La crisi estiva più lontana, il ruolo di Giuseppe Conte più rafforzato, il rebus Flat tax. In queste ore si configura in questi termini la ricaduta che il possibile rinvio della procedura d’infrazione dell’Ue potrebbe avere sulla tenuta del governo. Gia’ all’ultimo Consiglio Ue, non a caso, un preoccupatissimo premier dava quasi per scontata una crisi nel caso la scure dell’Ue si fosse materializzata a luglio. Ma se il 9 luglio l’Ecofin, come sembra, decidera’ di non decidere, i principali nodi nella trattativa tra governo e Ue e tra M5S e Lega potrebbero essere rinviati a settembre. Il rinvio della procedura da un lato non puo’ che rassicurare il presidente Sergio Mattarella – la cui attenzione sulla manovra d’autunno resta tuttavia altissima – e dall’altro da’ nuova linfa a chi, come Luigi Di Maio, guarda al 20 luglio come data per un possibile giro di boa nel governo. Governo che, tuttavia, resta ancora sull’orlo del baratro. E da qui alla meta’ del mese prossimo sono due, soprattutto, i nodi sui quali Matteo Salvini, spinto dalla stragrande maggioranza del suo partito, potrebbe strappare: la Flat tax e l’Autonomia. La tassa piatta, al di la’ del dossier migranti, e’ il vero obiettivo di politica economica leghista. Ed e’ un obiettivo sul quale il titolare del Viminale vuole chiudere subito chiedendo, non a caso, un anticipo della manovra gia’ a luglio. Salvini, di fatto, vuole che le carte si scoprano prima che sia troppo tardi, tenendo ben presente che un “no” alla Flat tax sarebbe indigeribile anche per lui. Restano, tuttavia, delle incognite, a cominciare dalle coperture. “Quindici miliardi si trovano, non si pretendono”, e’ la provocazione alla quale si lascia andare Di Maio solo qualche ora dopo che il suo alleato aveva ribadito: “tagliare le tasse e’ un dovere morale, che non lo si possa fare e’ un assurdita’”. Conte, impegnato nella sua tela diplomatica al G20 di Osaka, e’ ben consapevole dei rischi connessi alla tassa piatta e del fatto che, un eventuale rinvio non escluda assolutamente che, in autunno, con una nuova commissione in carica, l’Ue intervenga con severita’. Anche perche’ l’Europa, oltre alle promesse vuole garanzie scritte, anche per il 2020. Il premier – insieme al ministro del Tesoro Giovanni Tria, con cui l’asse in questi giorni e’ quanto mai saldo – una prima risposta la dara’ con il ddl sull’assestamento di bilancia sul tavolo del Consiglio dei ministri di lunedi’.
E’ li’ che il governo certifichera’ le maggiori entrate arrivate rispetto al previsto, e il dirottamento sul taglio al deficit delle risorse risparmiate su reddito di cittadinanza e quota 100. Ma e’ sulla manovra che pendono diverse incognite e c’e’ chi, in Transatlantico, al di la’ di una forte stretta sulle tax expenditures, non esclude un aumento selettivo dell’Iva come paracadute dell’ultimo minuto. Mercoledi’, invece andra’ in scena il vertice forse decisivo sull’Autonomia, sulla quale lo scontro tra M5S e Lega e’ apertissimo. Cosi’ e’ un suicidio, penalizza il Sud o aumenta la spesa”, sentenzia Stefano Buffagni. Ma il pressing dei governatori del Nord aumenta di ora in ora. E lo scontro si produrra’ sul come affrontare la riforma. “Il testo non è emendabile”, avverte il governatore della Lombardia Attilio Fontana proprio mentre il presidente della Camera Roberto Fico rivendica la centralità del Parlamento anche su questo dossier. Dossier sul quale, peraltro, si dovra’ tener conto anche del Quirinale. “Sull’Autonomia lavorano Governo e Parlamento”, affermava il 12 marzo scorso Mattarella. Parole che, anche oggi, sembrano inequivocabili nel definire la posizione del Capo dello Stato.