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Coppa Italia: Milan-Inter pari, deciderà derby ritorno

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Tutto rimandato al 23 aprile. Finisce in parità il derby della semifinale d’andata di Coppa Italia. Sblocca ad inizio ripresa Abraham, gli risponde il grande ex della sfida Calhanoglu. Poi il Milan riesce a resistere all’arrembaggio finale dell’Inter. La quarta stracittadina milanese non ha vincitori nè vinti, come accaduto nell’ultimo confronto. Il Milan si giocherà gran parte della stagione (viste le delusioni in campionato) il mercoledì dopo Pasqua quando in casa però giocheranno i cugini nerazzurri. Senza Lautaro Martinez e con un Thuram in ombra per gran parte della sfida, l’Inter costruisce più occasioni del Milan e solo un ottimo Maignan mantiene il discorso qualificazione ancora aperto (anche se sull’1-1 non è incolpevole).

Il Milan, invece, mentre la società continua a costruire il futuro con Paratici che sembra vicino a firmare con il Milan anche se l’ad Furlani nel preparatita non si espone (“Non abbiamo chiuso, non abbiamo deciso”), si aggrappa ad Abraham escludendo Gimenez e concede un’altra chance dal 1′ a Leao. Alla vigilia Conceiçao aveva sottolineato come spesso fosse stata criticata la scelta di schierare titolare il portoghese. “Dite che è intermittente”, ha puntualizzato l’allenatore rossonero. E di fatti, Leao è intermittente. Si presenta davanti alla porta dell’Inter costringendo Martinez alla respinta in spaccata nel primo tempo, ma sono anche tanti gli errori di gioco nella costruzione. Certo, la gara non è semplice, l’Inter è la favorita per lo scudetto. Ma da Leao ci si aspetta sempre il guizzo, la magia che risolve tutto. A mettersi in mostra nel primo tempo sono i portieri.

Bello l’intervento su Leao e poi l’uscita al 37′ su Abraham lanciato a rete. Ma se Martinez fa buona guardia, anche Maignan si supera. Dopo appena 9′ para in due tempi sulla conclusione di Correa, poi tiene alta la concentrazione anche negli ultimi secondi del tempo regolamentare: al 41′ respinge con i pugni un missile di Calhanoglu calciato dalla trequarti. Poi allo scadere, neutralizza quella che probabilmente è la migliore occasione dell’Inter nella prima frazione di gioco: Thuram crossa la centro, passaggio leggermente deviato ma che arriva dalle parti di Frattesi, l’attaccante ci prova di testa ma la sua conclusione non è angolata e Maignan respinge. Dopo appena due minuti dall’inizio del secondo tempo, il Milan si porta in vantaggio.

L’azione parte da Jimenez, palla a Fofana al centro dell’area che riesce a servire Abraham. L’ex roma si gira e trova il gol con un diagonale angolato. E’ il quarto gol in Coppa Italia per Abraham in questa stagione e mai, nelle ultime venti, un rossonero era andato a segno così tante volte. La reazione dell’Inter è immediata, ci prova Barella con una conclusione a giro, ma ancora una volta si oppone Maignan in tuffo. I ritmi si alzano e gli animi si agitano. Ma il Milan riesce a limitare la voglia di riscatto dei nerazzurri. Al 14′ Inzaghi decide di cambiare per dare una scossa. Richiama Frattesi che non è mai stato coinvolto nel gioco dell’Inter, insieme a Bisseck (ammonito) e Carlos Augusto. Dentro Mkhitaryan, Pavard e Zalewski.

