Si allarga la rete dei presunti coinvolgimenti “opachi” di uomini delle istituzioni nel cosiddetto “sistema Trani”, che avrebbe “svenduto” la giustizia tra il 2014 e il 2018 in cambio di tangenti. Agli arresti domiciliari, con le accuse di depistaggio e calunnia, e’ finito il tenente colonnello dei carabinieri Angelo Colacicco, in servizio al Comando dell’XI Reggimento Puglia e, all’epoca dei fatti contestati, comandante del Noe di Bari. Due anni dopo i primi arresti dei magistrati tranesi, l’ex pm Antonio Savasta e l’ex gip Michele Nardi (entrambi gia’ condannati a Lecce in primo grado rispettivamente a 10 anni e a 16 anni e 9 mesi di reclusione per associazione per delinquere e corruzione), spuntano nuovi dettagli su chi avrebbe tentato di depistare le indagini su di loro. Il nome di Colacicco non campare in nessuno degli atti della magistratura salentina relativa ai due togati condannati. Il suo coinvolgimento sarebbe legato a filoni investigativi connessi a quelli che nel gennaio 2019 fecero finire agli arresti Savasta e Nardi. Secondo l’accusa il militare avrebbe reso “dichiarazioni false e reticenti in relazione agli accertamenti in corso presso la Procura di Lecce” a carico dei due magistrati tranesi. Non solo. Successivamente, Colacicco avrebbe tentato di “inquinare le investigazioni avvicinando dei carabinieri di grado inferiore” e tentando di “convincerli a rendere innanzi all’autorita’ giudiziaria dichiarazioni false, tali da confermare la sua versione dei fatti”. L’inchiesta, tuttora in corso, e’ coordinata dal procuratore di Potenza Francesco Curcio, competente ad indagare sulle vicende che riguardano i magistrati salentini. Con riferimento all’accusa di calunnia, infatti, la persona offesa e’ la pm di Lecce Roberta Licci, titolare dei procedimenti sui colleghi di Trani. Le presunte “calunnie” sarebbero contenute in una relazione di servizio scritta da Colacicco e inviata “alle superiori gerarchie”, nella quale il pubblico ministero Licci era accusata “falsamente di averlo intimidito e minacciato durante l’esame testimoniale”. La misura cautelare e’ stata eseguita da Guardia di Finanza e carabinieri. Il procuratore Curcio ha voluto sottolineare “il contributo lealmente e puntualmente fornito” dai carabinieri, “che ha consentito di ricostruire, a livello di gravita’ indiziaria, i fatti oggetto di contestazione”. Da parte sua il colonnello Colacicco, tramite il difensore, l’avvocato Francesco Ruggiero, esprime “la massima fiducia nella magistratura e nell’Arma dei carabinieri” e “ribadisce l’impegno, la collaborazione e la lealta’ istituzionale che hanno sempre contraddistinto il suo operato a servizio dell’Arma e della magistratura”.