Collegati con noi

Esteri

Da Ikea a Generali, fuga dei colossi dell’economia mondiale da Mosca

Pubblicato

del

Di giorno in giorno si allunga la lista delle aziende che interrompono i business con la Russia, sia per testimoniare la vicinanza al popolo ucraino sia per motivi economici, visto che il conflitto sta causando anche gravi interruzioni della catena di approvvigionamento e delle condizioni commerciali. Come spiega Ikea, ultima in ordine di tempo ad aver sospeso oggi tutte le operazioni con Mosca e anche con la Bielorussia. Dal settore automobilistico a quello dell’hi-tech, da quello dell’intrattenimento a quello della moda e delle spedizioni, a quello petrolifero, e’ fuga dal “regno” di Vladimir Putin. Dall’Italia, il settore bancario riflette sul da farsi mentre Sace (che opera nel settore assicurativo-finanziario) lancia un allarme sul “rischio di credito delle controparti pubbliche e private” di Mosca dopo le sanzioni imposte da numerosi Paesi che ostacolano i pagamenti nelle relazioni commerciali con l’estero e avverte anche su un “rischio espropri come ritorsione”. Assicurazioni Generali ha deciso di lasciare i tre posti nel board di Ingosstrakh, la compagnia russadi cui detiene il 37,5%: escono Paolo Scaroni, Luciano Cirinna’, responsabile dell’area Austria Centro Est Eurpa e Russia del Leone iorgio Callegari, ex numero uno di Generali Russia. Il gruppo italiano chiude inoltre l’ufficio di rappresentanza a Mosca e le attivita’ di Europ Assistance nel Paese. Il gruppo Intesa Sanpaolo che conta 28 filiali ed oltre 900 dipendenti in Russia ha detto che la sua presenza li’ “e’ oggetto di valutazioni strategiche”. Anche Unicredit monitora la situazione e ribadisce che la banca in Russia rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato del gruppo. Da Leonardo, che con la Russia non ha relazioni commerciali per le attivita’ nella Difesa, fanno sapere che nel civile seguiranno ogni indicazione del Governo. Pirelli fa un monitoraggio costante della situazione ma allo stato attuale non prevede di fermare la produzione in nessuno stabilimento mentre Michelin ha sospeso alcune attivita’ in impianti in Europa per difficolta’ logistiche. Fabbriche chiuse e numerose interruzioni di attivita’ nei giorni scorsi da parte di diversi big internazionali di vari settori economici. Oggi si e’ fatto indietro anche il colosso svedese dell’arredamento Ikea, che ha sospeso produzione, vendita, import ed export, con un impatto diretto su 15.000 collaboratori in Russia e Bielorussia. Si fermano altre fabbriche come quella dell’auto Volkswagen che sospende anche le esportazioni in terra russa; blocco anche dalle principali case automobilistiche giapponesi da Toyota per criticita’ legate all’approvvigionamento delle forniture nello stabilimento di San Pietroburgo (100.000 veicoli all’anno), a Honda che ha deciso di fermare l’invio delle proprie auto in Russia per le difficolta’ nel sistema dei pagamenti in quanto le vetture vengono trasferite dagli Stati Uniti, a Mazda che blocchera’ le forniture di parti di ricambio. Attivita’ commerciali sul territorio russo e on line chiuse da Apple e Nike, mentre Eni ha deciso di vendere la sua quota nel gasdotto Bluestream con Gazprom. Nel settore enegetico Bp era stata la prima a rompere le fila annunciando di voler dismettere la sua quota di quasi il 20% in Rosneft, anche a fronte di una perdita stimata in 25 miliardi di dollari. Shell vuole uscire dalla joint venture con Gazprom e ha preso le distanze da Mosca anche Exxon pianificando una uscita graduale dal paese. La norvegese Equinor ha cessato le partnership con Rosneft, e ha detto addio a Putin anche la danese Orsted. Sul fronte della grande industria a fare un passo indietro sono state da Boeing che ha sospeso supporto tecnico e manutenzione dei suoi aerei alla compagnie russe a Bmw che ha bloccato le esportazioni, passando per Ford e Mercedes che hanno sospeso le attivita’, a Renault che ha chiuso l’impianto di Mosca, Daimler Truck ha interrotto la partnership con Kamaz e si e’ fermata anche la tedesca Siemens.

Advertisement

Esteri

Putin non vede Assad e tratta per salvare le basi

Pubblicato

del

La bandiera del deposto regime è stata sostituita da quella degli ex oppositori anche sull’ambasciata siriana a Mosca, e la sede diplomatica ha detto di essere ora in attesa di “istruzioni” da parte del nuovo governo. Non ci poteva essere segnale più chiaro di come il vento sia cambiato ma anche dell’incertezza che regna sul futuro, mentre il Cremlino cammina sul filo del rasoio cercando di non voltare completamente le spalle all’ex presidente ma anche di salvare il salvabile, a partire dalle sue basi sul Mediterraneo. E’ stato Vladimir Putin a prendere personalmente la decisione di concedere asilo “per motivi umanitari” ad Assad e alla sua famiglia, ha detto il portavoce Dmitry Peskov.

