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Esteri

Da Baradar al figlio di Omar, la galassia dei mullah che comanda in Afghanistan

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L’uomo che sembra destinato a guidare il ritorno dell’Emirato islamico in Afghanistan, nuovamente proclamato dopo vent’anni dai Talebani, era stato rilasciato tre anni fa da un carcere pachistano su espressa richiesta degli Stati Uniti, che nel 2010 l’avevano fatto catturare a Karachi. Liberato per negoziare la transizione con l’ormai ex governo di Ashraf Ghani, ABDUL GHANI Baradar e’ riuscito di fatto a congelare i colloqui di pace a Doha fino al giorno del vittorioso ritorno in armi a Kabul degli ‘studenti coranici’ e adesso e’ pronto a coglierne i frutti. Nelle scorse ore, il suo annunciato rientro in patria dopo un ventennio in esilio, trascorso tra celle oscure e prestigiosi incontri diplomatici, gli restituisce un ruolo di guida sul campo, dopo essere stato il capo politico nelle trattative con le grandi potenze internazionali. Originario della provincia centro-meridionale di Oruzgan, il 53enne Baradar fu tra i fondatori dei Talebani alla meta’ degli anni Novanta, dopo aver combattuto contro l’esercito sovietico e fondato la sua madrasa per l’insegnamento del Corano. Agli ordini del mullah Mohammad Omar, il leader carismatico morto nel 2013, di cui risultava anche cognato, ha ricoperto ruoli di governo a Kabul prima di fuggire in Pakistan a seguito dell’intervento americano, entrando a far parte della Shura di Quetta, il direttivo talebano in esilio. Ma se oggi Baradar puo’ essere considerato il principale volto pubblico del movimento jihadista, il leader ufficiale, cui sulla carta spetta l’ultima parola sulle decisioni chiave, e’ invece dal 2016 il mullah HIBATULLAH AKHUNDZADA. Ritenuto un riferimento sul piano religioso ancor prima che militare, autore di molte delle fatwa (i responsi di diritto islamico) emesse a nome del gruppo, si e’ affermato come figura di garanzia e continuita’ dopo l’uccisione nel raid di un drone di Akhtar Mansur, di cui era il numero 2. Originario di Kandahar, come i suoi predecessori a capo dei Talebani, il sessantenne Akhundzada ha mantenuto secondo gli analisti il rapporto privilegiato con Al Qaeda e la decisa opposizione alle infiltrazioni dell’Isis. Al contrario di altri leader degli studenti coranici, avrebbe trascorso in patria buona parte dell’ultimo ventennio, nascosto all’esercito americano. La sua ultima apparizione nota in pubblico risale al 2016. Sul terreno della strategia militare, le figure piu’ accreditate nella preparazione ed esecuzione della campagna-lampo che ha riportato al potere i Talebani sono tuttavia quelle dei suoi due ‘vice’: il cinquantenne SIRAJUDDIN HAQQANI – figlio dello storico comandate mujhaeddin Jalaluddin e signore della guerra a capo dell’omonima rete di milizie, attiva soprattutto al confine con il Pakistan – e il mullah MOHAMMAD YAQOOB, figlio del mullah Omar e il piu’ giovane tra i comandanti principali: avrebbe poco piu’ di trent’anni. Accanto al prestigio familiare nell’ambiente jihadista, quest’ultimo avrebbe secondo diverse fonti costruito un rapporto diretto con numerosi comandanti di milizie locali, che potrebbe valergli un ruolo centrale nella prossima gestione del potere e alimentarne le ambizioni di leadership.

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Esteri

Algeria, uomo rapito da un vicino di casa ritrovato dopo 30 anni

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Le autorità giudiziarie di Djelfa, 300 km a sud di Algeri, capitale dell’Algeria, hanno arrestato oggi un uomo accusato di aver sequestrato per circa trent’anni un vicino di casa, trovato ieri sera sano e salvo, seppure in stato di grave abbandono, in una buca coperta di fieno in un allevamento di pecore. Lo riferisce il tribunale di Djelfa in una nota. La Procura ha ricevuto due giorni fa, il 12 maggio 2024, tramite la divisione regionale della gendarmeria nazionale di El Guedid, una denuncia contro uno sconosciuto secondo cui il fratello del denunciante, Omar Ben Amrane, scomparso da circa 30 anni, si trovava nella casa di un loro vicino, all’interno di un recinto per le pecore”.

https://x.com/Belhassine_Bey/status/1790483411179601969

“In seguito a questa segnalazione, il pubblico ministero del tribunale di Idrissia (provincia di Djelfa) ha ordinato alla gendarmeria nazionale di aprire un’indagine approfondita e gli ufficiali di giustizia si sono recati nella casa in questione. La persona scomparsa (B.A.) è stata ritrovata e il sospetto, di 61 anni, proprietario della casa, è stato arrestato”, aggiunge la nota. “La Procura ha ordinato un trattamento medico e psicologico per la vittima e il sospetto sarà portato davanti alla Procura non appena l’indagine sarà completata”, ha precisato il tribunale.

