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Cronache

Daniele Mondello riconosce le scarpette di Gioele: sono quelle di mio figlio

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L’esame del dna dara’ la certezza, ma il riconoscimento delle scarpette blu di Gioele, mostrate poco fa al padre, Daniele Mondello, conferma i sospetti della polizia: quelli trovati ieri nei boschi di Caronia sono i resti del bambino, scomparso il 3 agosto con la madre, Viviana Parisi, trovata morta sotto un traliccio dell’alta tensione, a poca distanza dal suo bimbo. Daniele Mondello e il suocero, Luigino Parisi, sono stati sottoposti a un prelievo per l’estrazione del dna, accertamento comunque necessario visto lo stato dei resti del piccolo. Tra i rovi, dilaniate dagli animali selvatici, le spoglie di Gioele sono state scoperte ieri da un ex carabiniere che aveva accolto l’invito della famiglia del bambino e si era unito alle forze dell’ordine nelle ricerche. Un intervento risolutivo quello dell’ex militare dell’Arma, Giuseppe Di Bello, sottolineato polemicamente dai familiari di Viviana. “Questa ricerche sono state un fallimento”, ha detto Daniele Mondello che, ieri sera, aveva duramente criticato il lavoro dei soccorritori. A ringraziare il carabiniere e’ anche il procuratore di Patti Angelo Cavallo che indaga sulla tragica e misteriosa morte della dj e del suo bambino. “In questo momento tutte le ipotesi sono aperte: o una morte contestuale o in momenti separati. Dobbiamo verificare. Le risposte piu’ importanti arriveranno dagli accertamenti medico legali e grazie alla collaborazione di altre professionalita’”, ha detto. Secondo indiscrezioni la Procura starebbe per nominare uno psichiatra di fama nazionale per studiare la personalita’ di Viviana. La donna era stata in cura presso una struttura pubblica di Barcellona Pozzo di Gotto presso la quale, nel pomeriggio, la polizia ha acquisito documentazione clinica. “Viviana non era in cura non seguiva alcuna terapia: ha soltanto preso per 4 giorni 2 pillole e poi ha smesso lei, di sua volonta’” e “non aveva con se’ alcun bancomat e ne’ i 500 euro come e’ stato scritto”, dice Daniele Mondello, ma, nell’auto che la donna ha abbandonato sul ciglio dell’autostrada Messina-Palermo, dopo un incidente avuto nel giorno della scomparsa, c’erano certificati medici in cui si diagnosticavano disturbi della personalita’. Restano molti gli interrogativi aperti sulla vicenda: perche’ Viviana, che doveva andare a Milazzo per fare spese, si dirigeva verso Palermo? Perche’ ha abbandonato l’auto? Cosa e’ accaduto a lei e Gioele? L’autopsia sul corpo della donna non ha ancora stabilito il giorno esatto della morte, ne’ se le fratture trovate sul cadavere siano state provocate dalla caduta dal traliccio o da altro. Poche risposte si aspettano invece gli inquirenti dall’esame medico-legale sui resti, smembrati dagli animali, di Gioele. In un giallo ancora tutto da chiarire Viviana, sotto choc per l’incidente, potrebbe aver lasciato l’auto fuggendo tra i boschi e aver ucciso Gioele per poi suicidarsi, forse temendo che il bimbo le venisse portato via proprio per le sue condizioni psicologiche. Oppure il bambino potrebbe essersi ferito nell’incidente – che alcuni testimoni dicono che era vivo non esclude che possa essersi sentito male dopo-: Viviana potrebbe allora aver lasciato il corpo ed essersi buttata dal traliccio per la disperazione. O, ipotesi meno probabili per gli inquirenti, i due potrebbero essere stati uccisi da malintenzionati incontrati nella fuga o da un branco di animali selvatici. Interrogativi ancora senza risposta, mentre una spiegazione alla misteriosa sosta della donna a Sant’Agata di Militello sarebbe stata trovata: Viviana avrebbe lasciato l’autostrada per entrare in paese per fare benzina.

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Ucciso a colpi di pistola in auto mentre fa benzina

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Omicidio questa mattina in una stazione di benzina di Mondragone, comune del litorale casertano. Un commerciante, L.M., è stato ucciso a colpi di pistola da un uomo, un imprenditore, che ha fatto fuoco mentre la vittima era in auto, per poi allontanarsi sotto gli sguardi terrorizzati del gestore del distributore, situato sulla statale Domiziana, e di altri avventori. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini.

