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‘Corsa contro il tempo per ostaggi, Israele agisca’

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“La finestra per il rilascio degli ostaggi è molto stretta. Israele deve agire subito. Se aspettiamo la fine della guerra, potrebbero essere già morti. Abbiamo poco tempo”. Il monito al governo Netanyahu arriva, dalle pagine di Haaretz, da un esperto negoziatore, David Meidan, ex ufficiale del Mossad, l’uomo che trattò con Hamas per la liberazione del soldato Gilad Shalit nel 2011. “L’esperienza con Hamas ci ha insegnato che non dà niente per niente. La domanda è: quanto spazio c’è per trattare?”, si chiede Meidan che all’epoca di Shalit si sedette faccia a faccia con i leader di Hamas. In quell’occasione, “ho imparato molto sulla natura umana. Sul male. Ho imparato che il nero ha diverse sfumature”, ha ricordato. Oggi “dobbiamo essere realisti. Mi piacerebbe poter obbligare Hamas a liberare tutti gli ostaggi immediatamente. Purtroppo il mondo non è abbastanza forte per farlo”. Ecco perché – è la sua proposta – “dobbiamo raggiungere un accordo per liberare” almeno i civili “più vulnerabili, i bambini, gli anziani, le donne e i feriti”. In cambio Israele dovrà dare qualcosa “nel settore umanitario”. Secondo gli ultimi dati dell’esercito, dei 210 ostaggi 20 sono anziani, 30 sono minori, e le famiglie hanno precisato che l’età dei loro cari rapiti va dai 9 mesi ai 90 anni. “Se riusciremo a riportarli a casa, sarà anche un enorme contributo alla resilienza e al morale di Israele”, insiste l’ex Mossad.

Shalit restò nelle mani dei terroristi per 5 anni e fu liberato con uno scambio di oltre 1.000 prigionieri: alcuni di loro avrebbero poi partecipato al massacro nei kibbutz del 7 ottobre. In quel caso, ricorda ancora Meidan, Hamas “lo teneva in uno scantinato, separato dal resto del mondo. Era ferito e non lo curarono. Non c’era nessuna Croce rossa, nessun medico lo visitò. Pochissimi, anche tra i leader di Hamas, sapevano dove fosse rinchiuso” per non lasciar trapelare nessuna informazione. In questo caso, con 210 persone da gestire, compresi dei neonati, “è impossibile” per Hamas tenerli nascosti” come accadde per Shalit. Per questo, prosegue l’ex negoziatore, “credo che Hamas abbia interesse in questo momento a rilasciare i prigionieri” e anche “per riparare la sua immagine”. Lo confermerebbero anche le parole del rappresentante dell’organizzazione in Libano, Osama Hamdan: Hamas vuole “chiudere il dossier dei civili”. Per i militari invece se ne discuterà solo dopo la fine dei raid israeliani su Gaza. Al tavolo, però, serve un mediatore esterno che l’ex agente segreto individua principalmente in due Paesi: il Qatar, “che finanzia Hamas in termini di infrastrutture, elettricità, acqua e denaro” e che ha svolto un ruolo importante nel rilascio delle due donne americane, e l’Egitto, “senza il quale non può sopravvivere”. “Tutti altri Paesi, eccetto gli Stati Uniti ovviamente”, che si affrettano a offrire i loro contatti per negoziare, “con il dovuto rispetto, sono gentili. Ma – ha tagliato corto l’esperto 007 – non saranno in grado di portarci la soluzione”.

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Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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Esercito ucraino, abbandonate posizioni a nord di Kharkiv

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L’unità Gostri Kartuzi delle forze speciali Omega della Guardia nazionale ucraina ha dichiarato ieri sera di essere stata costretta ad abbandonare alcune posizioni nel nord della regione di Kharkiv per il pesante assalto russo e che aree popolate sono passate sotto il controllo nemico. “Alle 14 (di sabato) sono iniziate battaglie per Glubokoye, di importanza strategica. Le perdite russe sono massicce, ma continuano a fare pressione e in alcuni punti hanno avuto successo”, si legge nel messaggio dell’unità su X che ha anche postato un video in cui si vede una colonna di fanteria russa in movimento a sud del villaggio di Morokhovets.

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Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.ù

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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