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Cronache

Contro lo sci-lockdown aperture soft e ristori

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Sulle Alpi incombe lo “sci-lockdown”, ovvero un Natale con gli impianti di risalita chiusi. A nord e a sud del Brennero gli operatori turistici temono pesanti perdite. Mentre gli impiantisti austriaci lanciano un vero e proprio “grido d’aiuto”, gli assessori delle regioni alpine in Italia propongono un compromesso: lo skipass solo per gli ospiti degli alberghi e delle seconde case. Ma c’e’ chi frena e propone una ripresa dello sci solo dopo le festivita’. L’Oms ha ribadito che “il rischio non e’ lo sci in se’ ma gli aeroporti, i bus, i resort, i rifugi dove le persone si riuniscono in grandi numeri. Non dovremo ridurre il problema allo sci: i governi devono considerare che ogni attivita’ che implica grosse masse di persone che si muovono deve essere gestita con cura e con un approccio di riduzione del rischio”, ha detto il capo delle emergenze dell’Oms Mike Ryan. A Berlino il ministro alle finanze Olaf Scholz ha confermato la linea tracciata nei giorni scorsi dalla cancelliera Merkel. “Nessuno ha dimenticato che i centri sciistici hanno diffuso il virus”, ha detto, ribadendo la richiesta di uno stop europeo fino al 10 gennaio.

Secondo il governatore altoatesino Arno Kompatscher, “e’ ormai evidente che per l’avvio della stagione sciistica attualmente mancano tutti i presupposti. Dobbiamo lavorare tutti assieme per creare le condizioni per poter partire dopo Capodanno”, ha sottolineato chiedendo i ristori per tutti i settori colpiti dallo stop. A sorpresa al coro dei ‘prudenti’ si e’ aggiunto il potente presidente del Consorzio dei comuni tirolesi e sindaco del centro sciistico Soelden, Ernst Schoepf: “L’inverno e’ lungo. Siamo solo all’inizio. Anche se partissimo solo a gennaio, avremmo ancora parecchio da fare. Per il momento ne’ in Austria ne’ in Germania i numeri consentono una riapertura”. Schoepf ha ricordato che il 70% degli clienti arriva da paesi che attualmente sconsigliano viaggi verso l’Austria. Il fronte pro sci a questo punto cerca il compromesso. Gli impiantisti austriaci lamentano “l’ingusta campagna contro lo sci” e propongono “un’apertura moderata” degli impianti. Anche in Italia l’iniziativa degli assessori delle regioni alpine mira a “vacanze di Natale diverse, con la possibilita’ di sciare solo per chi pernotta almeno una notte nelle diverse destinazioni o per chi possiede o affitta una seconda casa nelle zone sciistiche”. Il governatore veneto Luca Zaia ha precisato che “ben venga questo documento perche’ c’e’ interesse, ma non e’ la proposta della Regione Veneto per gli impianti di sci, per i quali ho avanzato un parere”. Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha invece rilanciato il “modello a zone” da applicare anche allo sci. Almeno sui ristori tutti sono d’accordo, vengono considerati indispensabili per ammortizzare le perdite di una stagione che per il momento non ha neanche una data di avvio.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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Videochiamata al concerto dal carcere, indagato Baby Gang

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La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo. Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e hanno sequestrato lo smartphone dell’artista che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.

All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni. Iniziativa che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini. Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania la sua partecipazione, lo scorso 1 maggio, sul palco della Plaia, all’One day music festival, dove, prima di esibirsi con la canzone ‘Italiano’, scritta con Niko Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui sembra assistere a una videochiamata con il nipote dello storico capomafia Turi Cappello. Il trapper però è in un carcere in Calabria, detenuto dal ottobre del 2024 per spaccio di sostanze stupefacenti.

“È mio fratello, un c… di casino per Niko Pandetta”, ha incitato il pubblico dal palco l’artista mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta. Il gesto è stato ripreso da molti dei presenti che hanno poi postato i video sui social, diventati virali. Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa fosse realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto del 1 maggio sulla spiaggia della Plaia la Procura di Catania ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura. E da una perquisizione nella cella del carcere di Rossano, dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

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False fatturazioni e riciclaggio, 29 misure e 40 perquisizioni

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Ventinove misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso di esecuzione in 10 citta tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell’operazione che si sta svolgendo Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’ Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna.

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