La nota conclude sottolineando che “l’autore di questo efferato crimine sarà perseguito con tutta la severità richiesta dalle leggi della Repubblica”. Sui social algerini è diventato virale il video del ritrovamento dell’uomo, ritrovato in uno stato pietoso, con abiti trasandati e una lunga barba. Secondo quanto riportato dai media locali algerini, la famiglia della vittima riteneva in precedenza che fosse stata rapita e uccisa da gruppi terroristici islamici armati attivi in Algeria negli anni ’90, quando aveva solo 16 anni.

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Esteri

Zelensky cancella visita a Madrid prevista per venerdì

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha annullato la visita che avrebbe effettuato a Madrid venerdì prossimo, secondo fonti della Casa del Re, dopo che oggi aveva annunciato l’incontro che si sarebbe svolto incontro con Filippo VI e il successivo pranzo al Palazzo Reale. Lo scrive l’agenzia spagnola Efe. Il Palazzo della Zarzuela non ha spiegato i motivi della cancellazione della visita, che sarebbe stata la prima visita bilaterale di Zelensky in Spagna e nella quale avrebbe dovuto incontrare il premier Pedro Sánchez e firmare un accordo sulla sicurezza.

Il viaggio di Zelensky avrebbe incluso il Portogallo, tappa anche questa destinata a saltare stando a Rtp, la televisione pubblica portoghese, che – senza specificare le sue fonti – indica come motivo dell’annullata visita “l’aggravarsi della situazione in Ucraina”, si legge nella homepage della Rtp.

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Economia

Brasile: il governo Lula licenzia il capo di Petrobras

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Il governo del leader brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha licenziato il presidente del colosso petrolifero statale Petrobras, Jean Paul Prates, dopo una disputa tra la società e l’esecutivo sul pagamento dei dividendi. “Prates è stato licenziato”, ha detto un portavoce presidenziale. Da parte sua, Petrobras ha indicato in un comunicato stampa che Prates ha chiesto una riunione del consiglio di amministrazione.

Il 25 aprile gli azionisti di Petrobras hanno approvato il pagamento di 22 miliardi di reais (4 miliardi di euro) di dividendi straordinari per l’esercizio 2023, durante il quale il gruppo ha realizzato il secondo utile netto più grande della sua storia, e il collocamento di altri 22 miliardi in un fondo destinato a garantire il pagamento dei dividendi futuri. Inizialmente il cda di Petrobras, controllata dallo Stato brasiliano, aveva deciso di non pagare alcun dividendo. Questo annuncio, avvenuto il 7 marzo, ha causato il crollo del prezzo delle azioni Petrobras in borsa ed è stato considerato dagli analisti come il risultato di un’ingerenza del governo negli affari della società, una possibilità che preoccupa i mercati dall’avvento al potere del presidente di sinistra Lula all’inizio del 2023.

Lula ha ripetutamente accusato i dirigenti di Petrobras di pensare solo a soddisfare gli azionisti del gruppo, a scapito dei consumatori. Poco più della metà del capitale di Petrobras è detenuto dallo Stato brasiliano, mentre il resto appartiene ad azionisti privati. Jean Paul Prates, ex senatore del Partito dei lavoratori di Lula, è stato nominato capo di Petrobras nel gennaio 2023, poco dopo l’insediamento del presidente, al quale era noto per essere vicino. Il gruppo ha già sperimentato turbolenze durante il mandato quadriennale del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro (2019-2022). Quattro presidenti si erano succeduti alla guida dell’azienda, a causa dei violenti disaccordi sulla politica dei prezzi della Petrobras. In 68 anni di esistenza, Petrobras ha conosciuto un susseguirsi di presidenti: 39 precisamente, con una longevità media inferiore ai due anni. Lula ha posto fine al processo di privatizzazione avviato dal governo Bolsonaro. Il governo brasiliano non ha menzionato il nome di un sostituto di Prates. I media brasiliani scommettono su Magda Chambriard, ex capo dell’Agenzia nazionale del petrolio, un’organizzazione responsabile della regolamentazione dell’industria petrolifera brasiliana.

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