Di lì a poco arriva il pari, Correa trova Calhanoglu che da posizione arretrata prova la gran botta rasoterra e segna. Non impeccabile Maignan, troppo molli i rossoneri in difesa e ne fa le spese Jimenez subito sostituito. Alla mezz’ora Conceiçao inserisce forze fresche, dentro Gimenez e Joao Felix, fuori Abraham e Pulisic. Ma è l’Inter a sfiorare il raddoppio in più occasioni. A dieci minuti dalla fine, clamoroso liscio di Walker manda a colpo sicuro Zalewski ma Maignan con un gran intervento mantiene il risultato in parità. Il portiere rossonero è decisivo anche qualche istante più tardi sul potente tentativo di Mikhitaryan deviato quel tanto che basta sopra la traversa. Tutto rimandato al 23, quindi, un derby che sarà decisivo per la finale.

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Sci, muore la giovane promessa francese Margot Simond: aveva 18 anni

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Tragedia in Val d’Isère durante un allenamento. La procura di Albertville apre un’indagine Una nuova tragedia ha sconvolto il mondo dello sci internazionale: Margot Simond, 18 anni, giovane talento della nazionale francese, è morta ieri in allenamento sulla pista di Val d’Isère, in Savoia. La ragazza, campionessa francese Under 18 di slalom, è caduta rovinosamente durante un esercizio ad alta velocità. I soccorsi sono stati immediati, ma ogni tentativo di rianimarla è stato inutile.

L’incidente durante la preparazione al trofeo Red Bull

Margot si stava preparando per il trofeo “Red Bull Alpine Park”, organizzato con la collaborazione del campione di slalom Clément Noël. La sciatrice, associata allo Ski Club di Les Saisies e originaria di Aillons Margeriaz, era una delle atlete più promettenti del panorama francese. Nel marzo scorso aveva vinto il titolo nazionale giovanile nello slalom a Les Menuires, e in stagione aveva già debuttato in Coppa Europa e preso parte ai Mondiali Juniores a Tarvisio, classificandosi al ventesimo posto.

Secondo quanto riportato da L’Équipe, la caduta è avvenuta poco dopo un tratto di zig-zag tra le porte, attorno alle ore 13. Il medico di pista è intervenuto immediatamente, ma ha confermato: «Non è stato possibile rianimarla».

Indaga la procura di Albertville

La dinamica dell’incidente è ora al vaglio della procura di Albertville, che ha aperto un’indagine per accertare le cause della morte. La comunità sportiva francese è sotto choc. «I nostri pensieri sono con la Francia e con tutta la comunità dello sci sconvolta per la perdita di Margot», ha scritto in un messaggio la Federazione francese di sci.

Una stagione nera per lo sci internazionale

La morte di Margot arriva pochi mesi dopo quella di Matilde Lorenzi, 20enne azzurra caduta durante un allenamento in Val Senales lo scorso ottobre. E tra questi due tragici eventi, lo sci piange anche Marco Degli Uomini, promessa 18enne del SuperG italiano, morto lo scorso 10 marzo sullo Zoncolan dopo un salto di 40 metri.

Tre lutti in meno di sei mesi che riaccendono i riflettori sulla sicurezza degli allenamenti e delle piste. Intanto, il mondo dello sport piange un’altra giovane vita spezzata troppo presto.

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Lecce, il fisioterapista Graziano Fiorita muore in ritiro prima del match con Atalanta: gara rinviata

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Un risveglio drammatico per tutto il mondo giallorosso. L’US Lecce piange la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, storico massofisioterapista della squadra, scomparso a soli 47 anni. A comunicarlo è stata la stessa società salentina con una nota ufficiale intrisa di dolore: «L’Us Lecce, profondamente sconvolta, comunica che è venuto a mancare improvvisamente Graziano Fiorita».

La tragedia si è consumata nella camera d’albergo di Coccaglio, in provincia di Brescia, sede del ritiro scelto dal Lecce per preparare la sfida di campionato contro l’Atalanta, poi rinviata a domenica alle 20.45. Non vedendolo arrivare al consueto appuntamento mattutino, i membri dello staff hanno cercato Fiorita, trovandolo senza vita nella sua stanza.

