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I Sentieri del Bello

Costanzo Scala, top manager del gruppo Zuma nel mondo: Ischia? È casa mia, ma non riesce a valorizzarsi a livello internazionale

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L’Italia è riconosciuta, nel mondo, quale la terra delle tradizioni, della cultura, delle arti, della cucina, della moda e di tutto ciò che esprime fine e audace creatività.  Il Bel Paese ha da sempre esportato bellezza, visioni e professionalità. Sebbene tutto questo, negli ultimi tempi, stia riscontrando una certa contrazione, la sua fama la precederà sempre. Il Made in Italy, in ogni sua declinazione, è un marchio di qualità e garanzia che si attesta in ogni tempo.

L’isola d’Ischia, quale microcosmo di questa realtà, ha offerto al mondo diversi uomini che si sono affermati, nei più svariati ambiti, forti della propria professionalità, ambizione, visione e coraggio. Fra questi uomini, ci interessa raccontare la storia di Costanzo Scala. 

Oriundo ischitano e caprese, partì dall’isola come molti altri giovani della sua generazione alla ricerca di un’esperienza all’estero. Recatosi in Inghilterra per lo studio dell’inglese, è riuscito ad inventarsi e costruirsi un’importante carriera manageriale nel settore dell’ospitalità. Manager dunque ma anche sommelier fino ad essere “director of operations” di importanti compagnie.

E’ stato insignito di diversi onori professionali tra i quali: wine director/sommelier of the year (Prochef Magazine – Dubai – UAE); favorite sommelier by UK wine Guru Olly Smith; UK restaurant personality of the year 2001 (IMBIBE Magazine UK); Consulting wine of Chile – winner of “Best Generic Campaign at the international Wine Challenge”; presentatore del Wine Seminars at the London Wine Fair 2010 and at the Restaurant Show 2010 &2011; ed altri ancora.

Oggi è Regional Head of Wine  per il Medio Oriente, l’Asia e la Turchia del gruppo ZUMA.

A tutta ragione, Costanzo Scala può essere considerato esempio di quanto l’audacia, la capacità, l’intraprendenza e la dedizione al lavoro di una persona possano proiettare la stessa fin su i più alti ranghi della professione, in ogni luogo.

E’ un esempio anche di quanto l’isola d’Ischia, e l’Italia in genere, sia  capace di produrre in termini di qualità personale e professionale. Nelle risposte dell’intervista, leggeremo, oltre che al nostalgico e cosciente amore verso la terra natia, anche opinioni riguardo la formazione delle nuove generazioni ed uno sguardo sull’isola dall’estero.

Quale è stato il tuo percorso formativo? Con quale indirizzo ti sei diplomato e quali altri studi hai poi conseguito?

Mi sono diplomato ad Ischia con la qualifica di geometra. Una volta partito e raggiunto Londra, mi sono sempre più avvicinato all’Hospitality. Ho cominciato anche lo studio del vino (WSET Wine Spirit Education Trust) ed ho conseguito la laurea, sempre a Londra,  in Hospitality e Tourism Management. Ho da subito iniziato ad arricchire le mie conoscenze su entrambi i settori che mi affascinavano.

Quando sei partito per la prima volta da Ischia, quali erano le tue aspettative e quali ambienti hai poi trovato e quale è stata poi l’evoluzione dell’ambiente.

La prima volta che sono andato via, l’ho fatto pensando di rimanere lontano per un massimo di sei mesi, imparare l’inglese e poi far ritorno ad Ischia. Una volta a Londra però, ho trovato da subito un ambiente stimolante. Andai a a lavorare in un albergo a cinque stelle a Mayfair street, la strada della moda a Londra. Capì immediatamente che le opportunità erano vastissime e valeva la regola del “se vuoi, puoi!”. Cambiarono immediatamente le aspettative. In un sistema basato sulla meritocrazia, in cui non si guarda a nulla se non alla tua capacità professionale, sapevo solo che avrei dovuto darmi da fare. 

Quali sono state le principali esperienze, in giro per il mondo, che più ti hanno formato? Perche?

Arrivando a Londra, mi sono accorto di riuscire a vedere il mondo, tutte le sue culture e le sue tradizioni in una sola, grande metropoli. Vi arrivai che non conoscevo l’inglese. La prima volta, per la durata dei sei mesi, imparai pochissimo. Sapevo che avrei dovuto far ritorno a casa per il servizio militare e, dunque, non mi dedicai troppo. La seconda volta invece, quando vi feci ritorno, riuscii in un mese e mezzo ad essere fluente nelle conversazioni.

Sebbene lavorassi come Supervisor nel primo Hotel di lusso e mi avessero chiesto anche di diventare un loro manager, rifiutai per poter iniziare la formazione nell’ambito dell’enologia. Intrapresa questa nuova strada, l’esperienza che più mi ha arricchito ed affascinato, è stata quella di andare a lavorare in un ristorante indiano: Benares! Vi andai senza troppe aspettative. Sapevo infatti quanto la cucina indiana, fortemente caratterizzata da spezie e profumi, fosse difficilmente associabile al mondo dei vini. Ma volli tentare proprio perchè, all’epoca, nessuno lo aveva ancora fatto. Sentì fosse giusto raccogliere quel guanto di sfida iniziando un percorso inesplorato nel mondo della ristorazione.

Iniziai come unico sommelier in un ristorante  che, per quanto splendido, contava solo 30 vini sulla carta. Arrivammo ad avere poi otto sommelier che mi coadiuvavano, a ricevere la Stella Michelin ( è stato il primo ristorante indiano al mondo a conseguirla) e 400 vini sulla lista. I clienti iniziarono a frequentare il ristorante per affrontare il “tasting wine” che proponevamo: associavamo il vino ad ogni singola portata. Arrivammo ad avere una cellar in cui il cliente entrava, sceglieva il vino e noi abbinavamo il cibo. Esperienza esaltante in cui ogni spezia veniva valorizzata dal vino stesso in una vera e propria esplosione di profumi e sapori. Da lì, nacque un riconoscimento mediatico importantissimo. Inizia ad essere contattato da ogni parte del mondo tanto da essere chiamato in ogni dove per consulenze. E’ stata talmente tanto importante per me quest’esperienza che ne sto scrivendo un libro. La seconda esperienza che mi ha formato enormemente è stata la collaborazione con l’Enoteca Pinchiorri a Dubai in cui ricoprii, per la prima volta in un ristorante italiano, il ruolo di general manager e wine director. L’Enoteca Pinchiorri rappresenta la storia dell’enogastronomia italiana. Infine, non posso non elencare il ristornate della catena Zuma, sempre a Dubai in cui ho rivestito il ruolo di general manager e wine director.

Quanto è importante oggi il ruolo che ricopri?

Dopo aver ricoperto il ruolo di General Manager e Wine Director per Zuma Abu Dhabi, mi sono spostato a Dubai dove oggi ricopro, per quanto riguarda il comparto vini, la direzione di 12 ristoranti in giro per il mondo. Il mio compito è quello di coordinare le squadre in ogni singolo ristorante affinchè i clienti vivano la stessa elevata qualità (in senso di accoglienza e prodotti) in ogni luogo in cui si recano. Sono il primo ad aver ricoperto questo ruolo  per la catena Zuma (al quale la compagnia stessa da una profonda e sostanziale importanza) che, amo precisare, oggi è da considerarsi forse la catena di ristorazione più importante esistente.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sento di non lavorare un solo giorno della mia vita poiché amo incondizionatamente quello che faccio. Le mie esperienze lavorative e i ruoli che ho ricoperto mi portano a dire, con cognizione di causa, di riuscire ad occuparmi della direzione completa di ogni comparto. Controllo le vendite, gli acquisti, l’accoglienza arrivando anche a controllare il dj set, le luci, gli eventi e l’ambiente in genere. Ho una particolare predilizione per il “mentoring” e  il “coaching” lavorando sulla formazione del personale sia quale singolo individuo che come team.  Vedo, nel mio futuro, la possibilità di lavorare in qualcosa di mio.

