo Hernandez da pochi passi calcia a lato. E nel finale di tempo i rossoneri creano occasioni con Gimenez, Joao Felix e Leao, le cui conclusioni però trovano la difesa olandese reattiva. Soprattutto, però, a fine primo tempo arriva la prima ingenuità di Theo Hernandez, che si fa ammonire per una ingenua trattenuta a metà campo. Il francese completa la frittata a inizio ripresa, quando vola a terra in area senza alcun contatto: Marciniak è implacabile ed estrare il secondo cartellino giallo con il conseguente rosso. Una espulsione che cambia totalmente l’inerzia della partita, che fino a quel momento sembrava in sostanziale controllo per il Milan. Così il Feyenoord alza la pressione e inserisce Carranza, mentre Conceicao si copre con Bartesaghi per Pulisic. E proprio i due subentrati diventano protagonisti, perché su cross dalla sinistra di Stengs, Carranza trova lo spazio tra Pavlovic e Bartesaghi impattando il risultato con una precisa zuccata.

Il Milan prova a scuotersi, con Pavlovic che anche lui di testa ha l’occasione per tornare avanti ma colpisce troppo centralmente. Conceicao prova il tutto per tutto, lanciando nella mischia Abraham e Chukwueze lasciando il solo Fofana a metà campo con quattro attaccanti in campo. Ma per i rossoneri si aggiunge anche un problema muscolare di Walker, senza possibilità però di essere sostituito visti i cinque cambi già effettuati. Non basta il cuore, però, perché il Feyenoord si limita a guardare i cross sbilenchi di Leao e gli errori di Joao Felix. La festa così alla fine è tutta degli olandesi, al Milan non restano che la delusione e i fischi dei 55mila di San Siro.

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Tennis: Paolini batte Lys e la pioggia a Dubai, match infinito

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Un’ora e 51 minuti di gioco effettivo sono occorsi a Jasmine Paolini per battere 6-2, 7-5 la tedesca Eva Lys all’esordio nel torneo WTA 1000 di Dubai. Il match nel complesso è però sembrato quasi infinito, con una durata complessiva di circa otto ore, a causa di tre lunghe interruzioni per pioggia, un evento raro ma non straordinario negli Emirati Arabi Uniti. Già il primo set, nettamente a favore dell’italiana, era stato interrotto due volte, oltre a continue pause per controllare lo stato del campo. Poi nel secondo, sul 6-5 per la n.4 al mondo, c’è stata una sospensione durata ben cinque ore prima di mettere finalmente la parola fine al match. Al prossimo turno, Paolini affronterà la statunitense Sofia Kenin o l’ucraina Marta Kostyuk.

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