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Cronache

Dalla crisi alle dimissioni,i 37 giorni del ricovero

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Dal ricovero alle crisi, dai bollettini medici alle preghiere dei fedeli. Poi i miglioramenti, il vocale, la prima foto e il tanto atteso annuncio delle dimissioni dall’ospedale. Trentasette giorni dopo, papa Francesco lascia il policlinico Gemelli e torna a Santa Marta, dove continuerà la convalescenza tra le mura vaticane. Era la mattina del 14 febbraio scorso quando una nota della sala stampa vaticana annunciava il ricovero “per alcuni necessari accertamenti diagnostici e per proseguire in ambiente ospedaliero le cure per la bronchite” che lo aveva debilitato nei giorni precedenti. Da allora le condizioni del Santo Padre sono state altalenanti, facendo ad un certo punto pensare anche al peggio in seguito ad alcune crisi per quella che era stata certificata dai medici come una “polmonite bilaterale”.

La domenica successiva, all’Angelus, Francesco ha affidato ad un messaggio il suo saluto ai fedeli ringraziandoli “per l’affetto, la preghiera e la vicinanza con cui mi state accompagnando in questi giorni”. Ogni mattina è stata accompagnata dal bollettino medico quotidiano che, per oltre un mese, ha scandito la degenza del Pontefice, dalla prognosi riservata fino alle dimissioni. Il 19 febbraio la visita della premier Giorgia Meloni che ha detto di averlo trovato “reattivo” e di aver scherzato con lui in un momento in cui le condizioni cliniche venivano date in miglioramento dai medici. Poi, il 21 febbraio, la prima conferenza stampa dello staff medico.

“Il Papa non è fuori pericolo”, le loro parole alla vigilia di quella che poi sarà la giornata più complicata della degenza, il 22 febbraio. In quel giorno il Papa ha avuto una crisi asmatica, con anemia e necessità di trasfusione. A questo, nei giorni successivi, si è aggiunta anche un’insufficienza renale, facendo crescere l’ansia tra i fedeli di tutto il mondo. Per questo, dal 24 febbraio, sono stati organizzati quotidianamente, alla sera, i rosari in piazza San Pietro. Le preghiere e gli auguri di pronta guarigione sono arrivati da ogni angolo del mondo, dai capi di Stato fino agli studenti delle scuole, con disegni e messaggi indirizzati al Santo Padre.

Le condizioni “critiche ma stazionarie” sono rimaste tali per giorni fino ai primi momenti di miglioramento, senza più crisi respiratorie e il ritorno al lavoro e alla preghiera. Il 28 febbraio, però, una nuova crisi di broncospasmo è tornata a preoccupare i medici. Per giorni i fedeli si sono assiepati sotto la finestra del policlinico Gemelli per far sentire la loro vicinanza al Papa che li ha ringraziati tramite un audio trasmesso durante il rosario a piazza San Pietro. La prima bella notizia è del 10 marzo, quando i medici hanno sciolto la riserva sulla prognosi.

Il Papa, infatti, aveva risposto positivamente alle cure e alle terapie dei medici, cominciando anche la fisioterapia respiratoria e partecipando, seppur da remoto, ai riti delle Ceneri. Con i giorni è stata ridotta la ventilazione, poi – il 16 marzo – la prima foto: papa Francesco, ripreso di lato, è sulla sedia a rotelle nella cappellina del Gemelli mentre concelebra la messa. Innumerevoli i messaggi ricevuti al Policlinico per l’anniversario del suo pontificato, dalla premier Meloni fino al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Altra buona notizia tre giorni fa con la sospensione della ventilazione meccanica non invasiva e la riduzione dell’ossigenoterapia. Segnali della ripresa di Francesco fino all’annuncio inaspettato di oggi, delle dimissioni e del ritorno a “casa”.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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Comune revoca cittadinanza al duce, la dà a Matteotti

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Revocata la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, conferita invece a Giacomo Matteotti, il politico socialista ucciso dai fascisti il 10 giugno 1924. Alla vigilia del 25 aprile, il Comune di San Clemente, in provincia di Rimini, ha preso queste due decisioni simboliche, approvate all’unanimità dal consiglio comunale nel tardo pomeriggio. Anche Ozzano dell’Emilia, in provincia di Bologna, proprio ieri ha revocato la cittadinanza al duce. E così hanno chiesto di fare i gruppi consiliari di centrosinistra ad Isernia, dove era stata concessa a Mussolini il 20 maggio 1924. “Revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini significa prendersi la responsabilità di giudicare con determinazione e piena maturità un passato costellato da atrocità, economia inesistente, azzeramento, in modo scientifico, quasi chirurgico, del pensiero critico”, ha detto la sindaca di San Clemente, Mirna Cecchini, nel suo discorso.

“In un’epoca in cui il coraggio delle proprie azioni e l’intransigenza verso le bestialità sembrano venir meno, l’esempio di Matteotti è pronto a ricordarci che la democrazia e la libertà non sono beni scontati e facilmente ottenibili. Bensì l’epilogo di faticose conquiste personali e collettive, la spina dorsale dei popoli capaci di rialzare la testa; traguardi che richiedono responsabilità, vigilanza continua e partecipazione convinta”, ha aggiunto, motivando il conferimento della cittadinanza post mortem. A Ozzano la cittadinanza a Mussolini fu concessa il 18 maggio 1924, “in un periodo e contesto storico totalmente diverso da quello attuale, quando tantissimi Comuni furono in un certo senso sollecitati a rendergli omaggio attraverso un atto simbolico e politico – ha spiegato il sindaco, Luca Lelli – A chiederne la revoca è stata l’Anpi locale e come Amministrazione non abbiamo esitato a rispondere all’appello, e a procedere con il ritiro attraverso un atto del Consiglio comunale. La revoca è avvenuta a ridosso del 25 aprile perché abbiamo voluto dare anche un segnale forte, puntando l’attenzione sull’impegno che da sempre abbiamo nel promuovere una società basata sui valori di democrazia e libertà”.

A Isernia il capogruppo del Pd, Stefano Di Lollo, ha spiegato che “la cittadinanza onoraria, attribuita all’epoca come atto di adesione ideologica al regime fascista nascente, è oggi ritenuta incompatibile con i valori della Costituzione repubblicana e con il sentimento democratico che deve appartenere a uno Stato civile. Benito Mussolini è stato il principale responsabile dell’instaurazione della dittatura fascista, delle persecuzioni razziali e politiche, e dell’alleanza con il nazismo, che ha condotto l’Italia in una delle fasi più oscure della sua storia. Restituire alla storia il suo giusto significato è fondamentale per costruire un presente consapevole e un futuro libero”.

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