Una decisione fatta filtrare nella serata di domenica da “una fonte” all’agenzia Tass. Nessun annuncio ufficiale, insomma, e nessun incontro previsto, almeno pubblico, tra Putin e il suo ex protetto. “Non c’è alcun colloquio del genere nell’agenda ufficiale del presidente”, ha sottolineato Peskov, rifiutando anche di precisare quando sia stato l’ultimo incontro tra i due, anche se i media siriani avevano parlato di una visita segreta di Assad a Mosca alla fine di novembre. Il copione rispecchia la necessità della leadership russa di cercare di creare o mantenere contatti con i nuovi padroni a Damasco, con l’obiettivo primario di salvare la base navale di Tartus – l’unica di Mosca sul Mediterraneo – e quella aerea di Hmeimim, nella vicina Latakia. “E’ troppo presto per parlarne, in ogni caso questo sarà argomento di discussione con coloro che saranno al potere in Siria”, ha osservato il portavoce.

Ma per capire chi saranno costoro anche Mosca dovrà aspettare la formazione del governo, soppesare il ruolo e l’importanza delle varie figure e le influenze esercitate da potenze regionali e mondiali. Per questo, ha affermato Peskov, mentre la Siria si avvia ad attraversare “un periodo molto difficile a causa dell’instabilità”, è “molto importante mantenere il dialogo con tutti i Paesi della regione”. Compresa la Turchia, il principale sostenitore dei ribelli e jihadisti che hanno rovesciato Assad. La Russia cerca dunque di riprendersi dallo shock per lo smacco subito. “Quello che è successo probabilmente ha sorpreso il mondo intero, e noi non facciamo eccezione”, ha ammesso Peskov.

Mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, non ha resistito alla tentazione di punzecchiare Mosca, insieme con Teheran, accusandole di essersi dimostrate “partner inaffidabili” di Assad. I media e i blogger militari russi si sono mostrati quasi altrettanto impietosi nell’analisi di quanto successo, e dei costi che Mosca potrebbe essere chiamata a pagare. Emblematico il titolo dell’autorevole giornale del mondo imprenditoriale Kommersant: ‘La Russia ha perso il principale alleato in Medio Oriente’. Mentre il canale Telegram Rybar, che vanta legami con il ministero della Difesa, mette in guardia dalle conseguenze di una possibile perdita delle due basi. Sia quella di Tartus sia quella di Hmeimim “hanno svolto un ruolo logistico importante per le operazioni della Russia in Libia e nel Sahel”, sottolinea il blog. Un rimedio efficace potrebbe essere l’apertura di una nuova base a Port Sudan, sul Mar Rosso. “Ma la guerra civile in Sudan non è ancora finita, il che complica i negoziati in corso”, valuta Rybar. Mentre un porto sulla costa libica della Cirenaica, di cui si parla da tempo, sarebbe troppo lontano per garantire i rifornimenti regolari con aerei da trasporto a pieno carico.

Continua a leggere

Esteri

Tv, Jolani sceglie premier di Hts per governo transitorio

Pubblicato

del

Sarà Muhammad Bashir, e non l’esiliato ex premier siriano Riad Hijab o l’attuale primo ministro Muhammad Jalali, il capo del governo di transizione a Damasco. Lo riferisce la tv al Jazira nella capitale siriana secondo cui Muhammad Bashir è il premier del “governo di salvezza”, che da anni amministra nel nord-ovest siriano le aree sotto controllo di Hayat Tahrir ash Sham (Hts), guidata da Abu Muhammad Jolani (Ahmad Sharaa). La scelta di Muhammad Bashir sarebbe stata imposta, afferma la tv, dallo stesso Jolani.

Continua a leggere

Esteri

Siria, Russia: prematuro parlare mantenimento presenza militare

Pubblicato

del

È prematuro parlare del mantenimento della presenza militare russa in Siria, sarà un argomento da discutere con le autorità. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov (foto Imagoeconomica in evidenza). “È prematuro parlare di questo. In ogni caso, è un argomento da discutere con coloro che saranno al potere in Siria”, ha dichiarato Peskov ai giornalisti, aggiungendo che il governo siriano sta attraversando un periodo di trasformazione ed è ancora instabile. L’esercito russo in Siria sta facendo tutto il necessario per garantire la sicurezza delle basi militari, ha dichiarato il funzionario, aggiungendo che la sicurezza di queste basi è una questione molto importante.

Le autorità russe stanno facendo tutto il necessario per entrare in contatto in Siria con quanti possono garantire la sicurezza delle basi militari, ha aggiunto. Ieri i gruppi armati dell’opposizione siriana hanno conquistato la capitale Damasco. Il primo ministro siriano Mohammad Ghazi al-Jalali ha dichiarato che lui e altri 18 ministri hanno deciso di restare nella capitale. Al-Jalali ha inoltre dichiarato di essere in contatto con i leader dei gruppi militanti entrati in città. Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che Bashar al-Assad si è dimesso da presidente e ha lasciato la Siria dopo i negoziati con alcuni partecipanti al conflitto siriano.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto