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De Laurentiis: l’Italia non è un Paese razzista

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“L’Italia non è un Paese razzista. Ci sono focolai di intolleranza, su colore, razza, religione. L’episodio tra Juan Jesus e un altro calciatore è stato determinato da frustrazioni personali”. Aurelio De Laurentiis interviene a un convegno sul tema “L’Italia è un Paese razzista?, svoltosi nel Centro Commerciale Jambo1 di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, una struttura confiscata alla mafia e restituita alla legalità ed esprime il suo parare sull’intolleranza nel mondo del calcio. Il presidente del Napoli non cita espressamente il caso Acerbi, al quale pure fa riferimento, ma è il diretto interessato, Juan Jesus a tornare sull’episodio. “Appena finita la partita – racconta il calciatore brasiliano – ho pensato di lasciar stare, tanto la mia carriera parla da sé, mi sono sempre comportato bene e non ho mai fatto niente diversamente da lui. Però purtroppo dopo lui mi voleva smentire, nonostante che l’avessi protetto e tutelato. Passare da bugiardo mi sembra troppo”.

“Oggi aggiunge Juan Jesus – stendo un velo pietoso su questa situazione, vado avanti e devo essere un esempio per i miei figli. Dobbiamo essere superiori, stiamo ancora parlando di cose nel 2024 che non contano, di cui non dovremmo neppure discutere. Siamo tutti uguali”. “La religione – dice ancora De Laurentiis – è una cultura ancestrale che segna il bisogno dell’uomo, è un bisogno dell’uomo stesso e va rispettata mentre invece viene strumentalizzata per contrapporre gli uni agli altri e i politici ne sono responsabili. In questo Paese si dibatte troppo, non è un paese del fare, se lo fosse avrebbe una impronta troppo destrorsa. Si rischia di dilatare nel tempo soluzioni che sarebbero semplicissime da attuare”.

“L’episodio tra Juan Jesus e un altro calciatore – aggiunge il presidente del Napoli – è stato determinato da frustrazioni personali, bisognerebbe avere il concetto dell’accoglienza, che si dovrebbe estendere al concetto dell’ ‘è successo, passiamoci sopra’ perché la superiorità esperenziale fa sì che uno debba anche accondiscendere all’accettazione di certi sgarbi che uno deve subire in nome della libertà e della assoluta trasparenza” Per De Laurentiis “il problema è il sistema”. “C’è un sistema – osserva – che non funziona alla base di certi accadimenti ed è lì che uno dovrebbe mettere mano. In questi giorni che si sono celebrati i 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino non si è parlato anche dell’esistenza di un doppio Stato? Se questa è la nostra natura snaturata, è difficile poi educare le persone”.

“Quello che mi preme dire – dice ancora – è che i bambini di razzismo non hanno nulla, sono in classi miste dove c’è l’accoglienza totale e il saper giocare con gli altri, poi man mano che si cresce il bullismo è conseguenza in qualche modo di razzismo. Alla base c’è uno Stato che non ha funzionato e non sta funzionando, un problema educazionale nelle famiglie che devono lavorare per portare un doppio stipendio a casa e non possono tutelare con la loro presenza la crescita dei loro figli i quali ne risentono perché la scuola non basta, non è adeguata, ha dei professori che probabilmente non sono in grado di educare secondo quella che è una evoluzione moderna i nostri ragazzi e allora i problemi sono molteplici. E’ facile criticare – conclude De Laurentiis – ma il problema è trovare che cosa fare per non dover più criticare. Non va bene il ‘tira a campare'”.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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