Professionista stimato e figura storica del club, Graziano era legato al Lecce da oltre vent’anni, seguendo le orme del padre Fernando, anch’egli fisioterapista e scomparso due anni fa. Lascia la moglie Azzurra e i figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo, oltre alla madre Francesca e a una comunità intera che oggi si stringe attorno alla sua famiglia.

«In questo momento di dolore profondo e di totale incredulità – prosegue la nota del Lecce – il club può solo stringersi intorno alla sua famiglia».

Anche l’Atalanta ha voluto esprimere il proprio cordoglio con una nota ufficiale. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e Antonio Conte, tecnico partenopeo e leccese di nascita, hanno inviato messaggi di vicinanza e solidarietà alla famiglia Fiorita e al club.

Graziano Fiorita resterà per sempre nel cuore di chi ha condiviso con lui la passione per il calcio, il lavoro dietro le quinte, la dedizione silenziosa e costante a una maglia che amava come una seconda pelle.

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Coppa Italia: Il Bologna torna in finale dopo 51 anni

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A 51 anni di distanza dall’ultima volta, il Bologna torna in finale di Coppa Italia: Fabbian e Dallinga aprono e chiudono la sfida che vede i rossoblù piegare l’Empoli anche al ritorno, dopo il 3-0 del Castellani, confermando il Dall’Ara un fortino inespugnabile: Kovalenko non basta ai toscani. Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi scrivono una pagina di storia del club rossoblù, pagina che il tecnico già conosce essendo alla seconda finale negli ultimi 4 anni, dopo quella disputata e persa con la Fiorentina. Dopo le finali perse di Coppa Italia e Conference (2) con la viola, il tecnico avrà la possibilità di regalare e regalarsi un epilogo diverso e voltare pagina il 14 maggio a Roma, contro il Milan, in un match che metterà in palio un posto in Europa League. Nell’attesa, il Bologna corre anche e nuovamente per la Champions.

Italiano, però preferisce non badarci e non si fida neppure dei tre gol di vantaggio e dello 0-3 con cui i rossoblù avevano espugnato Empoli nella semifinale di andata. Il tecnico opta per un turn over ragionato, ma conferna la spina dorsale della sua squadra con Beukema e Lucumi al centro della difesa, Freuler in mediana e Dallinga di punta, con Orsolini, Cambiaghi e Fabbian a sostegno. E’ Bologna vero contro un Empoli rimaneggiato, con un D’Avesa che offre spazio a giocatori reduci da infortunio e in cerca di condizione, risparmiando titolari per il campionato e la Fiorentina. E allora i rossoblù possono mettere in chiaro le cose fin dal principio: passano al 7′, con Moro che offre a Fabbian il cross dell’1-0. Terza rete dell’ex Inter all’Empoli e quarta stagionale, che arriva dopo un inizio arrembante che vede Dallinga sprecare sotto porta e pure Lykogiannis chiamare Seghetti all’intervento, ma pure Marianucci recuperare in extremis su Dallinga.

Dopo un quarto d’ora di spinta e il vantaggio, il Bologna amministra i ritmi e l’Empoli trova campo e capacità di reagire con l’esuberanza di Sambia e Solbakken. Il primo inventa, Konate rifinisce, Solbakken si presenta tre volte a tu per tu con Ravaglia: la prima spara fuori, la seconda debolmente, la terza chiama il portiere rossoblù alla grande parata che trova Kovalenko pronto al tap in vincente: è 1-1 al 32′. A inizio ripresa arrivano i cambi su ambo i fronti, con i tecnici che dimostrano di ragionare anche in chiave campionato. Il Bologna riprende campo e ritmo e sfiora il nuovo vantaggio Cambiaghi e Fabbian. Dominguez, Dallinga e Moro si divorano tre occasionissime per la vittoria tra il ventesimo e il 37′ e il successo è nell’aria. Lo firma Dallinga con un colpo di testa a tre minuti dal triplice fischio, su cross di Lykogiannis. Il Bologna si giocherà un trofeo 51 anni dopo l’ultima vittoria.

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