Come è vivere lontano da Ischia? Cosa significa per un isolano vivere lontano dalla propria terra? E’  vero quel che si dice e cioè che l’Ischia ha un forte richiamo a farvici ritorno?

Ischia è splendida ma ha i suoi limiti soprattutto per chi cerca sempre nuovi stimoli e dinamiche differenti. Essere lontano ti fa sentire ancor più accesa la fiamma dell’amore ma, nel mio caso, sento molto l’attitudine ad essere cittadino del mondo con opportunità e scelte sempre diverse con cui confrontarsi. Adoro l’isola verde tanto quanto amo Capri (sono entrambi mie terre d’origine da parte, rispettivamente, di padre e madre). Oggi però le identifico quali posti in cui venire in vacanza e che prediligo, non solo perchè le mie terre, ma tra migliaia di altri posti. Quello che non riuscirei più a sopportare è la stagionalità alla quale sono troppo vincolati tutti i luoghi turistici stagionali e, in particolar modo, proprio la nostra isola. 

Cosa consigli ai formatori ischitani e ai ragazzi stessi che si stanno formando per il loro avvenire?

Il primo consiglio ai formatori è quello di comprendere, da subito, le persone che hanno di fronte e strutturare la formazione stessa favorendo le peculiarità di ognuno. Esistono intelligenze matematiche, artistiche, letterarie, comunicative: non possono tutte avere approcci uguali ma, ad ognuna di esse, andrebbe riservato un particolare percorso che ne sviluppi le potenzialità. Se si spera di insegnare ad un pesce di salire su un albero, questo si sentirà stupido una vita intera; se lo si indirizza invece al suo ambiente naturale, è ovvio (ma non così tanto), che darà il meglio di sé. Bisogna dunque essere capace di identificare i talenti di ognuno, far crescere i semi della pianta individuale magnificandone i pregi e correggendone le spigolature. 

Oserei quasi consigliare di intraprendere gli studi universitari solo dopo aver fatto esperienze diverse lavorative magari anche di sei mesi ciascuna. Così, dopo essersi messi alla prova, si potrà scegliere l’indirizzo di studi migliore, più congeniale ed essere in grado di studiare ed applicare di continuo la materia studiata ed amata. In questo modo, ritengo, vi può essere il più eloquente dei risultati.

Come ti piacerebbe vedere la tua terra? Sia con lo sguardo di chi è all’estero sia nel pensiero di farvi ritorno?

Adoro la mia terra. Lo ripeterò all’infinito ma… All’estero, quando si parla di Ischia non sempre è conosciuta quanto invece molte altre isole che, di fatto, hanno meno da offrire in quanto a biodiversità, scenari ed accoglienza.  Più che vederla, mi piacerebbe sentirla a livello internazionale. Ad Ischia hai la possibilità di vivere percorsi naturalistici praticando il treccking e l’escursionismo, hai il vino, hai l’arte, hai il mare, le terme, la montagna, la tradizione in cucina… Mi piacerebbe vederla con le giuste luci di notorietà che le sarebbero dovute. Mi sembra di vedere una voce, tra le più belle al mondo, sprecare il proprio talento cantando in solitudine nella propria stanza senza che nessuno ne possa apprezzare le qualità. Ischia è molto di più di tutto quello che oggi riesce ad esprimere ma non la si riesce a posizionare adeguatamente sul palcoscenico planetario del mercato turistico. Dovrebbe essere percepita dalla gente allo stesso livello di quel che è nella sua sostanza.

 

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