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Esteri

Da Suez a Cuba, quando si è rischiata l’Apocalisse

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Suez 1956, Cuba 1962, Israele 1973, Urss 1983, solo per citare alcuni episodi: non e’ la prima volta che il mondo si trova ad evocare timori di un’apocalisse nucleare, ma finora si e’ riusciti ad evitarla, anche se a volte solo per un soffio. Erano passati poco piu’ di 10 anni da Hiroshima e Nagasaki quando Gran Bretagna, Francia e Israele tentarono di riconquistare il canale di Suez nazionalizzato dall’Egitto, protetto dall’allora Unione sovietica. In risposta a una serie di movimenti militari sospetti, gli Stati Uniti ventilarono il ricorso al nucleare, ma i timori si rivelarono poi infondati, e tutto rientro’. Il Norad (North American Aerospace Defence Command) cedera’ poi piu’ volte a falsi allarmi, come nel 1960, per un’aurora boreale sulla Norvegia, e nel 1961, per un blackout al proprio sistema di comunicazione, scambiati per possibili attacchi nucleari sovietici. Nel ’62 poi, ma si sapra’ solo nel 2013, un bombardiere americano sgancia per errore sul Nord Carolina due bombe nucleari, che non scoppiano solo per un pelo. Ma la crisi politica piu’ seria si presenta il 27 ottobre 1962 a Cuba: l’Urss vuole installarvi i suoi missili nucleari, a soli 50 chilometri dalle coste Usa. John Kennedy fa circondare l’isola e minaccia l’attacco, ma Krusciov ci ripensa grazie a una serrata trattativa diplomatica e ritira i missili. Non prima che un sottomarino sovietico facesse perdere le sue tracce portando la tensione alle stelle. Piccoli attacchi di avvertimento fecero credere al comandante del sottomarino che la guerra fosse scoppiata e ordino’ di liberare una testata nucleare. L’eroe di questa storia sara’ il vice comandante, Vasilij Arkhipov, che si rifiuto’ di obbedire all’ordine evitando la catastrofe. E ancora, nel ’69 Kissinger fermo’ Nixon che era pronto a reagire con un attacco nucleare all’abbattimento di un aereo Usa da parte di un Mig nordcoreano, e un’altra crisi fu sventata nel ’73, durante la guerra dello Yom Kippur. L’ultima minaccia nell’83, quando il timore di un ‘first strike’ americano mise in allarme l’Urss. Un’altra vicenda venuta alla luce solo molti anni piu’ tardi.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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