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Corona Virus

Curva frena, 32mila casi. Per l’Iss la battaglia la vince Paese

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“E’ una battaglia che si vince come Paese e non come scienziati o istituzioni”. E’ la sintesi di Gianni Rezza e Silvio Brusaferro al termine di una giornata difficile, con le regioni a chiedere nuovi e semplificati parametri per gestire l’emergenza locale e l’Istituto superiore di sanita’ a spiegare come si formano criteri statistici per guidare il paese attraverso la tempesta Covid. E’ un “lavoro immane quello che fanno i colleghi sul campo, nelle regioni e a loro va riconosciuto un grande merito”, ha detto Brusaferro nel corso dell’incontro che ha risposto a distanza ai rilievi della Conferenza delle regioni. Intanto quella di oggi e’ una curva sostanzialmente “stabile”, con un calo dell’indice di trasmissibilita’ Rt negli ultimi giorni fino al valore di 1,4. Ma questo andamento non significa un automatico miglioramento in termini di impatto sui servizi sanitari: sono infatti in aumento, secondo i dati giornalieri del ministero della Salute, i ricoveri in terapia intensiva, e sale il numero dei morti, pari a 731 nelle ultime 24 ore. I dati giornalieri ci raccontano dunque come l’epidemia nel Paese continui ad avanzare, anche se piu’ lentamente rispetto alle scorse settimane. Dopo il calo del numero di nuovi positivi registrato lunedi’ – per effetto di un minor numero di tamponi effettuati nel fine settimana – i nuovi casi si attestano oggi a 32.191, con 731 decessi (contro i 530 di ieri) e 120 terapie intensive in piu’ in 24 ore (contro le 70 di ieri) . I ricoveri in area medica sono stati invece 538 in 24 ore. I nuovi casi pari a 32.191 “sono calcolati su 208.458 tamponi fatti, mentre ieri i tamponi erano solo 152.000”, ha sottolineato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza alla conferenza stampa organizzata dal dicastero. Quindi, ha avvertito, “la variazione e’ dovuta al numero di tamponi che si fanno”. Il quadro generale, ha commentato, segnala che “ormai c’e’ una sorta di stabilizzazione del numero di test positivi giornalieri, con una lieve diminuzione dei postivi, ma con indicatori sui ricoveri e i decessi che non sono buoni. Al momento comunque non c’e’ una crescita dei casi ma forse una leggere flessione”. A colpire e’ il dato sui decessi, in aumento, ma questo, chiarisce, “non e’ in controtendenza rispetto al fatto che non aumentano i nuovi casi, ma si deve al fatto che i decessi si riferiscono ai casi cumulati negli ultimi due mesi”. Il rapporto test positivi su test totali e’ invece pari al 15,47%, un numero “ancora elevato”. Quanto alle Regioni, la Lombardia ha il numero piu’ alto di casi, con Veneto e Campania . In questo momento, gli occhi sono puntati principalmente sull’andamento del valore Rt: “E’ un parametro fondamentale per predire come sta andando l’epidemia, perche’ e’ il primo indicatore per capire se l’epidemia accelera o no. Ma solo quando andiamo a Rt sotto 1 allora l’epidemia decresce. In altre parole, anche quando Rt diminuisce determinando meno nuovi casi, se e’ sopra 1 i ricoveri in terapia intensiva tendono comunque ad aumentare”, ha precisato Rezza. E questo, aggiunge, “chiarisce il perche’ dati apparentemente contraddittori tra loro in realta’ non lo siano”. Un concetto sottolineato in conferenza stampa anche dal presidente dell’Istituto superiore di sanita’ Silvio Brusaferro, che ha rimarcato come “Rt sopra 1 vuol dire comunque una crescita di casi, e’ una crescita piu’ lenta ma e’ una crescita. Il nostro obiettivo – ha detto – e’ portare Rt rapidamente sotto 1 laddove e’ superiore”. Rt inoltre e’ affidabile, spiega l’Iss sul proprio sito, anche se non tiene contro degli asintomatici. Infatti, “nel calcolo di Rt non consideriamo gli asintomatici perche’ essi sono una quantita’ molto instabile nel tempo e quando c’e’ difficolta’ nel contact tracing la loro quota diminuisce”, ha detto Stefano Merler della fondazione Bruno Kessler. In generale, anche secondo il virologo dell’Universita’ di Milano Fabrizio Pregliasco, “la curva del contagio e’ ancora in crescita, ma e’ una crescita lineare, siamo in un plateau grazie alle misure Dobbiamo aspettarci ancora una crescita e arrivare spero al picco entro una settimana”. 

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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