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Ucciso con una fiocina, l’omicidio in assenza di una minaccia

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In assenza di una minaccia diretta, per sé e per la propria compagna, uccise un 23enne con un colpo di fiocina sparata da un fucile subacqueo in via Cilea a Sirolo (Ancona) il 27 agosto del 2023: un omicidio che non sarebbe scaturito dall’iniziale “diverbio stradale” ma dal successivo intervento dei fratelli della vittima, uno dei quali lo colpì con un pugno per il quale l’omicida intese “vendicarsi”.

Lo scrive la Corte d’Assise di Ancona nella motivazione della sentenza con la quale, il 21 gennaio scorso, ha condannato a 18 anni di carcere Melloul Fatah, 28 anni, per l’omicidio volontario, senza l’aggravante dei futili motivi, di Klajdi Bitri, albanese 23enne. Il delitto avvenne di primo pomeriggio a seguito di un litigio per motivi stradali, all’altezza di una rotatoria. Si era creato un ingorgo di auto e dopo vari insulti, che avevano coinvolto anche parenti e amici della vittima, Fatah era tornato al proprio veicolo per prendere la fiocina e puntarla al petto del giovane poi deceduto. Subito dopo era risalito a bordo dell’auto, dove si trovava anche la fidanzata, e se ne era andato.

Era stato arrestato prima di cena, a Falconara, dai carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sostenuto di non essersi accorto del colpo mortale e di aver preso il fucile solo per spaventare il gruppetto che gli dava addosso. Secondo i giudici, però, la sua versione non è plausibile. “Ha scelto in totale autonomia di inseguire, in assenza di qualsivoglia minaccia, per sé e per la propria compagna, – scrive la Corte a proposito dell’imputato – di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte, che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo alla vittima che in piedi, dietro la Mercedes, dopo pochi attimi decedeva nell’impotenza e nello sconforto generale”. Secondo la Corte, il 28enne agì per vendicare il pugno che aveva subito nella lite: “compreso di non poter prevalere e attesa l’inferiorità numerica – osserva nella sentenza il presidente della Corte Roberto Evangelisti – non reagiva e si dirigeva verso la propria auto dando l’impressione di desistere e di voler riprendere la marcia, apparenza però ingannevole poiché il fine che muoveva Melloul era antitetico”. La fidanzata “non aveva eccepito alcun pericolo, per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici”.

La Corte ripercorre i drammatici attimi dell’omicidio: Fatah “ha premuto a distanza di circa due metri e mezzo il grilletto del suo fucile subacqueo munito di tridente contro Klajdi, facile bersaglio in quanto in posizione eretta, disarmato e impossibilitato a opporre qualsivoglia difesa se non tentare di disporsi in posizione di chiusura alzando il ginocchio sinistro in funzione di scudo”. I familiari della vittima erano parte civile nel processo con gli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle.

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Cronache

Indossa un passamontagna al porto di Ischia ed evade dai domiciliari: arrestato un 21enne

A Ischia, un 21enne evade dai domiciliari e tenta di imbarcarsi per Napoli con un passamontagna: riconosciuto e arrestato dai Carabinieri.

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Iniziamo questa storia dalla fine, da un epilogo inaspettato, frutto di una scelta maldestra di un 21enne di Barano d’Ischia. Il giovane si trovava in fila al porto, pronto a imbarcarsi su uno degli ultimi traghetti della giornata con destinazione Napoli. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio singolare: indossava un passamontagna.

Alcune persone presenti hanno manifestato curiosità, altre preoccupazione. A porsi domande sono stati anche i Carabinieri del nucleo radiomobile di Ischia, impegnati nei controlli serali. Avvicinatisi al giovane, gli hanno chiesto di mostrare il volto. A quel punto, come in un colpo di scena da film, il ragazzo ha tolto il passamontagna e si è dato alla fuga verso una pineta.

Riconosciuto e arrestato dopo l’inseguimento

I militari lo hanno inseguito, bloccato e immediatamente riconosciuto: era lo stesso giovane che poche ore prima aveva rubato uno scooter, fuggendo tra le strade di Ischia e venendo arrestato dai Carabinieri. Dopo il primo arresto, era stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Questa volta, in manette per la seconda volta nel giro di poche ore, il 21enne dovrà rispondere anche dei reati di evasione e resistenza a pubblico ufficiale. In attesa dell’udienza in Tribunale, resterà in camera di sicurezza.

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